Entrare in uno Starbucks è un pò come percorrere la leggendaria Route 66 a bordo di una Harley-Davidson. Come molte leggende americane anche Starbucks fa parte di un pezzo di storia degli USA.

Starbucks non è una semplice caffetteria. È uno stile di vita, una sfumatura della personalità degli americani e un luogo fatto di vetrate, calore e profumo di caffè al cioccolato dove prendere anche solo un caffè sia in inverno che in estate diventa un momento da “cupcake e gossip“. Un paio di anni fa se volevi andare da Starbucks, potevi andare a Londra o a Barcellona, che erano i più vicini a noi. Ma adesso non mi sembra vero di poter dire che ne ho uno proprio dietro casa.

La verità e che se non hai mai visto Sex and the City non puoi amare Starbucks.

Foto del bicchiere di Starbucks

Carrie Bradshaw e Starbucks

Abbiamo conosciuto Starbucks tra le pagine del blog di Carrie Bradshaw, nella serie tv americana Sex and the City, che scriveva dal tavolino del suo Starbucks di Manhattan. Si racconta dentro il blog come una fashion victim, innamorata delle sfilate di moda, delle scarpe e del suo grande amore Big. Tutto questo, insieme al suo apple, alle sue tre inseparabili amiche e al suo lavoro da blogger con in mano il bicchierone di Starbucks.

“Pensavo che quelle persone che sedevano da sole a Starbucks a scrivere sui loro laptop fossero presuntuosi poser. Ora lo so: sono persone che si sono trasferite di recente con qualcuno. Mentre mi guardavo intorno, mi chiedevo quanti di loro fossero a metà combattimento, come me. La cosa difficile del litigare nelle relazioni rispetto al Madison Square Garden? Nessun arbitro. Non c’è nessuno che ti dica quali commenti sono sotto la cintura o quando andare nei tuoi angoli separati. Di conseguenza, qualcuno di solito si fa male. E sembra che più una coppia si avvicina e più cose hanno tra loro, più difficile è capire esattamente perché stanno urlando. Quando si tratta di relazioni, non ho potuto fare a meno di chiedermi, per cosa stiamo combattendo?” – Carrie Bradshaw

Oggi è difficile per gli italiani accettare gli american coffee, confusi tra le varie caffetterie e i bar, che tanto siamo fissati con il caffè perfetto, ma forse dopo aver fatto amicizia con le macchine del caffè casalinghe ci siamo un po’ staccati da quella tradizione antica della moka e del caffè assoluto, nero, intenso e con 7gr di caffè appena tostato e macinato un minuto prima.

La verità è che Starbucks ci ha portato il caffè dei paesi caraibici, Brasile, Ecuador, Guatemala e tutti quei paesi dove l’aria sa di chicchi di caffè appena macinati, cocco, rhum e reggaeton. Tutto un mondo che solo prendendo un aereo potevamo assaporare.

E se prima sognavamo di passeggiare lungo la Fifth Avenue a NewYork con in mano un caffè bollente con il bicchierone bianco firmato Starbucks oggi anche a Settimo Torinese, a pochi kilometri da Torino, possiamo vivere un momento da American Life.

Il Torino Outlet Village e Starbucks

Oggi tutti ne parlano e la fila fuori della gente che passeggia in mezzo agli 80 negozi del Torino Outlet Village e si ferma a fare tappa in questo colosso americano, fa capire che finalmente Starbucks sembra uno straniero che tutti vogliono capire e conoscere.

Dalle vetrine che incontri passeggiando lungo le vie se c’è una ragazza dentro Starbucks che sta a scrivere con il suo netbook sorseggiando cioccolata calda anche d’estate, sono io. Da fuori può sembrare un Caffè Americano come tanti altri, da dentro, Starbucks fa parte degli American Coffee arrivati da Narnia

Qui puoi stare ore senza che nessuno ti butti fuori, è la politica del locale, ce l’ha insegnato Carrie.

In inverno è il rifugio dal freddo e dalla neve dove sei sicuro di trovarci due delle cose migliori del mondo: una cioccolata calda e i tuoi amici. In estate è il coffee fresco dove vai con la tua amica per una pausa per parlare di tutto senza che nessuno ti disturbi. Puoi andarci anche quando ti senti solo, hai bisogno di pensare e hai solo bisogno di scrivere con in mano una bella tazza di the o frappuccino.

Puoi anche assaporare spuntini e dolci senza glutine, lattosio e sugar free. Adatto anche ai più esigenti.

La storia della caffetteria

Cos’hanno in comune tre ragazzi universitari, due insegnanti e uno scrittore? Starbucks e i suoi papà fondatori che nel lontano 1971 aprirono la prima caffetteria a Seattle.

Jerry Baldwin, Zev Siegl e Gordon Bowker - I fondatori di Starbucks che brindano con il loro primo caffè nella prima caffetteria a Seattle il 30 marzo 1971.

Grazie a Howard Schultz, storico Ceo di Starbucks e oggi presidente, la caffetteria divenne famosa in tutto il mondo. Nel marzo 2012 Starbucks arrivò anche in Europa, nel 2018 fu aperto il primo Starbucks a Milano e nel 2022 conta 22 caffetterie in Italia.

Il suo logo verde è diffuso in tutto il mondo ed è il simbolo ufficiale di Starbucks, una sirena nuda con due code. Nella mitologia greca, questa sirena attirava i marinai sulla costa di un’isola chiamata Starbuck. Così fu usata l’immagine della sirena per attirare gli amanti del caffè, invitati ad assaporare quello offerto da loro. Così la sirena diventò il suo famoso logo, che cambiò di poche versioni nel corso degli anni e i servizi che offre questa catena di caffetterie, sono combinazioni in pratica infinite.

Ogni prodotto offerto è personalizzabile e tutti i prodotti, sia bevande che i cibi, sono adatti a chiunque abbia problemi alimentari, come celiaci, diabetici, vegani o per chi ha semplicemente gusti difficili, fino ad ottenere oltre 87.000 combinazioni, come dichiarato in un’intervista da Lisa Passe, portavoce dell’azienda.


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Questo fa di Starbucks una caffetteria inimitabile e senza precedenti.
Non chiamatelo mai Bar, chiamatelo Starbucks perché solo con il suo nome si può capire cos’è.

Senza pregiudizi da intenditori del caffè perfetto e sentendo un pizzico di American Life ma senza aver bisogno di prendere un aereo per gli USA, entrate e sentite cos’è Starbucks, i sorrisi che ci lavorano dentro e l’armonia o la malinconia di chi vuole cambiare la sua giornata stando semplicemente seduto ad un tavolo di un locale che è diventato leggenda.

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