Senza di me
In queste nostre pagine di vita capita di ritrovarsi soli, per merito degli altri o a causa nostra.
Ho una certezza dentro di me, qualcosa che mi rende consapevole della forza data dalla solitudine. Una forza che in realtà tale non è, qualcosa che ci serve solo per nascondere la nostra fragilità.
Sono quelle mura che servono ad arginarci, a far si che non venga fuori troppo di noi.
Sono quegli scudi dietro i quali cerchiamo invano di proteggerci.
Sono quei periodi in cui impariamo poi a conoscerci, quelli in cui dobbiamo essere noi i sostenitori dei nostri sorrisi perché non c’è nessuno lì accanto a proteggerci, a forgiarli.
Voi questa la chiamereste forza?
Si può essere così stolti d’avere questa convinzione?
Mi piace immaginare il sorriso come una piramide egizia, amo le piramidi, amo il mio sorriso e chi mi fa notare che sto sorridendo senza neppure essermene accorto.
Le piramidi non si sono costruite da sole, anzi, saprete bene anche voi che ci sono volute tante persone per far si che venissero erette.
Attenzione però, non una persona, tante, insieme.
Tralasciando che queste persone erano tendenzialmente schiavi, gente denutrita e obbligati a lavorare, l’opera creata è grandiosa.
Quanto può essere grandioso un sorriso?
Quanto la ricerca della felicità ci rende schiavi di essa?
Quanto paura fa restare soli?
Ho una certezza dentro, una delle poche, tra le tante: si può restare senza qualcuno disposto a sorridere con noi, ma non si può restare senza di me.
Quel “me” che sia nostro, capace a farci amare il “te”, consapevole che la somma dei due elementi darà poi un “noi”.
Alla fine è matematica, c’è a chi piace, c’è chi non la capisce e chi la guarda solamente.
Come l’amore d’altronde, che forse non è una cosa per tutti, anche se nessuno sembra essere capace di starne senza.