Evitati, amati, incompresi, osservati, tutti quanti prima o poi abbiamo avuto modo di incontrare gruppi di giovani ragazzi intenti a promuovere svariati progetti umanitari. Chi sono i dialogatori realmente? Vi parlerò di una professione dibattuta, ovvero quella del dialogatore.
Una professione controversa
Il termine potrebbe apparire nuovo, ma in realtà si tratta della versione italiana del termine inglese promoter. A dire il vero, il termine promoter a volte è riduttivo e fuorviante per identificare la professione del dialogatore, in quanto potrebbe metterne in risalto una mera declinazione di marketing a scapito della componente umana. Questo articolo nasce da una conoscenza approfondita dell’ambiente e da un confronto profondo con i ragazzi che negli anni hanno trascorso molte delle loro giornate accanto a uno stand, con l’obiettivo di difendere e diffondere un ideale.
Mi è capitato di sentirla descrivere nelle maniere più disparate e variopinte. C’è chi prova rispetto e ammirazione verso le nuove generazioni che si prestano alla difesa di importanti ideali, mentre altre personalità guardano spesso a quei ragazzi con sdegno o sufficienza appellandosi a ipotetici sistemi di sfruttamento giovanile o di business efferato nei loro confronti. Chi sono i dialogatori?
Uno sguardo più profondo sui dialogatori
Da ex dialogatrice, cosciente delle diverse narrazioni che hanno sempre descritto la mia professione passata, sento che sia giusto condividere anche il lato più vero e positivo di questo ambiente. Spesso, è possibile imbattersi in articoli, opinioni o descrizioni volti a denigrare questo lavoro e ad accusare chi lo esercita, o chi lo “gestisce” di ingenuità, fallacia, truffa o addirittura insussistenza. Il mio intento, invece, è quello di condividere una testimonianza reale e vissuta che possa sottolineare qualcosa di vero e positivo a partire da quali sono le motivazioni che spingono alcuni giovani a intraprendere tale percorso.
Durante la mia esperienza lavorativa ho conosciuto tanti ragazzi che, come me, si sono imbattuti in un annuncio online per la posizione di dialogatore e hanno scelto di misurarsi con quel lavoro sconosciuto. Al termine del mio percorso posso confermare che gli anni trascorsi al banchetto sono stati, dal punto di vista umano tra i più formativi nella mia vita. Un lavoro che richiede di ritrovarti a contatto con svariate tipologie di persone al fine di perseguire un ideale può insegnare molto su comunicazione, comprensione e rispetto reciproci. Può aprire orizzonti conoscitivi su una miriade di realtà, esperienze e nuove e diversificate e consente un percorso di crescita e maturazione umana che, a mio parere, solo poche altre realtà possono vantare.
Tutto ciò senza dimenticare che le persone che è possibile incontrare nei banchetti autorizzati e certificati sono coscienti e consapevoli di ciò che stanno facendo. E del sistema nel quale sono inserite e in cui hanno scelto di lavorare, poiché sanno di ritrovarsi in un sistema onesto e funzionale per l’avanzamento e la tutela dei progetti che hanno deciso di supportare.
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Chi sono le persone che scelgono di diventare dialogatori
La mia esperienza mi ha fatto conoscere giovani studenti che hanno compiuto questa scelta lavorativa per sfidare sé stessi a uscire da una zona di comfort, altri che lo hanno fatto per lavorare su alcune resistenze a livello sociale e altri perché nutrivano il desiderio di contribuire in maniera attiva a un ideale umanitario o ambientale. Non ho conosciuto solo giovani studenti universitari impegnati nel lavoro davanti al banchetto.
Molte delle colleghe e colleghi con cui ho avuto l’onore di lavorare erano madri e padri di famiglia, o persone adulte con un ideale di rivalsa per la propria vita e il desiderio di lavorare per dar forma a qualcosa di positivo e concreto. Ho conosciuto e lavorato accanto a persone adulte che si univano a noi dopo il proprio orario d’ufficio. Persone volenterose di comunicare a tu per tu con la gente, al fine di condividere un proprio ideale e cercare un confronto con persone portatrici di prospettive anche differenti dalle proprie.
Credo che anche questo sia un aspetto fondamentale di una professione come la nostra, in un mondo che oggi sembra voler portare gli individui verso un auto isolamento e a una gelida chiusura ermetica e totalizzante sulle proprie convinzioni, incentivando a guardare con sdegno e sospetto prospettive differenti dalla propria.
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Cosa fare da oggi se incontrerai i dialogatori in strada
Conoscili. Non mordono. Potrà essere di sicuro un’esperienza arricchente e magari potrai sporgerti anche tu verso un ideale che non conoscevi e partecipare alla sua realizzazione.
Solo in un’occasione mi sono interfacciata con una realtà di puro marketing e ammetto che non è stata un’esperienza tanto piacevole. Proprio per questo, però, ci tengo a sottolineare che quella non rappresenta l’unica realtà in cui questo lavoro viene svolto. Voglio anzi confermare che nella maggior parte dei casi i dialogatori si dimostreranno persone aperte, rispettose e convinte del significato dell’attività che stanno svolgendo e ve ne accorgerete proprio parlando con loro, quindi siate gentili. Di fronte a voi avrete persone che hanno scelto consapevolmente di mettersi in gioco per perseguire, difendere e diffondere un ideale.