Le labbra
Le labbra sono voce del verbo congiungere.
Quando due labbra si congiungono tra loro, nasce la poesia. Ed è un silenzio fortissimo, sordo, ci hai mai pensato?
Come può un silenzio essere sordo se non può essere udito da nessuno?
Non è dato sapere, ma io ti giuro, l’ho ascoltato.
Era una notte d’inverno, al gusto di sangue. Quando la mia pelle diviene debole e fa si che la mia carne arrivi a patire il freddo, concede al dolore di scavare nelle cavità del mio essere, mi rende fragile.
Sono come le foglie, croccanti sotto i piedi d’autunno, ma ho il cuore pieno di neve, mi spezzi già solo a guardarmi con quel calore.
Immagina poi, una lastra di ghiaccio che si stacca e conseguentemente va in frantumi baciandosi con il suolo, sono questo.
Mani e labbra screpolate. Fatico a parlare, fatico a scrivere.
Incapace di donare una carezza, ancor più dolorante nel prestare un bacio.
Le labbra prestano, togliendo attenzione a chi le guarda.
Distraggono!
Come quel punto esclamativo che mi turba, mi uccide. Il punto esclamativo mi uccide, urla, urta.
Mi sono perso, quella notte, fredda come poche, come le tue mani sulla mia schiena facendo l’amore.
Ho ritrovato le mie labbra, che poi erano le tue, nel sapore di sangue, tagliate dal vento, lacerate dal tuo sorriso.
Le labbra mettono l’accento a questa nostra esistenza.
Io, quella notte, ho compreso che gli accenti sono fatti per essere dimenticati, ma che mai, avrai dimenticato il sapore delle tue labbra sopra le mie.
Perché quelle tue labbra erano come le poesie, fatte a pezzi per essere dimenticate. Simili ai versi dell’Infinito. Leopardiane e doloranti, dolorose.
Così come una zanzara va morire cercando la luce di un lampadario, io lacero il mio labbro inferiore se ripenso a come tu lo mordevi. Cerco, inevitabilmente, quel gusto di sangue che i denti hanno insegnato al mio cuore.
E mi dimentico tutte le altre poesie, solo pensando alla rima baciata che mi hanno insegnato le tue labbra.
Questo pezzo è un piccolo estratto di: Poeticamente scorretto di Rab
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