
Segnalibro
Dammi un abbraccio che me lo tengo qui, dentro.
Come un segnalibro che mi ricordi questo momento.
Che sto dolore lo voglio ricordare, tra le pagine piegate e le parole che mi viene male a sottolineare.
Perché non te l’ho mai detto ma a me non piace fare quella robe lì, evidenziare i libri o sporcarli. Mi fa paura. Temo che qualcuno possa arrivare e capire: cosa mi piace, quali parole sono importanti per me, quale parte del racconto mi ha fatto emozionare.
Ne sono geloso.
Allora lascio un segnalibro, più di uno, tra le pagine, o ci metto un post-it. Uno di quelli che posso capire solo io.
Perché poi magari quelle parole le rileggo, anni dopo e non mi ci ritrovo tra le sottolineature che sono destinate a rimanere. Errori.
Come da piccini, che ci sottolineavano gli sbagli di rosso. Te lo ricordi?
Non mi garba. Non mi va che sia così.
Mi va un abbraccio, di quelli forti che s’incastrano tra le costole. Di quelli che se ci rivediamo tra quattro mesi ancora lo sento, me lo ricordo, o forse chessò tra un anno o due. Un segnalibro, lasciato lì tra i polmoni e i pensieri.
Che poi un abbraccio può durare un attimo, sembrare lungo una vita e restituirti al mondo dopo pochi secondi. E se ci pensi, ogni tanto il segnalibro si perde, scappa via dalle pagine e ti obbliga a rileggere per il ritrovare il punto esatto in cui eri arrivato. Così scopri che avevi tralasciato dei particolari, visualizzi nuove forme tra le righe e le memorizzi. Semplicemente rileggendo.
Chissà quanti segnalibri lascerai in giro, se sarai il segnalibro di qualcuno o se qualcun altro ti farà da segnalibro.
Chissà se pieghi le pagine, se ci scriverai accanto il mio nome su qualche post-it.
E sta cosa mi piace, dei segnalibri. Che diventano abbracci quando ti senti perso e t’accorgi che avevi solo bisogno di fermarti a rileggere, tra le righe.
Dove ci perdiamo noi, tra le righe che diventano strade, poi quartieri, poi città e chilometri da dividere in ricordi.
Dove rimaniamo noi, appesi a tramonti che diventano albe, sigarette fumate e birre annacquate.
Con il freddo che ti morde le caviglie e la voglia di scappare, a pizzicare il cuore.
Il bisogno di piangere, tra le pagine che non ho sottolineato e che un giorno mi dimenticherò.
Forse è per questo, perché sta roba del per sempre fa una paura matta. Perché la gente lì fuori ne abusa e sottolinea tra i libri, tatuaggi indelebili che restano negli occhi di chi ci ha dedicato una lacrima. Siamo questo.
Io voglio essere diverso, sai?
Un segnalibro, che se un giorno ti va mi sposti di pagina, mi metti sul comodino e ci leggiamo storie nuove.
Dammi un abbraccio che me lo tengo qui, fuori.
Come un segnalibro che mi faccia scordare questo momento.
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