Caro Babbo
Caro Babbo,
ti scrivo anche se non tanto non mi leggerai. Chiamarti Babbo è giusto per certi versi, che di babbi in giro se ne vedono tanti, forse anche troppi.
Allora dovrei essere meno scontato, o più chiaro con chi mi legge, così da chiamarti Papà. Che tu sia Natale oppure no, ti scrivo.
Il Natale per molti è una festa, per molti altri lo diventa crescendo, per altri rimane una tortura. Malinconia spruzzata come zucchero a velo sul pandoro. Tu Babbo, sei sinonimo di famiglia, ed egoisticamente parlando chi di famiglia ha poco o niente cosa dovrebbe fare?
Dai, che è Natale e tocca essere gentile. Allora quest’anno il regalo te lo faccio io. Prometto che ti disprezzerò un po’ meno, ma solo per stasera. Mi farò coinvolgere dall’atmosfera. Fingerò d’essere cometa, come te.
Destinerò il mio pianto, volto a cadere, come sempre prima di andare a dormire. Te lo regalo nell’ennesima notte di Natale, incartato come solo io so fare, male. E strano come un pianto ed un pacco si possano assomigliare, non credi?
Sai, Natale, caro Babbo, la vita è così. Fatta di palle poggiate su dei rami, fatta di strascichi e lucine.
Allora mi affido a lei, la mia stella, quella piccola e bella. Mi faccio baciare anche se ha il raffreddore, anche se non può capire cosa si nasconde dietro il mio sorriso, per fortuna lei non può vedere dentro il mio cuore. Lei, qui accanto a me, che mi chiede “ma quanto devi scrivere, zio? Perché lo devi fare?”.
Così, Babbo te lo posso confessare, da quando c’è lei anche per me è Natale. Lei che da un senso anche al tuo sorriso che non è capace di sbocciare. Sarà colpa della neve, ti stiamo a giustificare.
Allora buon Natale, caro Babbo, a te che non sai più vedere, a me che sono stanco di starti a guardare. Buon Natale a lei, la mia piccola stelle capace, tutto questo, di andare a colmare.
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