Festa del Grazie
In questi giorni nella maggior parte delle scuole italiane e nei peggiori teatri di Caracas si stanno tenendo le favolose recite per la festa del Grazie.
Le recite che vengono ideate per festeggiare la fine dell’anno scolastico e che i bambini hanno dovuto provare e riprovare milioni di volte, perché davanti ai genitori non si può fare brutta figura.
Sono le recite di fine scuola che le maestre hanno dovuto arrangiare, scomodando i copioni delle favole più conosciute, da Pinocchio a Peter Pan, da Alice nel paese delle meraviglie a Biancaneve e i sette nani, non c’è favola che sia rimasta illesa o che sia scampata ad una recita scolastica, ma soprattutto non vi è maestra che sia riuscita a risparmiarsi nottate insonne per preparale.
Maestre o insegnati che non vedono un quattrino in più per queste ore di lavoro supplementare, sia chiaro. Già devono ringraziare di avercelo un lavoro (sarcasmo).
La sensazione che si ha partecipando da adulti a queste recite?
Che cazzo le fanno ancora a fare?
Si, perché sembra davvero non esserci un vero interesse per queste manifestazioni. Mi spiego, i bambini appaiono visibilmente sotto stress.
Le prime citate maestre hanno occhiaie incredibili e un sorriso cucito addosso per nascondere l’incazzatura portata dal carico dovuto alla preparazione degli esami che si mescola con la loro vita privata.
Ma la cosa peggiore sono i genitori, i genitori sono insostenibili.
Ci sono i genitori esaltati, li chiamo così, quelli che “mio figlio è il migliore”. Sono quei soggetti che passano il tempo con lo smartphone in mano a riprendere e fotografare ogni attimo della recita, che praticamente non vedono il figlio dal vivo, ma solo una proiezione sullo schermo e basta.
Ci sono quelli che applaudono solo il proprio pargolo, o non spengono il telefono e si permettono anche di rispondere rumorosamente facendosi sentire da tutta la platea.
Forse questi genitori, questi grandi, si sono dimenticati il perché di quel “Grazie”, non si rendono conto che per quei bambini, i loro bambini, la recita si consuma solamente su quel palco e non nella vita odierna.
Così quelle recite vengono trasformate in un grazie inesistente, perché tanto nessuno più lo sa dire.
Sapete cosa rimane di quelle recite?
L’emozione incredibile di un bambino che si è dimenticato una battuta e allora sorride.
Il passo sbagliato da quella pupa che viene messa dietro, perché già durante le prove non ne acchiappava uno.
La voglia di essere come quei bambini, e non come quei genitori.
Buona festa del grazie a tutti, e grazie a voi pupi.