Le mani
Mi hanno sempre fottuto, le mani.
Tutta colpa loro, se sto cuore è un casino. Le ricordo, sudate ed appiccicose, cercare nel buio di un cinema quel sudore altrui. Salate, davanti ad una pellicola horror, celebrare la paura di un rifiuto. Tu te le ricordi?
E negli anni, non è cambiato nulla. Anzi, fingo di non leggere questa tremante follia, ma a tratti la sento amplificata. Come il suono dei sensori del parcheggio, rimbomba nell’abitacolo, tra le costole e l’intestino.
Devo avere, dentro di me, una stanza buia, ci tengo attaccate polaroid, poster e vecchie cartoline. Si spediscono ancora le cartoline? Io ogni tanto le compero, ma poi non le imbuco mai. Piuttosto le consegno a mano, perché mi piace vedere l’espressione che si fa quando vengono ricevute.
Mi piace vedere, guardare, sentire. Eppure, annuso con le mani.
Se loro trovano il coraggio capisco che posso permettermi anche io di farmi avanti. Loro decidono quand’è il momento, giusto o sbagliato che sia. Temo non vi sia realmente, un momento giusto. Anche perché nella mia stanza nascosta, ne conservo un sacco di sbagliati, di sbiaditi, scoloriti.
I miei momenti nitidi, sono davvero pochi. Quelli in cui ricordo esattamente cosa stavo facendo, com’ero vestito, cosa pensavo realmente in quell’istante. Ricordo la prima volta che le ho preso la mano, quello si. In un cinema del centro, tra i pop-corn e la Coca-Cola allungata dal ghiaccio. Di pomeriggio, perché poi la sera si doveva tornare a casa.
Tu te lo ricordi?
Io se chiudo gli occhi, rivedo le tue mani. Rivedo noi, troppo grandi per avere timore di stare al buio, nascosti da tutti. Ci ritrovo quel coraggio di voler camminare per strada per con le dita incastrate nelle mani di qualcun altro, a voler dichiarare che si sta insieme, noi.
Eppure è così triste, non trovi? Perché la gente non si tiene più per mano quando cammina per strada?
Io, con le mani, le tue mani, ci avrei fatto l’amore. In tutti gli angoli di questa città.
Questo pezzo è un piccolo estratto di: Poeticamente scorretto di Rab
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