9 Maggio 2024
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L’intelligenza artificiale può essere creativa?

Con il lancio di Chat GPT, non si fa altro che parlare di intelligenza artificiale, soprattutto se applicata a mansioni che richiedono una certa dose di creatività. Fra le professioni nel mirino, ci sono certamente quella di articolista, copywriter, giornalista e tutti quei lavori che richiedono un buon uso dell’immaginazione.

In effetti, l’AI sarebbe perfettamente in grado di creare: romanzi, quadri, immagini, canzoni e persino la birra. L’intelligenza artificiale può essere creativa? E se sì, chi è l’artista? L’essere umano che scrive i prompt o la macchina che elabora? Vediamolo insieme.

può l'intelligenza artificiale essere creativa?
Fonte: Pexels

Tutti pazzi per l’intelligenza artificiale

Prima del lancio di Chat GPT, avvenuto il 3 novembre 2022, sembrava che il tema dell’intelligenza artificiale fosse un argomento che stuzzicava le fantasie dei nerd e di pochi altri. Ora, invece, pare che tutti siano interessati al fenomeno e che, anzi, in molti ne siano anche esperti. Io di sicuro non mi intendo del tema a livello tecnico, ma siccome ho studiato (e lavoro nella) Comunicazione, non ho potuto ignorare l’argomento. In particolare, di fronte ai migliaia di contenuti creati da Chat GPT e non solo, mi sono chiesta: l’intelligenza artificiale può essere creativa?

Per rispondere a questa domanda, occorre fare prima un passo indietro. Preparatevi perché ci aspetta una specie di matrioska di domande alle quali tenteremo di dare una risposta. Innanzitutto partiamo con il primo, fondamentale quesito.

Che cos’è l’intelligenza artificiale?

Dare una definizione univoca di “intelligenza artificiale” non è banale come può sembrare. Partiamo dalla definizione fornitaci dall’Enciclopedia Treccani, secondo cui l’AI è “la disciplina che studia in che modo si possano riprodurre i processi mentali più complessi mediante l’uso di un computer“. Secondo Stuart Russell e Peter Norving, scienziati e docenti universitari, autori del celebre volumeArtificial Intelligence: A Modern Approach“, la definizione di intelligenza artificiale varia a seconda che il focus sia sul processo di pensiero e di ragionamento o sul comportamento. Altre definizioni ancora pongono l’accento sul rapporto uomo-macchina, sottolineando come l’intelligenza artificiale rivoluziona l’approccio umano alla tecnologia.

A questo proposito, si parla di intelligenza artificiale forte e intelligenza artificiale debole:

  • nel primo caso, le macchine sarebbero in grado di replicare perfettamente gli schemi del ragionamento umano. Questo vuol dire che sì, l’intelligenza artificiale potrebbe, almeno in via teorica, sviluppare una coscienza di sé. A oggi, però, non esistono ancora IA operanti di questo tipo;
  • nel secondo caso, invece, l’intelligenza della macchina sarebbe in grado di svolgere compiti molto complessi, ma senza riuscire a cogliere la complessità dell’insieme;

Un’altra definizione interessante viene direttamente dall‘Unione Europea, la quale definisce l’IA come “l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività”.

Ora vediamo di rispondere alla domanda successiva…

Ma l’intelligenza artificiale può davvero creare arte?

Per rispondere a questo interrogativo, occorre prima avere ben chiaro che cosa si intende per “arte”.

Definire questo concetto è molto complesso e i trattati sul tema si sprecano. Tuttavia, per farla semplice, possiamo prendere di nuovo la definizione offertaci dall’Enciclopedia Treccani, secondo cui l’arte sarebbe “ogni capacità di agire o di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati“.

Questa “capacità di agire o produrre” deriverebbe dalle esperienze, ma non solo: un grande ruolo in questo senso lo gioca la creatività. E allora la domanda che sorge spontanea è: che cosa vuol dire essere creativi? Anche in questo caso, la risposta è tutto fuorché ovvia, ma proviamoci…

Che cosa vuol dire “creatività”?

Albert Einstein ci direbbe che “la creatività è l’intelligenza che si diverte”, il che mi sembra anche abbastanza azzeccato. Tuttavia, senza voler scomodare fisici geniali o altri studiosi della psiche umana come Bruner o Freud, limitiamoci a dire che la creatività è una forma di intelligenza umana.

Semplificando molto, potremmo prendere per buona la definizione di creatività tale per cui “essere creativi” vuol dire:

  • trovare nuove idee o soluzioni nuove
  • combinare gli elementi di cui siamo in possesso per produrre qualcosa di nuovo
  • risolvere problemi in modo originale
  • migliorare ciò che già esiste

Senza contare che, come viene spiegato molto bene in questo articolo di Injenia, la creatività è certamente la capacità di produrre innovazione, ma tale innovazione deve in qualche modo godere di un riscontro sociale. In poche parole, per essere considerata creativa, un’opera o una soluzione, dev’essere riconosciuta come tale dalla sua comunità di appartenenza.

Tuttavia, io credo che ancora manchi un ingrediente fondamentale, che è un po’ forse la prima cosa che ci viene in mente quando pensiamo al concetto di creatività, ovvero la fantasia. E infatti, non vorrei risultare monotona, ma anche la Treccani in questo caso mi dà ragione.

L’intelligenza artificiale è anche un’intelligenza creativa?

In un certo senso, si potrebbe pensare che l’Intelligenza artificiale possa essere creativa. Infatti, l’IA risulta capace di generare immagini inedite, elaborare dati per poi restituire soluzioni nuove, scrivere romanzi e poesie… e la lista potrebbe continuare.

Se prendiamo per buono l’elenco puntato qui sopra, la risposta non potrà essere altra che sì, in quanto l’Intelligenza artificiale è in grado, a oggi, di fornire le soluzioni nuove a partire da elementi già preesistenti.

Un esempio di immagini create da IA divenute virali di recente sono quelle realizzate da Midjourney su prompt del creator digitale e docente di Corporate reputation Matteo Flora, create in risposta alla campagna finanziata dal Ministero del Turismo “Open to meraviglia“:

open to meraviglia intelligenza artificiale
Una delle immagini prodotte dall’Intelligenza artificiale in risposta alla campagna “Open to meraviglia

Guardiamo ancora questa immagine, elaborata dal software di Intelligenza artificiale Dall-E 2:

Kermit Munch intelligenza artificiale creativa
‘Kermit the frog painted by Munch’, creata da Floris Groesz con Dall-E | fonte: TheGuardian

In questo caso, Dall-E ha preso la celebre rana dei Muppet, Kermit, e l’ha resa parte di un quadro basato sullo stile di Munch, dando origine a qualcosa di inedito. O no?

Tuttavia, c’è chi ribatte affermando che l‘Intelligenza artificiale elabora sì dati, ma solo perché prima un programmatore ha creato un algoritmo adatto a permetterlo. In questo caso, l’algoritmo opera secondo le logiche imposte dal programmatore stesso, dunque al massimo, il vero creativo sarebbe proprio quest’ultimo.

Altra cosa fondamentale, la creatività dell’Intelligenza artificiale – se è vero che esiste un barlume di creatività – è generata interamente dal calcolo matematico. E se anche voi come me avevate brutti voti in matematica, allora saprete molto bene che la matematica e la fantasia non vanno molto d’accordo.

Intelligenza artificiale e copyright

Prendiamo questa immagine qui sotto:

l'intelligenza artificiale può essere creativa

Come forse avrete immaginato, si tratta di un’immagine creata dall’Intelligenza artificiale di Canva, la quale ha elaborato ciò che vedete sopra a partire dal mio generico prompt (ovvero il comando di cosa fare): “aperitivo a Roma”.
Ora, siamo tutti d’accordo che si tratta di un input davvero molto generico, che lasciava spazio a moltissime possibilità creative. Io non ho inserito, infatti, né il nome di un cocktail specifico né alcun riferimento a quartieri o monumenti precisi. L’Intelligenza artificiale ha dunque “pensato” di restituirmi l’immagine sopra, che ricrea (seppur non perfettamente) quello che dovrebbe essere un calice di prosecco (credo io) con il Colosseo come sfondo.
Chi è, dunque, l’autore dell’immagine? Io che ho scritto il prompt, seppur banale e generico, o l’IA?

Intelligenza artificiale vs essere umano: chi è il vero creativo?

A questa domanda, l’USCO (lo United States Copyright Office) non ha dubbi a riguardo (o quasi). Infatti, secondo tale autoritàle macchine e gli algoritmi di intelligenza artificiale generativa non possono essere considerati come autori e i loro risultati non sono protetti da copyright”. Come si legge nell’articolo Copyright e diritto d’autore, anche in Italia si addotta questa linea, come tra l’altro ribadito anche dalla Corte di Cassazione. In linea di massima, dunque, verrebbe da rispondere che la sola e unica autrice del capolavoro qui sopra sono io.

In particolare, come si legge in un articolo pubblicato da Wired Italia, a oggi, sia in Europa sia negli Stati Uniti, la completa autorialità dell’output restituito (che sia un’immagine, come in questo caso, ma anche un testo, una poesia ecc…) si attribuisce interamente alla mente umana.

La questione, comunque, continua a essere al centro di dibattito, soprattutto in quanto da essa, si originerebbero tante altre domande. Per esempio, come riporta un articolo del Sole24ore, alcuni artisti avrebbero chiesto di capire se effettivamente l’Intelligenza artificiale è in grado di copiare le opere e, se sì, fino a che punto può prendere spunto prima di arrivare al plagio.

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In definitiva, può l’Intelligenza artificiale diventare un artista?

Dunque, fino a ora abbiamo analizzato i concetti di Intelligenza artificiale, Arte e Creatività e siamo giunti alla conclusione che… già, a quale conclusione siamo giunti? L’Intelligenza artificiale può essere creativa o no?

No. O meglio, non nell’accezione artistica del termine. È vero: l’Intelligenza artificiale a oggi può elaborare miliardi di informazioni a partire da un prompt semplice come “aperitivo a Roma”, può vagliare tutte le immagini disponibili riguardanti il tema e creare una vagamente originale, nel senso che non restituisce un’immagine già creata in precedenza. Inoltre, se è vero che già a oggi distinguere un’immagine creata da un’intelligenza artificiale può risultare davvero difficile in certi casi, il metodo creativo alla base è totalmente diverso da quello impiegato dall’uomo: in primis, infatti, manca del tutto l’elemento della fantasia, ma anche l’ispirazione e la motivazione che contribuiscono a vita all’immagine. Per adesso, per quanto potenti siano, le intelligenze artificiali agiscono solo su input umano, il che vuol dire che non sono consapevoli di ciò che stanno creando.

L’Intelligenza artificiale è perfettamente capace di ricreare quadri, ma non opere d’arte. Il computer, infatti, non ha molto banalmente il bagaglio di esperienze vissute dall’essere umano, non prova sentimenti, non elabora emozioni, ma dati. Potrà anche battere il test di Turing, ma non sa niente del senso di infinito che provò Leopardi guardando la siepe e l’ermo colle o dell’inquietudine dell’anima provata da Van Gogh mentre dipingeva la sua Notte stellata.

La Notte stellata di Van Gogh
Notte stellata (1889) – V. Van Gogh

In definitiva, dunque, per quanto le immagini che ci restituisce Midjourney siano d’impatto ( su quelle di Canva ancora c’è da lavorare), non si tratta ancora di opere d’arte. E forse non lo saranno mai (ma chi può dirlo?).

In ogni caso, non vi cederò mai i diritti dell’immagine del prosecco davanti al Colosseo. Però vi avevo attirato con la birra creata dall’Intelligenza artificiale: se volete, qui potete saperne di più.

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