Città fantasma, paesi svuotati, luoghi in cui il tempo si ferma, da scoprire in punta di piedi, immergendosi silenziosamente in un’altra epoca e dimensione. Le case e i villaggi abbandonati sono sempre stati tra le mie più grandi passioni.
Curiosare fra edifici e oggetti abbandonati da decenni immaginando la storia che si portano dietro, cercando degli indizi riguardo le persone che hanno abitato fra quelle mura, immaginando le loro vite. Capire le motivazioni che hanno portato all’abbandono di posti un tempo prosperi e vitali.
Questi sono soltanto alcuni dei motivi per cui amo così tanto le ghost town. In questo articolo vi proporrò un’immersione in dieci diverse città fantasma, in Italia e all’estero. Siete pronti a scoprirle tutte?
• Bodie, la città fantasma della corsa all’oro in California
La Sierra Nevada, le casette di legno, il saloon, l’ufficio dello sceriffo, la piccola chiesetta metodista dal tetto spiovente, la miniera. Siete arrivati a Bodie, la cittadina del vecchio West meglio conservata d’America. Nell’immaginario collettivo, molto probabilmente l’archetipo della ghost town per eccellenza.
Nata nel 1859 nei pressi di un giacimento d’oro come villaggio di minatori, la città si è espansa rapidamente arrivando nel 1880 a quasi 10000 abitanti, 65 saloon, innumerevoli bordelli e sparatorie all’ordine del giorno. Come in un film di Sergio Leone, insomma.
Situato ad ovest del maestoso Yosemite National Park e a nord del Mono Lake, il Bodie State History Park è una tappa imperdibile per gli amanti delle città fantasma e dell’epoca della febbre dell’oro. Abbandonata nel 1932 a seguito di un devastante incendio, oggi i numerosi visitatori possono avventurarsi in quello che è diventato un vero e proprio museo a cielo aperto. Sembra un set cinematografico, ma a Bodie è tutto vero.
• Pripyat, la città fantasma del disastro di Chernobyl
Un’altra città fantasma per eccellenza è senza dubbio Pripyat, in Ucraina, salita tristemente agli onori delle cronache nel 1986 a seguito del disastro nucleare di Chernobyl. La cittadina, situata a 5 km dalla centrale, prima dell’incidente conta circa 50000 abitanti. Dal 2011 è finalmente visitabile grazie ad uno dei giri turistici più estremi al mondo, il Tour di Chernobyl, che consente una visita guidata in sicurezza della zona di esclusione.
Forse un’esperienza per pochi, ma sicuramente intensa ed emozionante. Un luogo suggestivo e spettrale, in cui le vite degli abitanti, evacuati in poche ore, sembrano essere rimaste sospese tra gli edifici e gli oggetti abbandonati durante la fuga.Una città in perfetto stile sovietico, ora immersa nel verde che cresce incontrollato tra i vecchi edifici, lontano dal controllo umano.
A Pripyat la natura si è riappropriata dei suoi spazi con un’esplosione di verde e di biodiversità, e animali che a distanza di 35 anni hanno completamente ripopolato la zona: orsi, lupi, linci, alci, bisonti, cavalli, ma anche cani e gatti. Un’immagine delle conseguenze sull’ambiente se l’essere umano dovesse improvvisamente scomparire.
• Kolmanskop, un luogo senza tempo nel deserto del Namib
Situata nella Namibia meridionale, a pochi chilometri dall’Oceano Atlantico, Kolmanskop è un ex villaggio di minatori tedeschi insediatisi in questo luogo remoto del deserto del Namib a inizio del XX secolo in cerca di diamanti. La città, abbandonata completamente nel 1954, vantava una scuola, un ospedale, una sala da ballo, un teatro, un casinò, una centrale elettrica e perfino il primo sistema tranviario africano.
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Un luogo nato in fretta e furia sopra ad un importante giacimento di diamanti e altrettanto in fretta abbandonato, una storia simile a quella di tante altre ghost towns. Tuttavia, l’atmosfera di Kolmanskop è unica. Le dune di sabbia hanno invaso le costruzioni in stile tedesco dell’ex cittadina creando uno scenario singolare e suggestivo. I giochi di luce che si creano all’interno degli edifici ed il silenzio del deserto fanno il resto, rendendo la visita a questo villaggio abbandonato un’esperienza magica e affascinante.
• Craco, il paese fantasma fra i Calanchi
Il centro storico di Craco, situato ad un’ora di distanza da Matera, è un antico borgo medievale abbarbicato su una collina circondata dai famosi calanchi lucani. Luogo abitato da agricoltori fino agli anni ’60, tanto da meritarsi l’appellativo di “paese del grano”, una realtà talmente feconda da dover chiamare a lavorare nei suoi campi ulteriore forza lavoro dalla Puglia. Una piazza spaziosa, un ospedale, un cinema, una stazione. Craco è una realtà viva e pulsante, risalente al VIII secolo a.c., come si è scoperto dai rinvenimenti archeologici.
La sua morte lenta inizia nel 1963, dal momento che vengono evacuate le prime case a causa di una frana, e si compie definitivamente nel 1980, a seguito di un terremoto. In meno di 20 anni, 2000 persone circa sono costrette a trasferirsi. Ora, a Craco si può accedere solo se provvisti di daily card e seguiti da una guida.
Negli anni Craco è diventato il set cinematografico di numerosi film, primi fra tutti Cristo si è fermato a Eboli di Francesco Rosi (1979) e La Passione di Cristo di Mel Gibson (2004), telefilm e anche video musicali. Il suo fascino ricco di storia attira ogni anno migliaia di turisti, tanto che nel 2007 all’interno del monastero di San Pietro è stato allestito il MEC – Museo Emozionale di Craco il cui intento è quello di raccontare il passato, il presente e – chissà – anche il futuro di questo luogo eccezionale.
• Houtou Wan, la Città Verde della Cina
Uno dei luoghi più incredibili e affascinanti è indubbiamente Houtou Wan, chiamata anche la Città Verde cinese. Osservando una delle tante immagini del porto, si capisce immediatamente il motivo: le case di questo antico villaggio di pescatori sono state letteralmente divorate dall’edera e dalla natura lussureggiante. Houtou Wan sorge sulla piccola isoletta di Gouqui, nelle Shengsi Islands, un arcipelago di quasi 400 isole a largo di Shangai. Una zona che tutti gli anni attira una grande quantità di turismo, che nel corso dei decenni ha purtroppo cambiato profondamente questi luoghi.
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Abbandonata negli anni ’60, un tempo Houtou Wan, di cui non si conoscono le origini, è stata fulcro delle attività commerciali della zona. Colpita duramente dall’industrializzazione e della crisi del settore ittico, la migrazione dei suoi abitanti verso i grandi centri cittadini è stata veloce e inesorabile. Tuttavia, ciò che non molti sanno è che alcuni anziani vivono ancora nel paesino, troppo innamorati della loro terra e delle loro radici per lasciarsele alle spalle, nonostante l’assenza di acqua potabile ed energia elettrica.
• Consonno, da Las Vegas Brianzola a città fantasma
Consonno si trova in provincia di Lecco, in Brianza, ed è una piccola frazione di Oligate, ad appena mezz’ora di strada da Milano. Ad inizio 900 un piccolo borgo di un paio di centinaia di persone, perlopiù agricoltori. Nel 1962 viene venduta ad un imprenditore lombardo, il Conte Mario Bagno, il cui sogno è quello di trasformare questo piccolo borghetto tipico in una “Las Vegas Italiana“. Quando iniziano i lavori i residenti sono circa 90. La frazione viene gradualmente demolita, sono lasciati intatti soltanto chiesa e cimitero. La trasformazione è totale. Il Conte fa perfino abbassare un colle per consentire ai futuri avventori una miglior vista sulle montagne.
Presto a Consonno nascono diversi campi sportivi, balere, ristoranti, negozi, casinò, un circolo automobilistico, un trenino panoramico, un hotel di lusso, Il Gran Plaza Hotel, e molte altre attrazioni. Un paese dei balocchi pacchiano per turisti e qualche celebrità. Un’autentica follia in nome del miracolo economico italiano perpetuata ai danni degli ormai ex abitanti e dell’ambiente.
Un sogno imprenditoriale durato poco più di 10 anni: nel 1976 una frana si abbatte sulla strada che porta a Consonno, isolandolo. Da Las Vegas della Brianza a Ghost Town. Oggi, di Consonno rimangono soltanto la galleria commerciale e il “minareto”, un edificio in stile arabeggiante con una torre simile a quelle da cui i muezzin chiamano i fedeli alla preghiera. Il paese dei balocchi del Conte Bagno, a distanza di più di 40 anni, è ormai diventato un punto di ritrovo per i rave party, caduto in mano ai vandali e al degrado.
• Kayakoy, la città fantasma della Turchia
Kayakoy è un villaggio situato nella Mugla, in Turchia, sulle montagne Fethiye, poco distante dalle coste del Mediterraneo. Si tratta di un paesino edificato già nel XVIII secolo dai greci cristiani ortodossi, in cui nei secoli popoli e tradizioni si sono mischiati in maniera pacifica e armoniosa. Un’armonia rottasi a seguito della fine dell’impero Ottomano e del conseguente ritorno obbligato ai propri paesi di origine rispettivamente dei musulmani residenti in Grecia e dei greci residenti in territorio turco.
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Dal 1923 la città, che a inizio del secolo ospitava dai 2000 ai 3000 abitanti, giace svuotata e silenziosa. Ora ci abitano soltanto alcuni venditori di souvenir. Karkoy è stata recentemente dichiarata dall’UNESCO “World Friendship and Peace Village” per simboleggiare la pace che lega Grecia e Turchia ed è diventata un sito archeologico protetto dal governo turco.
• Portis, il paese fermo al 6 maggio 1976
Una passeggiata a Portis è un viaggio nel tempo che riporta alle ore 21 del fatidico 6 maggio 1976, quando in Friuli Venezia Giulia, a nord di Udine, una scossa di magnitudo 6.5 della scala Richter cambia per sempre la vita di migliaia di persone. Situato a pochissimi chilometri dall’epicentro, è una frazione del comune di Venzone, incastrata fra le montagne e il fiume Tagliamento. Un sisma che distrugge quasi completamente Portis come tutti i paesi circostanti. I suoi abitanti, però, non ci stanno: i giorni successivi inizia la ricostruzione, il borgo deve tornare a vivere così com’era prima del terremoto, pietra per pietra, maceria per maceria.
Il progetto prosegue fino al 15 settembre dello stesso anno, quando una seconda, devastante scossa di magnitudo 6 fa nuovamente tremare la terra friulana, e chiude definitivamente il capitolo ricostruzione per questa località. Una grossa frana si stacca dalla montagna che sovrasta il paese, vanificando i tentativi di riedificare il paese. La zona è troppo pericolosa, gli abitanti si dovranno spostare a pochi chilometri di distanza, in quella che poi si chiamerà Portis Nuova.
Ora a Portis è vietato risiedere. Alcune abitazioni sono state rase al suolo, altre sono sorrette da strutture apposite, tutte recano dei cartelli che avvertono gli avventori dei pericoli di crollo e vietano l’ingresso negli edifici. Sbirciando fra i vetri rotti di alcune finestre, si possono scorgere ancora delle immagini di quelli che sono stati gli anni ’70 in questo luogo. Una cucina economica, un tavolo semplice, una credenza in cui sono ancora risposti dei piatti, una carrozzina, le piastrelle di un bagno decorate con motivi azzurri.
Spostandosi di qualche centinaio di metri attraverso la fitta vegetazione, si arriva ai resti di una grande chiesa che sovrastava la frazione. Il tetto e parte delle pareti sono ormai crollati, la vegetazione cresce fra le fessure del pavimento bianco e nero. Le acquasantiere, ai due lati dello spazio un tempo riservato all’altare, sono ancora intatte, così come alcuni mosaici da cui filtra una luce colorata, che si riflette sul verde che cresce incontrollato. Il risultato è pura magia.
• Centralia, la città che brucia dal 1962
Centralia è stata una comunissima cittadina di 2000 abitanti dello stato della Pennsylvania. Una località anonima, abitata da ex minatori di carbone. Diversi bar, due teatri, edifici dedicati ai diversi culti religiosi praticati nella zona, negozi, alberghi, scuole. Un posto come tanti altri. L’unica differenza, è che Centralia ormai brucia da quasi 60 anni. Chiamata da molti “La porta dell’inferno”, questo luogo apocalittico ha ispirato i creatori del videogioco e poi del film Silent Hill. Tutto è iniziato quando, nel 1962, un deposito di carbone ha preso fuoco.
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I pompieri hanno domato le fiamme in superfice, totalmente ignari del fatto che nel nel sottosuolo si sia creato un incendio inarrestabile. Gli abitanti se ne accorgono soltanto quando nell’asfalto iniziano ad aprirsi delle crepe da cui esce un fumo caldissimo. Le abitazioni iniziano a sgretolarsi dalle fondamenta, un bambino rischia di venir inghiottito dal terreno mentre gioca con la bicicletta in giardino. Gli abitanti scappano, è la fine di Centralia, che dal 2002 non ha più neanche un codice postale, non esiste più, una città fantasma. Il fuoco non si arresterà finché il carbone non sarà esaurito, forse fra cent’anni.
• Oradour-sur-Glane, storia di un massacro
Oradour-sur-Glane, in Francia, il 10 giungo1944 diventa teatro di un eccidio in cui perdono la vita 642 civili francesi per mano dei nazisti. In quella terribile data, le SS circondano il piccolo paesino francese e radunano tutti gli abitanti in piazza con la scusa di un controllo delle loro generalità. Le donne e i bambini, in tutto circa 400, sono chiusi nella chiesa del paese, che viene fatta esplodere. Gli uomini sono invece sterminati a colpi di arma da fuoco. Il paese viene poi completamente bruciato. Si salvano soltanto una donna fuggita da una finestrella della chiesa, cinque ragazzi creduti morti dalle SS intervenute per finire i superstiti e un bambino che al momento dell’eccidio si trova nei campi circostanti.
Dopo la guerra, in memoria delle vittime, il villaggio non sarà mai più ricostruito. Visitarlo ora, a distanza di più di 70 anni, è un’esperienza emozionante e commovente, un vero e proprio salto nella storia, utile per riflettere sulla follia umana e sulle atrocità della guerra. Una visita che va fatta in punta di piedi e in silenzio, nel rispetto di queste morti innocenti. Una passeggiata fra le vie acciottolate di Oradour-sur-Glane, fra le carcasse delle auto bruciate e gli orologi tutti fermi alla stessa ora, è una lezione di storia interattiva per non dimenticare, e soprattutto per non ripetere gli stessi errori.