27 Luglio 2024 7:10

Quello che avvenne a Genova nel 2001, all’interno della  scuola Diaz e successivamente nella caserma di Bolzaneto, fu definito da Amnesty International “la più grave sospensione dei diritti umani in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”. La notte tra il 21 e il 22 Luglio si inscenò, per mano delle forze dell’ordine, quella che fu chiamata da uno dei poliziotti presenti la “mattanza messicana“. 

Una nota con la scritta "Non ripulire il sangue" è appesa alla scuola Diaz, sede del movimento ombrello di protesta contro la globalizzazione, il Genoa Social Forum (GSF) AFP FOTO GERARD JULIEN
Una nota con la scritta “Non ripulire il sangue” è appesa nella sede del movimento ombrello di protesta contro la globalizzazione, il Genoa Social Forum (GSF) AFP FOTO GERARD JULIEN

In questi giorni, tramite articoli, video e documentari, sono tornata a quei momenti. Quello che vent’anni fa (all’epoca avevo 13 anni) mi sembrava una grande ingiustizia, oggi risulta davvero difficile da digerire.

Il Blitz alla scuola Diaz

Mancano pochi minuti alla mezzanotte quando un gruppo di circa 400 poliziotti circonda il complesso Diaz-Pertini.

I vertici delle forze dell’ordine coinvolte, si sono riuniti qualche ora prima, per organizzare un blitz nella scuola. Per farlo si appellano all’art 41 del TULPS che permette di procedere alla perquisizione di un luogo ritenuto pericoloso dalla presenza di armi. Il sospetto della presenza di alcuni Black bloc nell’edificio, è il pretesto per l’azione.

Nella scuola però, ci sono 93 persone appartenenti al Genoa Social Forum, riuniti a Genova per manifestare pacificamente contro la globalizzazione.

I video parlano chiaro, l’ingresso della polizia fu feroce. La risposta delle persone che si trovavano all’interno della scuola Diaz fu mani alzate e urla “no violence“.


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Quello che successe dopo fu terrore e botte, alcuni testimoni riferiranno di aver sentito “puzza di testosterone” e di aver visto negli occhi dei picchiatori l’adrenalina innescata dalla vista del sangue. Dopo l’assalto, uscirono dalla scuola 82 persone ferite, la maggior parte su una barella, 3 in prognosi riservata ed uno in coma. (dati riportati da Wikipedia)

Quello che si trovarono davanti i giornalisti entrati dopo il blitz fu uno scenario agghiacciante. Il sangue ricopriva le pareti ed il pavimento.

I poliziotti dopo la perquisizione avevano rinvenuto due molotov ed alcuni oggetti contundenti. Si scoprì successivamente che le molotov appartenevano ad un’altra perquisizione ed erano state piazzate lì dalle forze dell’ordine. Gli oggetti giudicati armi, invece, erano stati prelevati da un cantiere che si trovava nella scuola per alcuni lavori di ristrutturazione. Ecco giustificato l’articolo 41.

Le persone che quella notte dormivano nella scuola Diaz furono tutte messe in stato di arresto. Quelli finiti in ospedale furono prelevati ed insieme agli altri furono portati alla caserma di Bolzaneto.

Il Lager di Bolzaneto

Non è ancora chiaro quante persone siano passate in quei giorni nella caserma di Bolzoneto, se ne stimano almeno 250.

All’interno violenze, torture, umiliazioni e minacce. I prigionieri vengono privati dal sonno, obbligati a stare in piedi e ripetutamente picchiati. Alcuni sono obbligati a fare il verso del cane mentre sono in ginocchio, ad altri non viene permesso di andare in bagno.

Nessuno di loro è informato sul motivo dell’arresto ed a nessuno di loro viene permesso di chiamare un avvocato. Ogni diritto è calpestato. I prigionieri sono finiti in un inferno difficile da attribuire ad uno stato democratico.

Intervento di Celeste Costantino, in discussione generale sull’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dichiarò, nella sentenza del 7 aprile 2015, che i maltrattamenti subiti in quei giorni a Genova “debbano essere qualificati come tortura“. In Italia il reato di tortura entrò in vigore solo nel 2017.

Scuola Diaz: vent’anni dopo

La scuola Diaz, nei giorni del G8 di Genova del 2001, fu messa a disposizione dal comune ai manifestanti. Al suo interno si trovava la sede del Genoa Social Forum, una rete di movimenti, partiti e associazioni provenienti da tutto il mondo, di contestazione no-global.

Quel vasto, variegato, complesso movimento che ha attraversato Genova nel 2001 era unito nella necessità di rifiutare un preciso modello politico, economico e sociale. Si cercava in quei giorni di impedire, con proposte concrete e mobilitazioni di massa, che il futuro si mostrasse come lo vediamo oggi.

A vent’anni dal G8 del 2001, è ormai lampante che quel movimento aveva dannatamente ragione. Il crac finanziario del 2007-2008, le nuove inutili guerre, il collasso climatico e anche la crisi dei sistemi sanitari furono ampiamente annunciati nelle giornate di Genova.

mnifestazione g8 Genova 2001

Oggi paghiamo tutti la mancata considerazione delle buone ragioni di un movimento che forse era in anticipo rispetto ai tempi della politica ma non rispetto ai tempi della storia.

A distanza di vent’anni una domanda mi rimbomba nella testa. Come sarebbe oggi il mondo se in quei giorni a Genova, le cose fossero andate diversamente?

Questa pagina di storia riflette quello che siamo oggi ed è importante per questo che non venga dimenticata.


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Per approfondimenti ti consiglio il libro di Vittorio Agnoletto e Vincenzo Guadagnucci “L’eclissi della democraziona, il docufilm di Franco Fracassi e Massimo Lauria The Summit” e il film di Daniele Vicati Diaz – Don’t clean up this blood

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