La regina degli scacchi è il nuovo telefilm targato Netflix che in questi mesi ha fatto molto parlare di se. Una delle migliori serie prodotte dal colosso americano che si annovera il record di oltre 62 milioni di visualizzazioni nel primo mese dal suo debutto sulla piattaforma.
La bellezza della serie è decantata da molti e le recensioni presenti sul web la vedono come il miglior prodotto Netflix dell’ultimo periodo. Ma come viene vista La regina degli scacchi da chi è presente nell’ambiente scacchistico?
Partendo da questa domanda ho deciso di intervistare Leonardo Vilona, istruttore nazionale di scacchi e dirigente di Ostia Scacchi ASD, che si è reso molto disponibile nel dare la propria opinione sulla serie e approfondire alcune tematiche legate ad essa.
La serie racconta la vita di Beth Harmon, interpretata Anya Taylor Joy, che insegue il suo sogno di diventare Grande Maestro di scacchi mentre lotta contro la dipendenza da alcol e psicofarmaci.
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Cosa ne pensa uno scacchista de La regina degli scacchi?
In molti hanno avuto l’idea di portare gli scacchi sul piccolo schermo ma si è sempre trattato di storie legate a figure maschili quali Bob Fisher, grande maestro di scacchi internazionale, e legate a giocatori con un percorso professionistico alle spalle. Con La regina degli scacchi si mette in luce una chiave non professionistica, parlando di una persona di grande talento che riesce poi ad arrivare all’eccellenza.
La serie risulta interessante anche dal punto di vista scacchistico e vederlo su schermo risulta molto efficace. È da apprezzare il fatto che gli autori e i registi abbiano coinvolto uno scacchista famoso, Garri Kasparov, per consulenze sul gioco.
Kasparov valorizza gli scacchi presentandoli in un’ottica diversa, non più come qualcosa di irraggiungibile ma reale e accessibile nella nostra quotidianità.
Quando guardiamo La regina degli scacchi ci sembra di vedere una serie quasi contemporanea ma in un contesto storico differente.
Gli anni 60 sono degli anni molto intensi, basti pensare al 68 e alle rivoluzioni sociali di quel periodo. Le persone iniziano ad avere consapevolezza dei loro diritti, la figura della donna non risulta più marginale all’interno della società. La serie sembra quasi far presagire una rivoluzione in questo senso.
Come è vista la figura femminile all’interno di questo ambiente?
L’ambito scacchistico, purtroppo, è sempre stato visto nel corso della storia come un ambiente prettamente maschile. Prima, i luoghi di incontro per gli scacchi erano vere e proprie bische, con persone poco raccomandabili dove si giocava d’azzardo. Di conseguenza non era semplice inserire movimenti scacchistici femminili.
La serie presenta la figura femminile con molta audacia che riesce ad emergere in un ambiente per lo più maschile. Lo stereotipo del maschilismo viene distrutto da una donna che ha un passato difficile alle spalle, che tocca il fondo più volte durante la sua vita, e che nonostante le sue fragilità è determinata a raggiungere i suoi obbiettivi.
La parte più significativa, che segna il passaggio da un’età antica ad una contemporanea è la stretta di mano che consegna il re alla protagonista. Questo momento di rottura tra “vecchio” e “nuovo” porterà poi le donne ad avere più importanza nel mondo degli scacchi, il movimento scacchistico passa dall’essere prettamente maschile ad aprire le porte ad un mondo femminile.
Walter Tevis, autore del libro da cui è tratto La regina degli scacchi, ha anticipato i tempi di 40 anni. Il libro è stato pubblicato nel 1983 e solo nel 2007 viene tradotto in Italia.
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Se pensiamo al personaggio principale, possiamo intuire una caratteristica anacronistica con gli anni in cui il libro è stato pubblicato. Beth è una donna forte, una donna che riesce ad essere più forte degli uomini. Per quegli anni, e non solo, la figura femminile non veniva associata al successo bensì alla famiglia e ai figli, viene in mente l’incontro di Beth e la sua vecchia compagna di scuola durante lo shopping. Se la Harmon risulta piena di se e indipendente, “l’amica” sembra essere triste, bloccata in un matrimonio che le ha dato alla luce un figlio, suo unico scopo nella vita.
La lotta delle scacchiste che continua ancora oggi
Un episodio molto triste della storia scacchistica sono le dichiarazioni feroci di Nigel Short, celebre scacchista britannico. Egli prese una forte posizione sulla figura femminile all’interno del mondo scacchistico definendo le donne meno intelligenti degli uomini e perciò non adatte a questa disciplina.
Niente di più sbagliato, ovviamente.
La prova vivente di quanto queste parole siano prive di fondamento è Judit Polgàr, scacchista ungherese e considerata da molti la miglior giocatrice nella storia degli scacchi.
La Polgàr divenne Grande maestro all’età di 15 anni e sconfisse campioni del calibro di Garri Kasparov dandogli scacco matto.
La regina degli scacchi ha aiutato a far crescere questa disciplina nell’ultimo periodo?
La regina degli scacchi è una serie rivoluzione, che sta avvicinando molte persone a questo ambiente.
C’è una premessa da fare, il mondo degli scacchi è di fronte ad una rivoluzione digitale. Se prima si giocava con la scacchiera, ora siamo passati ai siti web, applicazioni ecc. L’ambiente scacchistico stava per morire, forte anche la pandemia che ha colpito il mondo intero. Molti hanno smesso di giocare, addirittura in Brasile tra marzo e maggio si sono completamente fermati. Ma l’evoluzione digitale ha permesso di creare tornei, di far rivivere gli scacchi nonostante le difficoltà del periodo. Non è un caso se La regina degli scacchi si inserisca in questo contesto e ha fatto in modo di avvicinare ancora di più a questa disciplina.
La serie permette sia agli appassionati che non di comprenderne tutte le dinamiche, ha un forte magnetismo e questo permette di godere della serie in modo affascinante.
Molte sono state le persone che dopo aver visto la serie hanno deciso di chiamare per imparare a giocare. Non è detto che diventino campioni ma la cosa importante è che trasmettano questa passione alle generazioni future.
Gli scacchi sono una palestra di vita, una volta che ne impari i meccanismi li mantieni anche in altri ambiti.
Che ruolo hanno avuto gli scacchi nella vita della protagonista?
Il fatto che Beth Harmon abbia vissuto in un contesto complicato è da mettere in connessione al mondo degli scacchi perché si rifugia in questa disciplina e trova il proprio modo di realizzarsi. Il percorso di vita della protagonista la porta di fronte a tante avversità, si lascia sprofondare nelle droghe e nell’alcol ma riesce con grande forza di volontà a rialzarsi. Nonostante abbia subito tutto ciò che doveva subire, è arrivata al traguardo solamente con le sue forze e questo manda un forte messaggio di resilienza.
La parola chiave è resilienza.
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Beth non ha scelto di avvicinarsi alle droghe di spontanea volontà. Tra gli anni 50 e 60 il problema delle droghe era comune tra gli orfanotrofi americani. Gli psicofarmaci utilizzati spesso erano molto forti e creavano dipendenza tra i ragazzi.
La “pillola verde” che la giovane Beth assume ogni giorno conteneva molto probabilmente benzodiazepine che è la base dell’attuale Valium.
La rivalità tra Russia e Stati Uniti è così sentita anche nella storia?
Il dualismo tra Russia e Stati Uniti è molto presente non solo nella seria ma anche nella storia. Tutti i campioni russi hanno affrontato grandi campioni americani.
Il contesto storico tra queste due nazioni emerge in maniera piuttosto decisa nella serie tv anche se rimane sullo sfondo e non ne diventa il protagonista.
Per anni il primato è rimasto nelle mani sovietiche, che però hanno perso la propria supremazia con la caduta del regime e la libera circolazione. Il fatto che molti campioni russi si siano trasferiti in altri stati ha permesso un circolare dell’informazione scacchistica che ha reso più debole la scuola russa.
La scena emblematica della scacchiera sul soffitto, che Beth immagina di vedere dopo l’assunzione della pillola verde è stata ripresa proprio dalla scuola russa. Infatti, immaginare le mosse è una tecnica che viene insegnata ai giocatori russi. Devono muovere i pezzi nella propria mente come esercizio utile a prevedere e calcolare ogni scelta possibile durante la partita.
La scelta è un aspetto molto importante degli scacchi. L’intera partita si basa su delle scelte che sono imposte dal tempo. Le scelte che si prendono ci portano verso un determinato destino e insegnano a ragionare.
La positività ne La regina degli scacchi
La regina degli scacchi ci piace perchè mostra che tutto è possibile anche quando tutto sembra andare storto. Con forza di volontà, passione e coraggio affrontare le avversità sembra meno spaventoso. Non è un caso se la parola che meglio riassume il messaggio di fondo della serie sia RESILIENZA.
Dovremo imparare un po’ tutti da Beth Harmon a rialzarci anche quando tocchiamo il fondo. A credere in noi e nelle nostre capacità.
Ringrazio ancora una volta Leonardo Vilona per il tempo che mi ha concesso e per l’intervista che mi ha sicuramente dato un’altra chiave di lettura della serie.
Fu la scacchiera a colpirmi. Esiste tutto un mondo in quelle 64 caselle. Mi sento sicura lì. Posso controllarlo, posso dominarlo. Ed è prevedibile. So che se mi faccio male è solo colpa mia.