
Labbra viola
Lo scenario vede come protagonisti due ragazzini, 14 anni appena. Siamo a Riccione, siamo sotto il sole, è estate.
Sotto l’ombrellone si riesce a respirare appena, camminando sulla sabbia sembra d’essere all’inferno e dentro l’acqua ci si sente in paradiso.
La radio diffonde la musica per tutta la spiaggia, fa ascoltare a ripetizione il tormentone estivo, quello che rompe le palle a tutti già da maggio e che ci accompagnerà fino al primo giorno di scuola.
Lei si chiama Rosella, è di Brescia. Ed io sono di Torino, qui in vacanza come lei.
I primi giorni con vergogna ci siamo scambiati qualche sguardo, poi per sbaglio un giorno ci siamo salutati ed ora penso d’essermi innamorato di lei.
Vado in spiaggia sempre più presto, il prima possibile per poterla vedere. Certe volte giochiamo con la sabbia, altre le offro un gelato con i soldi che mi da mia madre per la merenda, anziché prendere il cono prendo due ghiaccioli, così da poter pagare per due.
Ha un accento strano Rossella, allunga le parole. Lei mi dice che le stringo, che le accorcio.
Penso di piacerle, di starle almeno simpatico, anche se un giorno mi ha preso in giro perché ancora mi piace fare i castelli di sabbia.
Le ho detto che se vuole posso farne uno tutto per lei.
Quando giochiamo in acqua per tanto tempo mia madre mi richiama, dice che devo uscire per un po’, lei invece può restare, sua madre non le dice nulla.
Dopo tutto quel tempo che passiamo in acqua i miei polpastrelli restano segnati dall’acqua, anche i suoi. Le sue labbra spesso diventano viola, prima delle mie.
Glielo dico: hai le labbra viola. E sorrido, perché mi piace ancora di più.
Finite le vacanze non la rivedrò più, lo sappiamo tutti e due.
Lo sanno le nostre labbra viola, un attimo prima di staccarsi e dirci addio.
Perché l’estate ti spoglia dal caldo che fa, ti spella la schiena e se sei fortunato ti veste di due labbra che porterai a casa sorridendo, facendole rimanere nel tuo cuore per sempre.