17 Gennaio 2025 7:55
perché postiamo sui social TheGiornale

Perché postiamo sui social? È la domanda del nostro secolo, assieme a “perché guardiamo Temptation Island?“. Immaginate di essere al matrimonio del vostro migliore amico. O migliore amica, insomma, poco importa. Tutti gli invitati sono seduti ai tavoli, tutti emozionati. Un nuovo capitolo si sta per aprire per la felice coppia di sposini che, in questo preciso istante, è in piedi. Lui sta recitando un discorso che con ogni probabilità ha imparato la sera prima. Alla fine applaudono tutti. E voi siete lì, in mezzo a quello scrosciare di applausi, ma non avete sentito una parola di ciò che è stato detto.
La ragione è che eravate troppo impegnati a scattare la foto degli agnolotti al plin al burro e salvia perfetta per Instagram. Hashtag #WeddingDay. Ah, come faccio a saperlo? Forse perché poi ci siamo fatti anche un selfie insieme.
Dai, sedetevi comodi che oggi parliamo del perché postiamo sui social in qualunque momento e lo riteniamo anche normale.

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Perché postiamo sui social a tutte le ore?

Da quando esistono i social network, quindi da circa vent’anni a questa parte, siamo sempre stati incoraggiati a condividere le nostre vite online. Da un semplice “hei, ciao, a cosa stai pensando?” su Facebook, siamo arrivati alla condivisione di foto e pensieri istantanei, balletti, video informativi e molto altro. Condensare in questa sede anni di evoluzione di content creation diventa davvero complicato. La verità è che i social media sono diventati una parte integrante delle nostre vite, sia di chi posta contenuti in maniera attiva sia di quelli che dicono “no ma io li uso solo per guardare”. Perché postiamo sui social e facciamo sapere a tutti quello che stiamo facendo?

Postiamo per il bisogno psicologico di piacere a tutti

L’uomo è un animale sociale che ha un bisogno innato di stare con i suoi simili. In altre parole, ha bisogno di appartenere a un gruppo e di piacere agli altri. Noi pubblichiamo sui social proprio per rispondere a questa primordiale esigenza. Da una parte postare sui social ci permette di mantenere le connessioni col gruppo che già abbiamo: oggigiorno capita sempre più spesso di trasferirsi in una città diversa da quella di origine, o che magari siano i parenti e gli amici a cambiare città, Paese, continente. Certamente i social ci aiutano a rimanere in contatto più facilmente rispetto al passato.
Tuttavia bisogna essere onesti con se stessi: quante volte postiamo per rimanere in contatto col lontano cugino che oramai vive a tre ore di fuso orario da noi e quante per solo e semplice ego?

Suvvia, ammettiamolo. Postare i nostri pensieri e le foto della nostra quotidianità (solo le parti che fanno engagement, però), ci permette di far vedere che apparteniamo a un certo gruppo sociale, facciamo determinate cose, aspiriamo a un certo status. D’altronde, secondo la stessa logica per cui un albero che cade nel bosco ma nessuno lo sente non fa rumore, allo stesso modo se facciamo esperienze costose, ma nessuno le guarda, non hanno davvero valore.

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Abbiamo bisogno di quei cuori rossi, di quell’approvazione costante. E sovente nascondiamo questa fastidiosa verità con il “no, ma io condivido la mia esperienza”. Ed è davvero così, però intanto invidiami per favore.

Come esseri umani, abbiamo tutti, nessuno escluso, una forte necessità di approvazione. I “like”, i commenti e le condivisioni non sono altro che un feedback positivo. Quando un post riceve molto apprezzamento, anche la nostra autostima aumenta, creando un ciclo di gratificazione che ci spinge a ripetere questo comportamento nel futuro.

Postiamo sui social per esprimere noi stessi

C’è da dire che oggi i vari social media presenti sul mercato ci consentono di esprimerci come meglio crediamo, che sia in forma scritta, con pochi caratteri, con tanti caratteri, con foto, video, caroselli, musica e molto altro. I social media diventano quindi un potente canale di espressione, attraverso i quali possiamo esprimere la nostra personalità.

Secondo Psicologi News, l’espressione di sé è una forma di autoaffermazione: postare contenuti ci permette di essere visti e ascoltati in un mondo sempre più competitivo e affollato.

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In effetti, attraverso ciò che pubblichiamo costruiamo e comunichiamo la nostra identità. Questo vale sia per aspetti più personali, come la scelta di postare determinate foto, compresi i momenti intimi, sia per aspetti più pubblici, come condividere opinioni su tematiche sociali o politiche. In qualche modo, tutto concorre alla costruzione di una narrazione personale, uno storytelling della nostra persona, che, se fatto bene, può portare alla creazione di un vero e proprio personal brand.

Tra l’altro è affascinante come la proliferazione di social media diversi per fini e funzioni ci permette di spalmare la nostra narrazione e declinarla a seconda dei contesti, proprio come facciamo nella vita reale. Se Instagram è la piazza del paese, dove si va vestiti di tutto punto, LinkedIn è la sala break del nostro ufficio, TikTok è la nostra camera da letto. Senza scomodare il mio amatissimo sociologo Goffman, sui social, come nella vita reale, indossiamo delle maschere a seconda del contesto in cui ci troviamo.

Perché ci serviamo dei social per costruirci un’identità

I nostri account sui social media spesso rappresentano una versione idealizzata della nostra vita. Quando pubblichiamo, scegliamo attentamente cosa mostrare e come mostrarlo. Questo comportamento è assimilabile al concetto giornalistico di “gatekeeping“, ovvero un’operazione di filtraggio delle informazioni al fine di creare una narrativa che riflette solo ciò che vorremmo che gli altri vedano.

Ad esempio, qualcuno potrebbe condividere solo foto di momenti felici, evitando di mostrare difficoltà o fallimenti. Questa tendenza può portare a una pressione sociale per apparire sempre perfetti e felici.


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Sui social è bello ciò che piace… all’algoritmo

Rispetto all’apparire sempre perfetti sui social, occorre, secondo me, fare una precisazione perché non è proprio così semplice. Nel 2024 abbiamo assistito, specialmente grazie a social come TikTok, alla proliferazione di contenuti che mostrano le persone piangere e disperarsi per i motivi più disparati. Troviamo video di persone che si riprendono mentre stanno per essere licenziate, che si riprendono in momenti di forte stress e burnout, dopo la morte di una persona cara o di un animale domestico.

Tutto questo mi fa pensare che l’epoca dei social che prediligeva la condivisione di contenuti sempre perfetti e patinati è ufficialmente finita. Ora le persone ricercano i contenuti che riflettono le loro frustrazioni, le loro paure più profonde. Perché postiamo sui social anche per questo, per connetterci con chi soffre come noi.
Attenzione però: questo non vuol dire che condividiamo quello che ci va. No, questo vuol solo dire che condividiamo i contenuti che piacciono all’algoritmo e che in qualche modo vengono spinti maggiormente. Dopotutto, non è bello ciò che non piace… all’algoritmo.

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Creatori di contenuti o fruitori? La sostanza non cambia (di molto)

Sopra ho accennato alla presenza di quella fetta di utenti che magari hanno un account social su social media differenti, ma che non postano. Ecco, magari ora vi domanderete: loro sono esenti dalla dinamiche sopracitate? A loro non interessa piacere, non interessa connettersi, neanche col cugino che ora vive al Polo Nord e ha per amica solo una foca? (allora, intanto salutiamo questo fantomatico cugino, beato tu).

Comunque, in realtà sì, interessa anche a loro. Anche questi “osservatori silenziosi” non sono esenti dal voler sentirsi parte di qualcosa. Innanzitutto, come tante cose digital, anche questo comportamento ha un nome tecnico ed è “lurking“. I lurker, se vogliamo chiamarli così, sono coloro che fruiscono dei contenuti in maniera passiva, senza mai interagire. Questo comportamento potrebbe, però, essere dettato anche dalla vergogna, dalla pressione per “non sentirsi all’altezza” degli altri, perché magari si pensa di non avere niente di così cool da mostrare. Insomma, perché postare sui social se non si ha niente di bello da dire.

C’è però da dire che a volte gli utenti, specialmente su piattaforme di intrattenimento come YouTube, non postano attivamente ma commentano spesso i video dei loro creator preferiti, proprio al fine di sentirsi parte integrante della loro community.

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Perché postiamo sui social… spiegato in breve

Ricapitolando, tra i motivi per cui postiamo sui social media troviamo:

  • il bisogno psicologico di appartenere a una comunità ed essere accettati
  • la necessità di esprimere noi stessi
  • il bisogno, collegato ai punti precedenti, di creare una narrazione della nostra vita, declinata su social diversi e con fini diversi

E tu perché posti sui social? Ma soprattutto, hai un cugino al Polo Nord che vive con una foca? Scrivicelo nei commenti! E se sì, salutalo e invitalo a condividere questo articolo.

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