Blue Whale
Tutti pronti per il gioco della morte?
Così è stato rinominato, la traduzione in italiano è Balena Blu ed è un percorso che porta i suoi partecipanti al suicidio.
Una volta cominciato il gioco si hanno esattamente 50 giorni di vita, non uno di più. Il fenomeno è nato in Russia, dove molti adolescenti negli ultimi anni si sono tolti la vita, come richiesto dal gioco.
Ieri alle Iene è stato analizzato il caso, sono stati intervistati i genitori delle vittime ed è stato spiegato come il gioco sia praticamente impossibile da fermare. Le vittime sono contattate tramite social network da degli amministratori che si fanno chiamare curatori, i quali durante la durata del gioco inviano giornalmente le regole da seguire, intimando i ragazzi di non parlarne con nessuno, specialmente con i proprio genitori.
I prescelti per il gioco sono principalmente ragazzini, tra i 9 e i 15 anni. Giovani menti facili da controllare, il motivo sembrerebbe questo. Ma ciò che li rende prede facili è anche l’anarchia alla quale questi bambini sono soggetti.
A questi ragazzini viene chiesto durante i 50 giorni di isolarsi, di vedere film horror e vengono inviati loro video che ritraggono suicidi e gente che si ammazza tra di loro. In poche parole, viene fatta passare loro la voglia di vivere.
Viene innestata all’interno della loro testa l’idea che la vita sia inutile.
Una vera e propria manipolazione, durante la quale i giocatori devono applicarsi dei tagli addosso, svegliarsi alle 4.20 del mattino per andare in cima a palazzi altissimi e disegnare delle balene blu, o condividere sui social immagini che ritraggano la Blue Whale, regole che vengono inviate naturalmente dai prima citati curatori, i quali seguono e accompagnano alla morte questi ragazzi.
Cosa si vince in Blue Whale?
L’ultimo giorno, quello in cui verrà detto al giocatore di trasformarsi nella balena blu, famosa perché ad un certo punto decide di spiaggiarsi e di lasciarsi morire, il ragazzo salirà su un palazzo, il più alto nella sua zona, e facendosi riprendere si lascerà cadere nel vuoto, schiantandosi al suolo.
Così diventerà un esempio per gli altri giocatori, così i curatori potranno godere delle immagini che riguardano l’ennesimo suicidio, così un giovane ragazzo perderà la vita.
Lo scopo degli ideatori del gioco è quello di fare pulizia in una società piena di scarti biologici, questa è la dichiarazione rilasicata da uno creatori che è stato catturato dalla polizia.
Ma forse dovremmo fermarci un attimo prima e pensare a qualcosa di più vero, di più vicino alla realtà:
Vi è mai capitato di vedere un ragazzo di 11 anni con uno smartphone in mano e chiedervi questo che cazzo ci fa con un telefono da 300€ in mano?
L’età minima per iscriversi ai social è di 13 anni. L’età minima per essere portati a togliersi la vita, non esiste.