
“Sono lacrime di gioia. Sono troppo contenta, è stato il giorno più bello della mia vita” – Benedetta Pilato (nuotatrice classe 2005), dopo un quarto posto nei 100m rana, fuori dal podio per un centesimo di secondo.
“Non mi aspettavo di riuscire a fare un’altra Olimpiade. Per i giornalisti magari è brutto sentirsi dire che è bello anche solo partecipare, ma per me lo è stato.” Le parole delle nuotatrice Francesca Fangio, classe 1995, dopo essere stata esclusa nella semifinale.
“Non possiamo soffrire per lo sport, altrimenti le persone non inizieranno più a farlo” – Tommaso Marini, classe 2000, fiorettista.

Medaglia d’oro per il benessere mentale
Negli ultimi anni si presta sempre più attenzione alla cura della salute mentale. Un tabù, che non ha ragion d’essere, sempre più sdoganato grazie alle nuove generazioni. Negli ultimi anni ci siamo trovati a vivere in una società così precaria sotto diversi punti di vista. Una realtà in cui sembra che, se non cogliamo subito un’opportunità, non ci sarà mai una “seconda possibilità”. È una società dove “chi si ferma è perduto”. In questo contesto ci si sente quasi obbligati a partecipare alla grande corsa verso quei traguardi standard. Guardiamo al passato e notiamo le differenze: alla mia età, mia madre aveva già un lavoro, era sposata e aveva un figlio. Questo era lo standard che più o meno tutti seguivano. Oggi non è più così, anzi, i coetanei hanno vite completamente diverse gli uni dagli altri. Al primo posto non c’è più il raggiungimento dello standard imposto e accettabile dalla società. Oggi al primo posto non c’è una medaglia d’oro. Oggi al primo posto c’è il benessere mentale.
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Competizione e benessere mentale: il valore del quarto posto
Le Olimpiadi ci hanno dimostrato questo profondo cambiamento di mentalità (non a caso tramite parole espresse dai ragazzi più giovani in gara.). Per le nuove generazioni non è fondamentale solo “arrivare”, ma farlo prendendosi cura del proprio benessere mentale.
Non siamo ipocriti: a nessuno piace perdere. A scuola, come nello sport o nel lavoro, non vedere i propri sacrifici ripagati con un bel risultato non fa piacere a nessuno. Chiaramente dopo anni di allenamento il sogno di un atleta è quello di finire sul podio. Dopo anni con la testa sui libri uno studente sogna il 110 alla laurea. Ma capire il valore della perdita non significa “accontentarsi”, quanto vedere i fatti da una nuova prospettiva.
“Non sono arrivato sul podio, ma a 16 anni sono già alle Olimpiadi”. “Non ho preso 110 ma ho una laurea importante.” Un traguardo mancato non può vanificare gli sforzi e far perdere di valore ciò che si è raggiunto.

Traguardo non raggiungo o paragone con gli altri?
Non essere fieri di un quarto posto in una gara così importante come le Olimpiadi è come non festeggiare un 7 in matematica perché tutta la classe ha preso 9 (scenario pressoché impossibile, a parer mio, se parliamo proprio di matematica). È come non essere fieri del primo viaggio in aereo solo perché sei circondato da hostess che lo fanno tutti i giorni. Tutti esempi che ci fanno rendere conto che forse non è tanto il traguardo non raggiunto il problema, quanto il paragone con gli altri. Se gli altri ce l’hanno fatta, allora potevo riuscirci anche io. E se non ce l’ho fatta allora sono un fallito.
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Gli atleti di questa Olimpiade ci hanno insegnato tutt’altro. Ci hanno insegnato che competizione e benessere mentale possono coesistere. Non sempre la competizione deve portare allo stress più assoluto e, dall’altra parte, voler prendersi cura del proprio benessere mentale non significa non sentire l’adrenalina della competizione e non mettercela tutta per raggiungere il traguardo.
Concludono quindi l’articolo con una frase di Diana Bianchedi, oro due volte nel fioretto a squadra. Lei racconta che dice sempre a sua figlia che, alle gare, c’è una sola atleta che esce con la medaglia d’oro. «Allora tutte le altre sono pazze? No, è che c’è qualcosa di più, c’è quello che tu hai messo per arrivare lì. Se hai dato il massimo per arrivare lì, sei già cresciuto. Poi sì, la medaglia ti fa entrare nella storia».