
Volevo parlarti all’orecchio
Volevo parlarti all’orecchio, prima di diventare scontato e dirti che nei tuoi occhi ci vedo un cinema po’.
Ci vedo rime che si cercano, come dita impegnate a incastrarsi con altre mani.
Che anche se poi parti, rimani?
Volevo parlarti all’orecchio, dirti di tutto.
Farci l’amore, parecchio.
Essere il mare che sbatte contro le tue gambe e ti lascia i lividi.
Stare fuori al freddo, avere una buona scusa per questi brividi.
Quelli che mi vengono se mi fai sorridere.
Tipo cracker, da dividere.
Metà.
Volevo parlarti all’orecchio, sussurrarti cose che solitamente non si dicono.
Andrebbero comprese e basta.
Leggerti, prima la mano, poi la schiena.
Vederti vuota di paure, per un attimo e un secondo dopo. Piena.
Di tutta quelle cose che ho paura di dirti, dire che va bene lo stesso, mentirti.
Se vuoi ti scrivo un film, di quelli dove il protagonista ci perde una mano perché s’è messo in testa di accarezzare uno squalo.
E stiamo tutta la notte sul divano e ci ridiamo, come ti può venire in mente di fare ste cose?
Noi che al massimo ci pungiamo con le rose.
Noi altri, fatti ti sguardi che si dichiarano sottovoce.
Tu che sei piena di cose belle, una bellezza atroce.
E se ti mordo sembro feroce.
Vorrei tenerti la mano un po’, piangerci dentro.
Rinascerci dentro, fiore che sfida il cemento.
Volevo parlarti all’orecchio, farci il solletico.
Farti giocare con il mio cuore, neanche fosse un aquilone.
Fammi da vento.
Così se mi ci perdo poi non me ne pento.
E ci scrivo un film, di quelli romantici da cinema po’.
Dove tutti ci guardano mentre facciamo l’amore e noi ce ne freghiamo.
Stiamo sdraiati a rifiutare il mondo che corre veloce.
Ci continuiamo a baciare, aspettiamo il rosso e lo facciamo scattare.
Stiamo fermi mentre gli altri continuano a suonare.
Volevo dirtelo all’orecchio, che sei il sole e se non ci fai attenzione mi piovi dentro.
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