Nemmeno la squalifica per razzismo della Curva Nord dallo Stadio Olimpico è riuscita a frenare la frangia più estremista degli ultras laziali. Gli adesivi raffiguranti l’immagine di Anna Frank che indossa la maglia della Roma hanno invaso anche la Curva Sud, dove i tifosi laziali erano ospiti la sera della partita.
L’immagine di Anna Frank svilita a mero insulto calcistico.
I tifosi laziali, che il Giudice Sportivo aveva lasciato fuori dall’Olimpico, sono entrati ugualmente sugli spalti con la malsana idea di imbrattare la “casa” dei loro avversari romanisti con questi adesivi. Ad accompagnare le foto, non sono mancate scritte come “Romanista Ebreo” oppure “Romanista Aronne Piperno”, in riferimento al personaggio giudeo ne “Il Marchese Del Grillo”.
Ma non stupiamoci, le immagini di Anna Frank in veste romanista erano soltanto un remake. Queste “simpatiche figurine” firmate “gli Irriducibili” dagli Ultras laziali, erano già comparse alcuni anni addietro. La presenza degli ultras laziali, nonostante la squalifica della Curva Nord, è stata possibile grazie ad una mossa del club di Lotito, presidente della Lazio, che ha concesso l’ingresso ai suoi nella curva avversaria, al prezzo simbolico di 1 euro.
Dopo l’ accaduto la FIGC ha aperto un’ inchiesta per verificare l’ eventuale responsabilità del club biancoceleste, che rischia una nuova e decisamente più pesante squalifica.
Quasi immediatamente sono piovute condanne da ogni parte. Forte è stata la voce di Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica romana, che con questo tweet ha condannato l’atto razzista verificatosi.
“Questa non è una curva, questo non è calcio, questo non è sport. Fuori gli antisemiti dagli stadi”.
A questo tweet, tanti altri ne sono seguiti per condividere il pensiero di Dureghello, come la stessa Sindaca di Roma Virginia Raggi. Dall’associazione “W il calcio” è arriva la decisione di inserire sulle maglie dei tifosi rossoblu, in previsione della partita del 25 ottobre contro la Lazio, la foto di Anna Frank vestita con i colori della squadra. Accanto alla foto, lo slogan: “Siamo tutti Anna Frank”.
A questo punto resta da chiedersi come abbiano reagito i tifosi laziali di fronte al clamore mediatico. Dalle dichiarazioni emerge un sentimento generale di stupore per quella che, da loro stessi, viene definita una goliardia. Tutto quello che è successo, per gli ultras biancocelesti, dovrebbe rimanere nell’ambito del nulla, circoscritto ad un contesto sportivo animato da “scherno e sfottò”.
Questa vicenda comunque, rimane surreale: prima una corona di fiori bianchi e azzurri depositata alla Sinagoga di Roma da Lotito in segno di rammarico; poi una registrazione dove sembra che lo stesso presidente banalizzi il gesto dicendo: “famo sta sceneggiata“.
Una Lazio di ultras che si spezza in due, perché non sarebbe giusto far di tutta l’erba un fascio.
Tutti condannano questo atto razzista, che di goliardico non ha nulla, e i gli esecutori materiali della realizzazione e della diffusione dell’immagine di Anna Frank in giallorosso. Basta pensare al passato della Curva Nord per notare quanto siano recidivi negli atti discriminatori. Non dimentichiamo i cori razzisti, motivo dell’ultima squalifica della curva durante la disputa contro il Sassuolo.
Gli ultras colpevoli sono ricaduti in un errore che ha molto a che fare con l’educazione personale e ben poco con la passione calcistica.
Ma questa volta sembra sia cambiato qualcosa. Sembra che il fatto non stia passando lentamente inosservato. Testate giornalistiche e programmi televisivi hanno mantenuto i riflettori puntati sul caso abbastanza a lungo per augurarci che la vicenda possa cambiare le cose, condannando una volta per tutte l’ atto “goliardico” laziale.
Se siete appassionati di competizioni sportive non perdetevi il primo articolo che sarà da annoverare sotto la sezione “Sport” di TheGiornale.