4 Maggio 2024
Serie TV e Cinema

C’è ancora domani: il film di Paola Cortellesi

Se volete rivivere un periodo storico di svolta per la società italiana, vi consiglio C’è ancora domani, il film di Paola Cortellesi che, con il suo esordio alla regia, ha dato vita a una pellicola di grande valore culturale che ha superato trenta milioni di euro di incassi.

In questo articolo vi parlerò delle mie impressioni e di quello che mi ha colpita.

Il film ha catturato la mia attenzione: a partire dalle prime scene sono stata risucchiata e catapultata dentro allo schermo. Mi sentivo in apnea, calarmi nei panni della protagonista è stato immediato e le mie aspettative non sono state deluse. Il principio base della narrativa, lo show don’t tell (mostrare, non descrivere), è potente e funzionale perché coinvolge ed emoziona gli spettatori. Il bianco e nero ne rafforza il realismo e la poesia.

C’è ancora domani: i protagonisti

Il film è ambientato a Roma, nel quartiere di Testaccio, durante l’immediato secondo dopoguerra. Delia, la protagonista, lavora sodo per non far mancare nulla in casa. Il marito Ivano, uomo burbero, irascibile e violento, è l’espressione del patriarcato. «È nervoso, ha fatto due guerre». Lo dice lui e lo ripete lei come un mantra per giustificarne la prepotenza. Insieme hanno tre figli, una femmina, desiderosa di studiare, e due maschi, indisciplinati e scurrili. Il suocero, infermo, è anche lui espressione della prepotenza e dell’arroganza maschile. La famiglia ha risposto alla collocazione degli individui: femmine destinate a sposarsi, anzi a sistemarsi, e maschi detentori della propria libertà.

C’è ancora domani è una pellicola di vari generi

C’è ancora domani, a mio parere, è una pellicola in bianco e nero appartenente a vari generi: tragedia, commedia, musical. Anche la scelta delle musiche contribuisce a renderlo speciale.

Un storia raccontata con delicatezza: la violenza viene rappresentata con la danza per esaltarne e condannarne la brutalità. Una cornice che racchiude le vicende di tutte le donne vittime della sopraffazione di un uomo, sia in modo diretto sia indiretto. Anche se alcune non hanno subito violenza fisica, si sono sentite dire: «Non capisci niente, torna a fare il sugo che solo quello sai fare» oppure «Stai zitta, lingua lunga». Il film ci mostra che l’ambiente in cui si è consolidato e si consuma ancora oggi il patriarcato è la famiglia, che diventa spesso teatro di tragedie nascoste.

In alcune scene ho avuto l’impressione di rivedere le sequenze di alcuni film che hanno fatto grande il cinema italiano: Paisà (R. Rossellini, 1946), La notte di San Lorenzo (Paolo e Vittorio Taviani, 1982), Roma città aperta (Rossellini, 1945) La ciociara (Vittorio de Sica, 1960) e Bellissima (Luchino Visconti, 1951).


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Il cast di “C’è ancora domani”

Cast: Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Romana Maggiora Vergano, Emanuela Fanelli, Giorgio Colangeli, Vinicio Marchioni
Regista: Paola Cortellesi
Sceneggiatori: Paola Cortellesi, Giulia Calenda, Furio Andreotti
Durata: 118 minuti

Le musiche:

  • Aprite le finestre – Fiorella Bini
  • Nessuno – MUSICA NUDA di Petra Magoni & Ferruccio Spinetti
  • Perdoniamoci – Achille Togliani
  • A bocca chiusa – Daniele Silvestri
  • M’innamoro davvero – Fabio Concato
  • La sera dei miracoli – Lucio Dalla
  • Calvin – The Jon Spencer Blues Explosion
  • B.O.B. – Bombs Over Baghdad – OUTKAST
  • The little things – Big Gigantic featuring Angela McCluskey
  • Swinging on the right side – Lorenzo Maffia e Alessandro La Corte
  • Tu sei il mio grande amor – Lorenzo Maffia e Alessandro La Corte (Voce Enrico Rispoli)

La composizione delle musiche originali di C’è ancora domani è stata affidata a Lele Marchitelli, autore di LoroThe Young Pope e La grande bellezza di Paolo Sorrentino.

È il film più visto dell’anno perché fa riflettere?

C’è ancora domani tocca svariati tema e offre molti punti su cui riflettere: la violenza di genere, la libertà, l’amicizia, la cultura e pone l’accento anche sull’importanza delle parole. Certi uomini devono sforzarsi di rivedere le parole che usano e gli atteggiamenti consolidati che non hanno ragione di essere. Un film che tutti dovrebbero vedere perché solo attraverso la conoscenza ci si può rendere conto che la prepotenza non è indice di forza, ma di un livello morale basso. Il sessismo interessa tutti i ceti sociali, non dipende dal grado istruzione, ma dalla morale di un individuo.

Qual è il messaggio del film?

Il messaggio che mi porto dentro è che il cambiamento è un percorso difficile e lungo. Fatto di parole, di silenzio e di lotta. Bisogna lavorarci nel nostro piccolo, all’interno della nostra famiglia, perché è lì che si insinua il germe del patriarcato. Mi viene in mente un episodio della mia infanzia: io e mio fratello avevamo un rapporto bellissimo con mio nonno materno. Nonostante la sua dolcezza, un giorno mentre fumava una sigaretta invitò mio fratello a fare qualche tiro. Per me fu spontaneo chiedere di poter provare, per non sentirmi esclusa, ma la risposta fu: «Tu non puoi perché sei femmina!».

Sdegnata, cominciai a domandarmi perché una donna debba stare dietro a un uomo e non accanto e mi resi conto di quanto le parole possano pesare, ma non mi feci piegare. Il risultato fu che anche io riuscii a fare due tiri insieme a loro. La mia piccola protesta ebbe successo, però quell’esperienza mi fece aprire gli occhi e compresi che non sarebbe stato facile diventare grande nei panni di una donna.


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La Resistenza delle donne ci dice che “C’è ancora domani

Il film è ambientato in un periodo storico di svolta culturale per le donne che, per la prima volta in Italia, sono chiamate al voto: il 2 e il 3 giugno del 1946, infatti, le donne si fanno largo nei seggi elettorali. Il voto diventa l’acquisizione di un diritto inalienabile e la prospettiva di cambiamento.

Il film pur essendo ambientato nel secondo dopoguerra si traspone nell’epoca contemporanea: il senso del potere e la prepotenza che le donne subiscono ogni giorno è attuale. Noi, però, siamo le figlie delle donne che hanno fatto la Resistenza, a noi spetta il ruolo di difendere quanto conquistato e di porci come alleate e non antagoniste degli uomini.

Un libro interessante su questo argomento è La Resistenza delle donne, di Benedetta Tobagi, vincitrice del Premio Campiello 2023. L’autrice ci invita a riflettere e a raccogliere l’eredità delle nostre antenate che infondo ci dicono che C’è sempre domani.

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Carla Pisu

BIO Sono nata a Cagliari il 3 settembre del 1972. Vivo a Grosseto dal 2003, ma le mie radici sarde sono ancora robuste e attendono di essere ricollocate nel loro habitat naturale. Cucino, impasto, mangio, osservo, fotografo, leggo, scrivo, ballo. Il mio pregiudizio: quello verso il pregiudizio. Mi piace immaginare la diversità come una gabbia in cui rinchiudere chi non ha rispetto dei diritti altrui.

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