19 Febbraio 2025 1:59
la buonanotte di rab thegiornale

Airbag

L’odore dell’airbag esploso è assordante. Come può essere un odore assordante?
Non lo so, l’ho scoperto così.
Il cuore batte forte in questo momento, non vedo niente, più niente.

Ho sentito un botto e poi quest’odore forte, dicevo assordante. Perché non sento nulla. Ero al telefono ma ora non lo so, ci sei?

Cerco un attimo di silenzio per capire cos’è successo, cerco il telefono perché in questo momento mi sento come lui, perso nell’abitacolo. Ah, sì. C’è stato un botto. Uno di quelli forti che ti viene in faccia e colora tutto di bianco, stinge.

Inizio a fare a caso alle cose, ecco.
La mano sanguina, ci sono dei piccoli frammenti di vetro che si devono essere infilati lì, tra le nocche. Mi tremano le mani, come faccio poi a scriverti le poesie? Speriamo non sia nulla di grave.
Tremano anche le gambe, sento caldo e non sento niente. Devo fare piano, nei film fanno così.

L’ultima cosa che ho visto è stato il parabrezza diventare identico al ghiaccio sotto ai piedi, crepare in mille pezzi. Mi sento tale e quale, non dico solo adesso. Mi ci sento da un po’ di tempo. Rotto.

Una voce mi chiede se sto bene, vorrei saperti rispondere, non ne sono in grado. Avevo poche sicurezza, guidare bene era tra queste, come sto?
Sono come il parabrezza, dicevo. Infilato tra le nocche, ormai. Che cerco un posto dove schiantarmi per insinuarmi tra il buio, dove non dovrei stare.

Guarda che è colpa tua, continua la voce che ancora non sono riuscito a guardare in faccia. Come stai?

L’odore dell’airbag si sta sgonfiando, ha premuto forte sulle ginocchia. Ho male.
Poi si è concentrato sul volto, sul petto, sulle costole. Sento che mi manca l’aria per respirare. Sento che vorrei piangere ma non ci riesco.
Non piango più e so lo faccio, è sempre in pubblico. Al supermercato o al parco.

Così posso nascondermi dietro una scusa: è l’allergia.

Non sono allergico a nulla. A niente. Sono solo avvolto da questa plastica, quella dell’airbag che ora resta fuori e rovina tutto. Proteggendomi, rovina tutto. Spaccando tutto, avvolge. Disintegrando, tutela.

Le persone, sai? Fanno così.

Ti esplodono in faccia come airbag. Ti scoppiano nel petto e ogni tanto ti rompono le costole.
Quel male lì, esatto. Quello che i sognatori chiamano farfalle nello stomaco.

Mi chiedono se riesco a respirare, quelle voci lì. Che è un hobby così pratico, chiedersi come si sta, respirare.
Un passatempo che ho imparato a scandire bene. Tra un sorriso che diventa appannato e un telefono da ricercare tra i tappetini di un auto andata in mille pezzi.

Non siamo persone, sai?
Siamo airbag che aspettano il momento giusto per esplodere. Ogni tanto capita che dopo un botto il sensore non si attivi, altre veniamo fuori subito. Ci esponiamo così.
Tra le crepe di un parabrezza e non torneremo mai come prima.
Così cerco un disegno in quei vetri rotti, perché mi hai insegnato a cercare il buono anche in questi momenti.
Perché le cose s’aggiustano e l’importante è la salute. Stare bene.

Quindi come stai? Airbag.


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