Quando penso a Il signorino di Natsume Sōseki mi faccio travolgere da una grande nostalgia perché mi ritornano alla mente i ricordi di quando, adolescente, avevo letto questo romanzo per la prima volta, restandone completamente affascinata. Ed anche oggi, benché siano passati un po’ di anni, quest’opera continua a stupirmi.
Il signorino (Neri Pozza Editore, 2007) non solo è uno dei romanzi più apprezzati in Giappone ma è considerato dalla critica come uno dei capolavori della produzione letteraria di Sōseki, autore di grande successo e portavoce della crisi dell’uomo moderno.
Questo testo, infatti, è uno dei grandi classici della narrativa giapponese del XIX secolo perché Natsume Sōseki, grazie alla sua analisi perspicace della società giapponese dell’epoca, propone ai suoi lettori, con uno stile essenziale ma efficace, una critica pungente del Giappone. Tuttavia, non bisogna farsi ingannare dalle apparenze perché, sebbene il romanzo sia stato pubblicato la prima volta nel 1906, riesce ad evocare una tematica che coinvolge il mondo intero, ossia l’ipocrisia che si cela nei rapporti umani.
Curiosità: la leggenda narra che Sōseki abbia iniziato a scrivere il romanzo il 17 marzo 1906 e, solo in una giornata, abbia scritto 109 pagine direttamente in bella!
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La trama de Il signorino di Natsume Sōseki
La vicenda è abbastanza semplice: il protagonista, il signorino, è ormai diventato adulto e, rivolgendosi direttamente al lettore, racconta la sua vita a partire dalla sua infanzia. Secondogenito di una borghese famiglia di Tokyo, viene disprezzato sin dalla tenera età a causa del suo carattere turbolento e scontroso dai genitori, i quali preferiscono il figlio maggiore. Rifiutato da tutti, riesce ad ottenere del sincero affetto solo da Kiyo, l’anziana governante della famiglia, la sua àncora di salvezza.
All’età di 23 anni, dopo esser rimasto orfano, viene nominato professore di Matematica e mandato a lavorare in una piccola cittadina sperduta nello Shikoku, a sud del Giappone. Qui il signorino si scontra con una realtà a lui estranea: al trauma del cambiamento, visto che il borgo di provincia non ha nulla in comune con la sua amata Tokyo, si aggiunge la scoperta dell’ipocrisia che regna nell’ambiente di lavoro. Deriso dagli studenti, soggetto alle diffamazioni e agli inganni dei colleghi, il protagonista, mantenendo sempre quel suo carattere impulsivo e a tratti sfacciato, cerca di ribellarsi a questa società alla quale non riesce a far parte.
La critica sociale
Se dalle prime pagine del romanzo il signorino pare un antieroe un po’ capriccioso e costantemente svogliato, una volta trasferito in provincia stupisce i lettori diventando una sorta di difensore dell’onestà, del rispetto reciproco e della nobiltà d’animo. Il protagonista, infatti, smaschera i meccanismi di una società ipocrita, gestita da uomini che, nascosti dietro ad ampi sorrisi e all’immagine di perfetti gentiluomini, fanno di tutto per ingannare il prossimo, deriderlo, metterlo in difficoltà.
“Io non ho posizione sociale né occupo un rango elevato, ma sono un essere umano libero e indipendente. E quando un essere umano libero e indipendente tributa il proprio rispetto ad un altro, il valore di questo gesto dev’essere considerato superiore anche a un milione di yen.”
Infatti il signorino, armato della sua sincerità disarmante, non si fa problemi a criticare gli atteggiamenti ingiusti dei colleghi e, anche nelle situazioni più semplici, tenta di restare sempre coerente con sé stesso: sebbene resti sempre altezzoso nei modi di fare, è perlomeno un uomo che prova ad essere onesto.
Perché leggere Il signorino di Natsume Sōseki?
Il signorino di Natsume Sōseki è un romanzo che, con semplicità, riesce a far riflettere sulla natura dell’essere umano, sui rapporti che si instaurano nella società, sui valori che governano il mondo. Sebbene sia ambientato in Giappone all’inizio del ‘900, è estremamente moderno, tanto che chiunque ci si potrebbe rispecchiare… a chi non è mai capitato di dover fare i conti con una realtà sconfortante?
La prima volta che ho letto il romanzo ero rimasta colpita da come il protagonista non si fosse lasciato corrompere dalla circostanze e, anche da adulto, avesse evitato di omologarsi alla società. Ed oggi più che mai provo una grande ammirazione per questo personaggio che, con i suoi difetti, riesce a dare una vera lezione di coraggio.
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Quindi, non posso che consigliare di leggerlo, con l’augurio che il signorino che risiede in ciascuno di noi, quella parte di onestà che possediamo, non si lasci completamente sopraffare dalla superficialità e dalle influenze negative del mondo che ci circonda.