Non è tutto oro ciò che luccica e lo sanno bene i protagonisti di Acciaio che, di oro, ne vedono ben poco. Piombino, anni 2000: la vera protagonista di Acciaio è lei, la fabbrica siderurgica Lucchini, presenza imponente e ingombrante, capace di ribaltare le sorti di un’intera città. Acciaio, di Silvia Avallone, è il romanzo dove inchiostro e cuore si incontrano, il risultato di una lega che in natura non esiste.

L’autrice di Acciaio: Silvia Avallone

Nata a Biella nel 1984, con Acciaio, suo romanzo di esordio, ha vinto il Premio Campiello Opera Prima nel 2010 e, nel medesimo anno, si è classificata seconda al Premio Strega. Laureata in Filosofia, attualmente vive a Bologna e collabora mensilmente con Il Corriere della Sera, La Lettura e 7. Il 23 gennaio 2024 ha pubblicato il suo ultimo romanzo per Rizzoli, Cuore nero.

Si è distinta durante la giornata dell’8 marzo 2021 in occasione delle celebrazioni ufficiali per la Giornata Internazionale della Donna, tenendo un discorso presso il Quirinale per la parità dei sessi e sul valore della parola “indipendenza”. A tal proposito è stata nominata Cavaliere dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”.

Dal libro Acciaio è stato tratto l’omonimo film, diretto da Stefano Mordini (2012).

Acciaio: la trama del romanzo in breve

Anna e Francesca, due bellissime adolescenti di Piombino, amiche da una vita, facenti parte di due contesti familiari complessi e disperatamente umani, crescono ed arrivano ad una conclusione: per diventare adulti ci vuole coraggio.

Invidiate dalle altre ragazze della loro generazione, desiderate dai ragazzi di tutte le età, Anna e Francesca non hanno occhi che per la loro amicizia. Circondate da personaggi secondari – definiti così solo per comodità – scoprono che a crescere non è solo il loro corpo, ma anche i loro sentimenti. E poco importa se questo le trascina in una rischiosa e solitaria ricerca dell’Io, perché l’essenziale è ritrovarsi, dopo tutto.


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Donne d’Acciaio e tutte le sfaccettature dell’essere umano

La scrittura cruda e realista di Silvia Avallone delinea tante sfaccettature dell’essere umano, concentrandole soprattutto nella figura femminile.

  • Anna: ragazza estroversa, sicura di sé, ambiziosa e determinata poiché la vita non le offre ciò a cui lei aspira;
  • Francesca: introversa, alla ricerca della sua identità e della sua sessualità;
  • Donata: adolescente anche lei, accompagnata sempre dalla sorella Luisa. Nonostante gli sguardi maligni solo perché in sedia a rotelle non perde il suo sorriso, che anzi viene definito «contagioso» dalle due protagoniste;
  • Elena: nel romanzo è già una donna in carriera, con un passato irrisolto assieme al fratello maggiore di Anna, Alessio;
  • Loredana: madre di Francesca, intrappolata in un matrimonio aggressivo che non riesce a sciogliere;
  • Sandra: madre di Anna, lavora come operaia all’acciaieria ma vorrebbe entrare in politica;

Ragazze, madri, compagne, vicine di casa che abitano mondi lontani e al tempo stesso confinanti. Silvia Avallone comunica efficacemente quanto il dolore e la speranza di un futuro diverso, per ognuna di loro, si leghi indissolubilmente a quello delle altre. Donne forti, forse non indipendenti, ma sul punto di volerlo utopicamente essere. E il lettore non può che fare il tifo per loro.

Acciaio: il romanzo d'esordio di Silvia Avallone

Acciaio è anche la storia di tutti noi

Nato dalla volontà dell’autrice di raccontare uno scorcio di vita operaia, Acciaio abbraccia la conoscenza collettiva di ciascuno di noi, toccando temi che hanno segnato il nostro passato. Il governo Berlusconi, l’attacco alle Torri Gemelle, il passaggio di valuta dalla lira all’euro: questi sono i momenti storici che prendono per mano il lettore, dandogli modo di determinare il contesto economico, sociale e politico in cui i personaggi si trovano a vivere le loro vite.

Nella periferia operaia di Piombino a dare lavoro a più di mille operai c’è l’acciaieria Lucchini. Fondata nel 1865, prende la denominazione “Lucchini spa” nel 1992, quando viene scorporata dall’ “Ilva-Acciaieria d’Italia”.  L’acciaieria è come un grande occhio che tutto vede, il centro della vita di Piombino: qui lavorano gli uomini del romanzo, ad eccezione del papà di Anna, Arturo, che viene licenziato sin dall’inizio, ritornando presto nella malavita. Questo fatto è indicativo per due ragioni: se da un lato tutti in città si conoscono, dall’altro nessuno sa né vede nulla. Ci si trova pur sempre un contesto in cui violenza e criminalità dilagano quasi quanto la precarietà.


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Avallone sì, ma anche un po’ Bauman?

È difficile leggere Acciaio senza stabilire delle connessioni emotive con i suoi personaggi. È possibile che questo sia dovuto anche al fatto che, oltre a possedere tutti noi una sensibilità più o meno spiccata, in fondo ci possiamo ritrovare nei protagonisti di Acciaio, perché in contesto che viene descritto si avvicina inesorabilmente a quello attuale, cioè quello della “modernità liquida”.

Sia il romanzo di Silvia Avallone che le opere del sociologo Zygmunt Bauman affrontano la complessa realtà della società moderna. In particolare, entrambi mettono in luce le sfide e le contraddizioni della vita in una società industriale e globalizzata.

4 riflessioni su Acciaio e la modernità liquida

  1. Centralità del lavoro: come detto in precedenza, l’Ilva rappresenta una fonte di progressione (fornendo lavoro e reddito a molte persone), e al tempo stesso regressione (inquinamento), per gli abitanti di Piombino. Allo stesso modo, Bauman ci parla di una precarizzazione del lavoro: i lavoratori sono più vulnerabili allo sfruttamento ed alla disoccupazione.
  2. Fragilità dei legami sociali: nel romanzo i temi trattati sono molto forti e riguardano soprattutto la conflittualità tra i personaggi, ma anche con il proprio Io. Bauman definisce la società moderna come «liquida», composta da legami sociali sempre più fluidi e temporanei.
  3. Ricerca dell’identità: in Acciaio i personaggi lottano per trovare un senso nella loro vita e per costruire una propria identità, anche attraverso la famiglia, il lavoro e le relazioni con gli altri. Il sociologo sottolinea come la difficoltà di trovare una direzione e un’identità in una società in continuo cambiamento.
  4. Tecnologia: per il contesto storico del libro, l’Ilva rappresenta una delle più grandi tecnologie industriali, dimostrando sulla città un impatto positivo, ma anche negativo. Zygmunt ribadisce il punto analizzando l’ambivalenza della tecnologia: da un lato può migliorare le nostre vite, ma dall’altro può completamente sostituirci.

È legittimo sottolineare che Acciaio e le opere di Bauman hanno portate diverse e trattano argomenti ineguagliabili dal punto di vista tecnico, ma espandere i propri orizzonti può portare ad esplorare scenari mozzafiato.


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Può Acciaio essere un semplice romanzo di formazione?

Sì, assolutamente. Acciaio nasce come romanzo di formazione, dall’amore per Piombino, per la scrittura, per le storie vere; ognuno di noi è libero di leggere nelle opere di fantasia il proprio racconto emotivo. A patto che poi lo condivida con il mondo.

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