Felice Anno
Felice Anno ha 35 anni, figlio della tristezza e di due poveretti incapaci di coniugare il significato di due parole ed accendere il cervello, problema di tanti ad oggi.
Felice di nome, Anno di cognome. Una vita Leopardiana la sua, condita dal sentimento che si prova ad essere nati nel tempo sbagliato, in un’epoca fatta di disillusioni e imprenditori di successo che stanno per finire il loro tirocinio extracurricolare presso l’azienda del papi.
Quando ti chiami Felice è un casino, il nostro Anno lo sa bene. Tutti s’aspettano doti empatiche da parte tua, credono tu abbia quell’innata capacità di sorridere sempre. ‘Nsomma, da un nome così derivano grandi responsabilità.
Felice invece è lo Spider-Man di quartiere che si è dimenticato come si sparano le ragnatele e di punto in bianco finisce col muso per terra, volando giù dai gradini delle scale del suo ufficio perché una ragazza gli ha sorriso, persona semplice.
Ogni Anno al 31 di dicembre prova tristezza e non se lo sa spiegare, sarà merito della solita battuta che gli fanno: Felice Anno, sei pronto a diventare Nuovo?
Solo che poi parte quel conto alla rovescia, 3-2-1 e per lui non cambia nulla, niente di niente. Così da 35 anni aspetta che qualcosa sia diverso, e se si guarda allo specchio gli sembra di vedere un fuoco d’artificio inesploso. Uno di quelli che la mamma ti diceva di non raccogliere da terra perché potrebbero esplodere di punto in bianco.
Felice guarda il bianco del pandoro che viene sbattuto nella busta, lo zucchero che si smaterializza e diventa un grande agglomerato di diabete e mesi di palestra.
Si sente come quello zucchero, come quel petardo o forse più come il suo cane che sta pisciando per terra dalla paura per colpa dei botti. Felice è l’ossimoro dell’epoca moderna, che si vende come perfetta ma che poi alla base è colma di insicurezze.
Allora Felice di nome, Anno di cognome ci pensa.
Sarà diverso quest’anno o non cambierà un cazzo come sempre?
Si sente prendere la mano, proprio mentre il conteggio sta per finire 3-2-1 e FELICE ANNO NUOVO, lo gridano tutti. La sua mano è stretta in quella di Marina, la sua collega che l’aveva fatto cadere della scale. Marina di nome, Militare di cognome. Un bacio, di quelli delicati che finisce col morderti un labbro. Che anche se nome e cognome sono sbagliati, che anche se è tutto un casino ed il cane ha pisciato ovunque, che anche se poi non cambia un cazzo, chiunque si merita d’essere Felice ogni tanto.
Felice, Anno, Nuovo.
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