Il primo romanzo di Diego Passoni non è il suo primo libro. Lo speaker di Radio Deejay ha fatto il suo esordio letterario con “Ma è stupendo” nel 2019 – la sua autobiografia, mentre nel 2020 con “Siamo tutti sulla stessa Arca” ha scritto un saggio sul libro della Genesi (Abbiamo semplificato in entrambi i casi, sono due libri che andrebbero letti e meriterebbero una lunga recensione, e anche di entrare in una challenge di lettura).
Isola è un romanzo brillante, che accompagna il lettore nelle sue 200 e più pagine ad affezionarsi ai personaggi della casa di ringhiera di via De Castillia. Ecco quindi la nostra recensione di Isola, Diego Passoni ed. Mondadori.
Isola: un titolo tante interpretazioni
Partendo dal titolo, Isola, possiamo trovare almeno tre piani di lettura concentrici.
Isola è il quartiere milanese dove questo romanzo è ambientato. Un quartiere una volta definito popolare, mentre ormai grazie alla riqualificazione sta diventando un posto perfetto per la movida milanese.
Il libro parte proprio con questa descrizione di piazza Gae Aulenti e prosegue verso uno dei nuovi simboli di Milano, il Bosco Verticale.
All’interno di questo quartiere troviamo un’altra isola. La casa di ringhiera di Via De Castillia 21. Una piccola oasi nel deserto.
In una Milano sempre di corsa, preda della sua fretta, questa piccola costruzione sembra voler premere il tasto rallenty al telecomando del tempo. Una casa sempre uguale a se stessa e per questo sempre diversa da come l’avevamo lasciata. Esattamente come potremmo immaginare la casa dei nostri nonni.
È proprio in questa casa che si svolge il racconto. Trai i suoi abitati dove ogni personaggio è un’Isola, con le sue storie, con le sue debolezze e anche le sue gioie. Durante tutto l’arco narrativo si percepisce come l’autore abbia scritto delle varie storie di tutti i personaggi, immaginandone vizi e virtù, dosando sapientemente storie che potremmo sentire dai nostri nonni e dall’amica influencer.
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Isola: un romanzo corale – personaggi e trama
I protagonisti di questa storia sono gli abitanti di Via De Castillia 21.
Italo e Bambina, due anziani che vivono in un bilocale al secondo piano, c’è Pietro, che ha lasciato il lavoro di rappresentante farmaceutico per aprire un negozio di fiori; Kalinda, di ritorno a Milano dopo anni in giro per il mondo a cercare la sua strada. E ancora le amiche Patty e Lola, Marco e Angela del bar Lucky, e Lucía, (angelo) custode del condominio.
Non c’è un protagonista principale, non c’è la struttura classica con il viaggio dell’eroe, ma siamo davanti ad un bellissimo romanzo corale, dove le storie si intrecciano, il passato di ognuno diventa parte fondamentale per capirne il presente.
Per una vera recensione di Isola non possiamo prescindere dalla trama. Una trama che bussa a Carlo Emilio Gadda e a Quer Pasticciaccio Brutto de Via Merulana. Un bellissimo omaggio, lieve, leggero. Il libro è oggettivamente un romanzo brillante, scritto bene. Si sente la cura dell’autore per ognuno dei suoi personaggi, per i dettagli, per la storia.
Potremmo definirlo come un giallo, con un finale a sorpresa. Così la ricetta di questo libro è fatta: bella scrittura, una trama che accompagna il lettore sino all’ultima riga, divertente, profondo, gentile, personaggi scritti bene.
Non solo un romanzo, ma anche uno sguardo su Milano e sui nostri tempi
Isola non è solo un romanzo, ma è anche una buona scusa per Passoni di farci avere il suo punto di vista sui nostri tempi.
I capitoli sono spesso introdotti da alcune riflessioni dell’autore, che lui ha chiamato simpaticamente divagazioni, ma che in realtà sono frutto di uno sguardo attento e profondo su quella che è diventata Milano. Una città a due velocità, una città che da una parte è multietnica per vocazione e da un’altra per necessità. Dove il centro e la periferia hanno due velocità diverse. Una Milano capace di essere la città accogliente e dal respiro europeo, ma cinica e competitiva fino allo stremo.
In uno degli incipit dei capitoli di Isola Passoni scrive che attualmente tutti tendiamo a semplificare, e anche lui una volta semplificando al massimo disse che Milano è un cactus.
Se volessimo fare lo stesso gioco con il suo libro potremmo paragonarlo ad un campo di lucciole, senza nessun riferimento al mestiere più antico del mondo, ma come raccontato splendidamente da Ligabue qui.
Ogni tanto si accende la luce su un personaggio, siamo attratti da quella luce, ascoltiamo la sua storia, scopriamo tutto e poi se ne accende un altro. Per poi dare uno sguardo d’insieme e essere davanti ad uno spettacolo meraviglioso.
Ecco quindi che scopriamo la “Sindrome Italia” di cui soffrono molte badanti venute nel nostro paese per garantire un futuro migliore ai loro cari a casa.
C’è un omaggio al lavoro del centro Labanof di Milano, che si occupa, nell’ambito della medicina forense, di restituire l’identità e la verità ai resti umani antichi e recenti. Un lavoro di cura verso i corpi dimenticati, che ci racconta come tutti gli esseri umani hanno pari dignità, sia in vita che in morte.
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Ci sono riferimenti a locali della sottocultura queer – il Nuova Idea.
Se oggi, finalmente, possiamo vivere finalmente il pride tutti con gioia e sapere che non è una carnevalata, ma la sacrosanta rivendicazione di diritti fondamentali primo dei quali il diritto di essere se stessi, secondo quello di avere accesso ai diritti civili a prescindere della persona che dorme nel proprio letto, lo dobbiamo a chi negli anni ha rivendicato questi diritti anche quando non facevano like.
La nostra recensione di Isola poteva limitarsi ad un’unica frase, e questa sarebbe: leggetelo. È il classico libro che quando una volta finito ti fa sentire la mancanza dei suoi personaggi. Semplicemente perché è un bel libro. E quando una cosa è bella non ha bisogno di troppe parole.