Ci facevamo le storie

Noi altri, ci facevamo le storie.
E certe volte duravamo meno di 24 ore, il tempo di un film visto in un pomeriggio di novembre, pieno di pioggia. Nei multisala, tra la Coca-Cola e i popcorn. Salati, che restavano appiccicati alle nostre dita, incastrate e sudate.

Ci facevamo le storie, mica le stories.
Alla fermata del bus, sperando fosse in ritardo per darle ancora un bacio. Scrutando i numeri da lontano.
Chiusi nei bagni delle scuole, negli spogliatoi durante l’ora di ginnastica, con le mani che cercavano nuovi centimetri di pelle da imparare a memoria.

E passavamo le ore ad occupare la testa con Manzoni e Leopardi, convinti d’averla già trovata la poesia.
Ad aspettare che suonasse la campanella per vederla ancora, nel cambio ora, un bacio al volo. Un bigliettino scritto e lasciato di corsa. Un sorriso.

Mi piaci, sai?

Scritto in corsivo, come le cose importanti nei libri. Sottolineati a metà.

Ci facevamo le storie, perché la storia è fatta per rimanere impressa nei libri. Stampata tra i ricordi.
Ci facevamo così tanti problemi in meno, ricordi?

Eppure avevamo una paura matta, di farci avanti.
Eppure, non ci nascondevamo.

Seduti alle panchine, a scambiarci gli occhi e la saliva.
A sbirciare per vedere chi li apriva prima.
Raccontandosi leggende, costruendo sogni che il giorno dopo ci saremmo dimenticati.
Mordendoci il cuore.

E ci lasciavamo i segni, sul collo, sulla pelle.
Ci davamo anche gli schiaffi, per giocare.
Ci facevamo il solletico, seduti sulle scale.
Ogni scusa era buona per starsi a baciare.

E ci facevamo le storie, storie su storie.

Solo che, certe storie mica te le dimentichi.
Anni dopo, diventano racconti. Diventano bei ricordi.
Si trasformano in morsi dati, che restano impressi nella carne.
Fanno ancora male al cuore.

Eppure era solo un bacio.
Eppure, ci facevamo storie.

Bellissime, storie.


la buonanotte di rab thegiornale - ci facevamo le storie

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