Nomadland, il libro che ha ispirato il film vincitore di tre premi Oscar, è un testo necessario per capire un mondo che sta cambiando a passi da gigante.
Si tratta di un viaggio attraverso la nazione più potente del mondo, gli Stati Uniti, assieme ai vandweller, persone che decidono di abbandonare uno stile di vita stanziale per vivere nei loro mezzi di trasporto.
Dei veri e propri nomadi del terzo millennio, sempre più numerosi, a volte per scelta, spesso per costrizione. È un percorso incredibile, attraverso sogni e paure, desideri di libertà e autodeterminazione che si scontrano contro la realtà di un mondo del lavoro duro e indifferente. È anche una storia di amicizie e comunità che nascono al di fuori dei classici tracciati della società, di condivisione, solidarietà e umanità.
Nomadland, un racconto d’inchiesta
Nomadland è ambientato negli Stati Uniti e stravolge completamente quello che è stato – viene da parlare al passato – il sogno americano. I suoi protagonisti sono molti, una grande comunità di persone che come stile di vita ha scelto, o che è stata costretta a scegliere, la fuga. Fuggono soprattutto da un sistema economico opprimente, da un mondo in cui il welfare è praticamente inesistente e il ritrovarsi impossibilitati anche soltanto a portare il cibo in tavola è un’ipotesi più che plausibile.
I personaggi raccontati sono soprattutto anziani, che dopo una vita dedicata al lavoro si ritrovano schiacciati da debiti e spese insostenibili, prime fra tutte quelle legate al mutuo o all’affitto. Allora, scelgono di partire. Con camper, van, automezzi riadattati o semplici monovolume intraprendono un viaggio alla ricerca della libertà, innanzitutto dalla pressione dei debiti, inseguendo lavori stagionali e malpagati attraverso tutto il paese.
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Nomadland non fa sconti a nessuno, raccontando le condizioni precarie e totalmente prive di tutele di questi “pensionati lavoratori”, che per sopravvivere si dedicano a mansioni sottopagate fra settore agricolo, campeggi nei parchi nazionali, magazzini Amazon e altro ancora. Mediamente, si tratta di persone provenienti da ambienti borghesi, che hanno subito il duro colpo della Grande Recessione.
Scappando da soluzioni abitative tradizionali, vivono in bilico fra situazioni di solitudine e grandi comunità, delle vere e proprie tribù createsi, anche grazie ai ritrovi online, attorno a tutto il paese. Non amano l’appellativo di senzatetto: preferiscono definirsi senza casa.
Da libro a migliore film degli Oscar 2021
Per scrivere questo libro jessica Bruder ha impiegato 3 anni e 25.000 chilometri, vissuti in camper attraversando il nord America da costa a costa, dai confini messicani a quelli canadesi , dalle montagne a 2500 metri di altitudine ai deserti.
Nato dall’inchiesta “Dopo la Pensione”, vincitrice del Premio Anderson 2015 per la giustizia sociale, Nomadland è presto arrivato anche al cinema. Il film omonimo ha immediatamente riscosso notevole successo, arrivando a vincere tre premi Oscar per miglior film, miglior attrice protagonista e miglior regia, due Golden Globe e un Leone d’Oro.
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La notte degli Oscar, per Nomadland, è stata una notte da record. Conquistando tre premi su sei nominantion, la regista Chloé Zhao è la prima donna asiatica a vincere la statuetta per il miglior film e la seconda, dopo Zathryn Bigelow, a portarsi a casa il premio per miglior regia. Nata a Pechino e cresciuta negli Stati Uniti, la Zhao ha portato agli Academy Awards un film in linea con un mondo che sta evolvendo e che richiede contenuti più impegnati e inclusivi.
Premio come migliore attrice protagonista alla bravissima Frances McDormand, già il terzo della sua fortunatissima carriera. Impossibile non notare la meravigliosa colonna sonora del film, curata dall’inconfondibile Ludovico Einaudi. Nomadland, il film, esce nelle sale cinematografiche italiane il 29 aprile e su Disney+ il giorno successivo.
Nomadland, un libro necessario
Nomadland è un libro necessario: questo è ciò che ho pensato sin dalle prime pagine di questa lettura incredibile. Nonostante parli di una realtà apparentemente lontana dalla mia, di una mentalità distante da quella europea, mi sono sentita subito empatizzare con i protagonisti del libro della Bruder. Un racconto che si legge tutto d’un fiato, fra incredulità e consapevolezza che il mondo che conosciamo sta cambiando troppo in fretta.
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Un libro travolgente, toccante e a tratti spietato, fa luce su una quotidianità poco rappresentato dai media, ma viva e pulsante, in costante espansione. Una realtà distante dall’immagine patinata che gli Stati Uniti trasmettono all’estero, difficile da digerire, ma raccontata con calore. L’autrice si immerge completamente nella vita di questi nuovi nomadi e li racconta senza scadere in sguardi di compassione o commiserazione, ma in maniera lucida e consapevole.