Il sale della terra è una storia di immigrazione, una lente di ingrandimento sul fenomeno. Non si parla di Mediterraneo e neanche di Europa, ma di una tratta che non ci riguarda direttamente, quella che percorrono tutti i migranti che dal Messico e dai paesi dell’America Centrale puntano agli Stati Uniti.
È un libro che ho letto per caso, me l’ha preso mia madre sotto consiglio di una libraia. Tutto prima che scoppiasse il primo Lockdown.
” Ti ho comprato dei libri, non si sa mai. Se dobbiamo passare un po’ di tempo a casa almeno sai che leggere.” mi disse un Sabato pomeriggio rientrando a casa. In verità, siamo pieni di libri, di nuovi non ce ne sarebbe proprio bisogno, ma è stato un bellissimo gesto.
Ogni volta che mi sentivo in trappola nelle quattro mura di casa o in ansia per la situazione, aprivo un libro e mi calmavo.
L’autrice
Di Jeanine Cummins non ne avevo mai sentito parlare, molto probabilmente perché in Italia i suoi libri sono poco tradotti. Vive a New York con suo marito, che in passato è stato un migrante. Come molti abitanti degli Stati Uniti, anche la famiglia di Jeanine è di cultura ed etnia mista. Infatti, sua nonna era di Portorico.
Sicuramente, dietro la scelta di questo argomento e la scrittura di questo libro, ci sono delle motivazione personali che lei stessa non nasconde.
Il libro
Lydia vive ad Apucalpo con il marito giornalista e il figlio Luca di otto anni. Un giorno, un comando di uomini armati uccide tutti i suoi cari, Lydia e suo figlio sono gli unici a salvarsi. Lei sa che non può più restare ad Apucalpo e neanche in Messico, perché loro sono i testimoni e i superstiti mal desiderati di una strage familiare. Non ci si può fidare della polizia, anche lei è corrotta con la malavita locale e il boss, che ha commissionato l’omicidio, è già sulle loro tracce. Esclusi tutti i mezzi di trasporto più scontati, rimane solo la via dei migranti, quella meno controllata: la Bestia, il treno merci su cui si salta al volo rischiando la vita. Ovviamente la meta è il confine con gli Stati Uniti. Ce la faranno e perché li volevano morti?
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Perché si lascia la propria terra
Questo libro, attraverso la storia di Lydia e di altri migranti, ci fa capire cosa spinga molti cittadini dell’America Centrale a intraprendere questo viaggio. Ci fa capire cosa fa muovere tutti i migranti del mondo, anche quelli che arrivano in Italia via mare. Non hanno altre possibilità, non hanno scelta, noi non sappiamo e possiamo solo immaginare da cosa e da chi fuggano. Chi siamo noi per giudicare la scelta di chi non ne ha? Invece di chiederci perché lo fanno, dovremo chiederci perché non hanno altra scelta che quella di mettere in gioco la propria vita. Hanno una speranza, anche minima di farcela e avere un futuro, un futuro che in patria non hanno.
Le stime del fenomeno
“Nel 2017 lungo il confine con gli Stati Uniti e il Messico, moriva un migrante ogni ventuno ore. [….] Sempre nel 2017, mentre finivo questo romanzo, in tutto il mondo moriva un migrante ogni novanta minuti: nel Mediterraneo, in America Centrale, nel Corno d’Africa.” Queste sono alcune cifre, che ci fornisce l’autrice, per farci capire il fenomeno.
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Il sale della Terra: una storia di immigrazione
Immergermi nella storia di Lydia e Luca mi ha permesso di vedere il fenomeno dell’immigrazione al di là dei numeri. È, invece, ricco di storie ed è attraverso queste storie che si può capire e imparare molto. Si può intravedere prima di tutto la tragedia umana che porta a lasciare la propria terra.