Questo curioso titolo, “Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore“, è il titolo del primo romanzo di Susanna Casciani. Il libro parla della fine di una storia d’amore.
La scrittrice l’ho conosciuta grazie a questo libro ed è diventata subito una delle mie scrittrici preferite, anzi la mia scrittrice preferita, grazie al suo secondo romanzo “Sempre d’amore si tratta“.
Incubi e Sogni che giocano a fare l’amore
Il libro
Mi ricordo ancora la prima volta che l’ho visto in libreria. Dovevo partire per un weekend in Liguria con una mia amica. Essendo arrivata prima alla stazione Porta Nuova avevo deciso di ingannare l’attesa entrando in libreria, giusto per cambiare.
Mi aveva subito colpito per il titolo a dir poco particolare e perché la protagonista ha il mio stesso nome, Anna. Eppure non lo comprai, non so il perché, per poi pentirmene qualche giorno dopo. Un classico per me, anche se con il tempo ho imparato a fidarmi di più del mio istinto.
La trama di Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore
La storia inizia con la fine della storia tra Anna e Tommaso, anzi sarebbe meglio dire che è Tommaso a lasciare Anna. Non è la prima volta che Anna si trova in una situazione del genere, ma questa volta la decisione di Tommaso le sta stretta, perché in quella storia ci aveva creduto veramente, aveva creduto veramente che potesse funzionare.
Insieme alla protagonista, in una sorta di diario, ripercorriamo ogni sensazione e ogni giorno dopo la separazione. Apprendiamo com’è iniziata la loro storia, come tutto sembrava perfetto e come tutto, alla fine, si sia spezzato. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, per un anno, accompagniamo Anna nella ricerca di un nuovo equilibrio. Tommaso, invece, che fa? Ritornerà o non ritornerà? E se ritornerà, cosa succederà? Si rimetteranno insieme oppure no?
L’invenzione di noi due: il per sempre esiste?
Ottima terapia per cuori spezzati
Questo libro è un’ottima terapia alla fine di una storia d’amore. Ampiamente testato dalla sottoscritta che l’ha riletto per ben tre volte, la prima volta e altre due volte alla fine di due e ben diverse storie d’amore. É un ottimo balsamo per un cuore un po’ ammaccato.
Tu ringrazia, ringrazia tutti quelli che ci sono stati e che per un po’ ti hanno reso felice. Anche se non ce l’hanno fatta a rimanerti accanto. Non odiarli. Siamo deboli, siamo così deboli e fragili che ci è impossibile non ferirci a vicenda. “
Non mettere in un ripostiglio il cuore
Quando finisce una storia d’amore, è la prima cosa che vorremo fare tutti: mettere il cuore da qualche parte e lasciarlo là, per evitare di soffrire. Vorrebbe dire, però, vivere a metà. Che senso ha, per paura di soffrire, non amare più veramente? Che senso ha scegliere quelle storie, che se finiscono, sai già che ne uscirai più facilmente indenne rispetto ad altre? Una vita a ribasso di sentimenti, per non scottarsi nuovamente.
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“Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore” è un bellissimo inno a non arrendersi, a non smettere di credere all’amore con la A maiuscola solo perché siamo stati delusi, solo perché non è andata come desideravamo. É un inno a non aver paura di soffrire nuovamente. Per evitare di soffrire, infatti, rischiamo di non amare più e, quindi, di non vivere più veramente.