Come avrete intuito da alcuni articoli passati sulla Romania le mie origini non sono italiane. Sono nata in una piccola città rumena nella regione del Banat. Ormai sono 17 anni che vivo in Italia e capisco molto bene come ci si sente ad essere stranieri in Italia.
La mia riflessione parte con l’intento di raccontare la mia esperienza e farvi capire il punto di vista di chi ha dovuto adattarsi ad una nuova cultura e sicuramente un altro stile di vita.
“Da quanto tempo sei in Italia?”
Spesso quando ci si relaziona con una persona di un altro paese la prima cosa che ci viene in mente è domandargli da quanto tempo sia in Italia. Oppure come mai ha scelto proprio questo paese. Succede spesso di fargli i complimenti per il suo italiano.
Quante volte vi è capitato di rompere il ghiaccio in questo modo?
In 17 anni mi sono sentita domandare di tutto sul mio paese e mi fa sempre molto piacere raccontare una cultura poco conosciuta e far pubblicità alla Romania consigliandola come meta delle proprie vacanze. Mi è successo alcune volte di essere in imbarazzo perché la mia nazionalità era l’unico argomento di conversazione. Così nel tempo ho evitato di rivelare immediatamente le mie origini perché volevo farmi conoscere per la persona che sono per poi raccontare la mia infanzia e rispondere alle domande inerenti al mio paese.
Questo succede perché inizialmente se non si conosce la persona ci si aggrappa al primo argomento che ci viene in mente relazionandoci con essa. Per esempio sentendo un nome particolare la prima cosa che chiediamo è di che origini sia. Oppure da quanto tempo è in Italia e così via. Non è approccio sbagliato però alla lunga, può creare disagio nell’altra persona che si sente magari costretto a parlare di un paese che non sente più suo, oppure che addirittura non ha mai visto.
Conosciamo le persone per chi sono e non da dove vengono. E io in primis devo tenerne conto nonostante questa situazione in passato mi abbia creato imbarazzo.
Non siamo né carne né pesce?
Quando si cresce in un paese diverso dal proprio fin dalla tenera età ci si chiede: Io cosa sono? Chi sono?
Mi è capitato nel tempo di domandarmi se fossi più rumena o più italiana. Se fossi solo rumena o solo italiana. La risposta che mi sono data è che in verità sono entrambe le cose e nessuna delle due.
Vi spiego meglio. Quando sono arrivata in Italia all’età di nove anni le mie esperienze, la mia educazione era legata ai valori della Romania. A quello che ho imparato stando con i miei nonni e giocando nel fango con i miei amici. Non ero abituata a un paese così diverso dal mio.
Banalmente, la prima volta che io abbia mai visto un’autostrada è stata quando sono arrivata qui. La prima volta che io abbia mai visto il mare è stata a Genova in gita scolastica. Era tutto così diverso da ciò che conoscevo. Il cibo è stato una piacevole scoperta per me, perché ho assaggiato piatti mai provati prima. Ricordo ancora la prima volta che ho visto i gamberetti non riuscivo a credere che quegli esseri fossero così buoni.
Quindi capite bene che arrivando in un’altro paese mi sia dovuta adattare. Imparare la lingua in un primo momento ed abituarmi ai nuovi ritmi della quotidianità. Crescendo però ho iniziato ad assimilare molti aspetti della cultura italiana, ho iniziato a ragionare in maniera diversa e vedere le cose come un italiano. Così nel tempo ho notato che non mi sentivo più interamente rumena e la mia personalità veniva condita poco alla volta da un pizzico di italianità.
E ora ? Che cosa sono? Beh è difficile identificarsi perché essere stranieri in Italia ti porta a fare il conto con due culture che si mescolano tra loro e danno vita a quello che sei diventato. Una miscela di valori ed esperienze che ti rendono un po’ italiano e un po’ straniero. Non sei ne carne ne pesce ma hai dalla tua la fortuna di conoscere due realtà diverse dalle quali puoi attingere e prendere il meglio.
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Un mondo nuovo pieno di (pre)giudizi
È sempre difficile distaccarsi dagli amici, dalla propria famiglia e dalle proprie abitudini ed essere catapultati in un nuovo mondo. Un nuovo paese del quale non conosci assolutamente nulla.
Non è facile adattarsi, farsi conoscere dagli altri. Io ho sempre provato una sorta di paura nel dire le cose sbagliate o essere fraintesa proprio perché avevo a che fare con una cultura diversa dalla mia.
Paradossalmente quando raccontavo la mia infanzia la persona più vicina ad essa era la mia maestra piuttosto che i miei compagni di classe.
Non nego che ci sono voluti anni per sentimi completamente integrata in questo contesto sociale e forse la paura dell’essere stranieri in Italia è stato un problema che si presentava più nella mia testa che nella realtà
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Un problema chiamato burocrazia
Essere stranieri in Italia però non è sempre rose e fiori. Ci sono degli ambiti in cui la burocrazia ti mette i bastoni tra le ruote.
Ore e ore ad aspettare davanti alla questura che ci venisse rilasciato il permesso di soggiorno ( fortunatamente dal 2007 non devo più fare queste code assurde se non per entrare al supermercato perché ormai si sa bisogna rispettare il numero limite di persone al suo interno) .
Ci sono anche lauree che non vengono accettate e quindi bisogna dare altri esami e tradurre scartoffie per cercare di convalidarne alcuni.
Insomma un gran pasticcio.
Un nuovo inizio insieme
Beh, che dire? Essere stranieri in Italia non è tanto diverso dall’essere la tipa nuova della compagnia di amici che già si conoscono da una vita. Ci sono gli stessi problemi di integrazione, bisogna farsi conoscere, parlare di se e sperare che ti capiscano alla prima battuta. Però poi con il tempo diventi solo Lorena e l’etichetta della nuova arrivata si cancella.
Essere stranieri in un paese diverso dal tuo non è una passeggiata certo, ma risulta più semplice quando ti circondi di persone che ti vogliono bene, quando crei la tua quotidianità e il tuo futuro in un paese che non sarà quello d’origine ma che orami è diventato casa tua.