Questo è un articolo che è da due anni che aspetta d’essere pubblicato, ma poi puntualmente ci ripensavo. Perché? Perché è un argomento, purtroppo, trito e ritrito, su cui molti hanno già scritto e mi sembra ripetitivo dire la mia. Mi sembra inutile ribadire che la violenza è sempre violenza, ma poi, sento il telegiornale, leggo i quotidiani, e forse così chiaro il concetto non lo è.
Ogni volta che esce la notizia dell’ennesima ragazza stuprata, ancora adesso, sono sdegnata e arrabbiata, non riesco, da donna, a rimanere indifferente e ogni volta ripenso a questo articolo, scritto anni fa. Sono stanca di leggere queste notizie, di sentire “Se l’è cercata” o di uscire la sera ed avere la serata condizionata dall’idea che “Devo fare attenzione perché non si sa mai”. Chi l’ha detto che è normale che sia così?
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Non esageriamo, siamo solo stanche
A quegli uomini che dicono che noi donne siamo esagerate, che anche loro devono fare attenzione quando escono la sera per i malintenzionati, vorrei chiedere se temete di essere stuprati. Non credo, l’idea non vi sfiora neppure, al massimo pensate a un furto, che per carità piacevole non è. Noi ci pensiamo sempre, tutte le volte che usciamo da sole. Vorrei chiedere a voi uomini se vi è mai capitato di essere infastiditi sul pullman, anche in pieno giorno, o per strada. A noi donne capita spesso, anche troppo, per questo siamo stanche, stanche di tutto ciò e se foste nei nostri panni, lo sareste anche voi.
Come mi vesto?
È una domanda che una donna si pone spesso, ancora di più se sa che deve ritornare a casa da sola di sera. Incomincia a pensare a come fare per non sembrare in pigiama, ma neanche troppo appariscente perché non si sa mai. Pensate se almeno una volta in vita vostra non vi siete poste il problema. Anche quelle che sembrano più spavalde e sicure di sé, ditemi se almeno una volta non avete avuto paura.
Dopo aver scelto l’outfit giusto e adatto per “il ritorno a casa da sola”, arriva il momento del dilemma tacchi. Tacchi no o tacchi sì? Se devo fuggire, correre con i tacchi è complicato, ma è anche vero che potrebbero essere utili come arma di difesa. Una scarpa con il tacco lanciata contro qualcuno deve fare abbastanza male, no?
Vorrei fare una domanda alle donne: quante di voi hanno pensato almeno una volta di non mettere i tacchi perché, se doveste fuggire, diventa difficile scappare?
Adesso lo chiederei ai maschi: quanti di voi hanno mai pensato di mettersi le scarpe da corsa, quando escono la sera, perché, se doveste fuggire, almeno siete attrezzati?
Che tu abbia scelto o meno di mettere i tacchi, esci, incontri gli amici o le amiche e per un po’ di tempo non pensi a nient’altro a parte a divertirti o passare una serata in allegria.
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Arriva il momento di ritornare a casa
Arriva il momento in cui devi ritornare a casa. Bene, saluti tutti e ti avvii verso la fermata del pullman o anche verso la macchina, che molte volte hai posteggiato distante. In quel momento che tu voglia o no, soprattutto se sei da sola, ti si attivano tutti i sensi e cominci a prestare la massima attenzione a quello che ti circonda.
Se hai la macchina, il tempo di entrare e alla fine tiri un sospiro di sollievo. Se sei in pullman, vai alla fermata e aspetti. Forse sali davanti, vicino al guidatore, perché ti senti più sicura, almeno se succede qualcosa, può sentire.
Alcune volte capita che non ci sia nessuno per strada, altre volte di incontrare gente. Non sai cosa sia peggio perché, se non c’è nessuno, non c’è pericolo, ma, se ti succedesse qualcosa, nessuno ti potrebbe aiutare. Alla fine, però, se c’è qualcuno, fai di tutto per evitarlo, ti sistemi, acceleri il passo e molte volte non guardi nemmeno chi sia. Poi il poveretto può anche soffrire d’insonnia e star facendo solo una passeggiata, ma tu che ne puoi sapere? Potrebbe avere cattive intenzioni. Forse vuole rubarti i soldi o ancora peggio e quando ci pensi, quasi speri che, se proprio abbia cattive intenzioni, miri o si limiti solo al cellulare o ai soldi.
Adesso vi faccio una domanda: quante di voi hanno pensato almeno una volta, sentendo qualcuno camminare dietro di voi rientrando a casa la sera da sole, di cambiare strada? Accelero il passo o fingo finta indifferenza per non dare nell’occhio? Quante volte avete pensato che, se proprio deve succedervi qualcosa, che sia “solo” uno scippo? Quante volte è successo a voi uomini di sperare “solo” in uno scippo?
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Finalmente arrivi a casa
Dopo quest’immensa fatica, arrivi al portone di casa, apri, te lo richiudi alle spalle e tiri un sospiro di sollievo. Anche questa volta è andata bene in fin dei conti.
Mandi il famoso messaggio a chi vuoi bene, sali le scale, entri in casa, ti svesti, metti il pigiama e provi a dormire, ma intanto ci pensi un minimo, se andava male?
Sembra quasi una battaglia, sembra quasi di prepararsi ad una lotta, invece, di andare semplicemente a una festa o a una serata in compagnia di amici. Quante di voi si sono riconosciute, anche solo in parte, in questa descrizione?
Tutte le nostre precauzioni ci salveranno veramente?
Quante volte poi senti di quella ragazza stuprata o uccisa o entrambe le cose, ascolti e poi quasi cerchi una spiegazione che non c’è. La gonna troppo corta, i bicchieri di troppo bevuti, il pullman preso di notte, quel tratto a piedi da sola, quel vestito, quei tacchi o quel trucco, ma tu in fondo lo sai che puoi anche cercare di evitare tutto ciò, di prevenirlo, ma lo sai che alla fin fine, se qualcuno ha deciso di farti del male, te ne farà e non serviranno a nulla tutte le precauzioni prese. In fondo al cuore tu lo sai che le scarpe basse non ti salveranno, né il cappotto, né il pantalone, né accelerare il passo, né ritornare a casa con la macchina, queste cose non ti salveranno.
Ce le hanno così bene inculcate in testa che quasi quasi ci crediamo, quasi quasi ci convinciamo che, evitando determinati comportamenti, saremo sempre protette, ma non è così. Se abbiamo la sfortuna, perché di questo si parla, di sfortuna, di incappare in qualcuno che vuole farci del male, tutto questo non ci salverà.
Ma allora la vera domanda è: che senso ha limitare la mia libertà se tutto questo non basterà? Voglio chiedere agli uomini se hanno mai pensato di non mettersi quella camicia, quella maglietta, perché non si sa mai che potrebbe essere interpretato come un invito ad essere stuprati.
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Vorrei che pensaste prima di affermare che una donna se “l’è cercata”
Malgrado tutto, una donna esce comunque, magari rientra comunque a casa sa sola, magari quei tacchi se li mette lo stesso e anche quella gonna, beve comunque e lo sa che, se le succederà qualcosa, quelle saranno tutti pretesti per sminuire il fatto in sé. Le diranno che “Se l’è cercata” e lei dovrà quasi giustificarsi, sempre se avrà ancora voce per farlo.
I primi commenti che si sentono, quando una donna viene stuprata o uccisa, sono: “Anche lei, poteva non bere“, “Se ritorni a casa da sola di notte, te lo devi aspettare“, “Chissà com’era vestita” o “Se l’è cercata“. Chissà se i commenti sarebbero gli stessi con un uomo.
Ecco vorrei che pensaste a questo, vorrei che pensaste a chi state difendendo quando pronunciate certe frasi. Lei o l’aggressore? Chi state giustificando? A chi state dando la colpa? A chi state limitando la libertà? Chi state giudicando? E vorrei che vi chiedeste anche il perché pensate certe cose. Perché? Perché è normale che sia la donna a doversi difendere?
Si cerca sempre una giustificazione o un’attenuante, in qualche modo è colpa della donna, è lei che, sapendo come va il mondo, deve provvedere ed evitare di trovarsi in certe situazioni.
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La violenza è sempre violenza
Ecco pensiamo più a questo e meno a giustificare chi la esercita, perché la violenza è sempre violenza e non c’è giustificazione che tenga.