Una carriera breve ma intensa quella di Robert Mapplethorpe, eclettico artista che ha contribuito in maniera determinante a diffondere in tutto il mondo una fotografia dal sapore ellenico nel frenetico edonismo degli anni ’80.
Con un po’ di immaginazione, si riesce quasi a percepire il sudore che striscia sui corpi dei soggetti immortalati, a sentirli respirare. E’ questa la sensazione che mi ha immediatamente colpita osservando le fotografie dell’immenso Robert Mapplethorpe, nella sua terza personale in esposizione fino al 20 aprile 2019 presso la Galleria Franco Noero a Torino.
Una mostra poliedrica e variegata, che rispecchia pienamente un’espressività grezza ma al contempo delicata, che ci prende per mano, accompagnandoci in un viaggio sensoriale attraverso la prospettiva del fotografo.
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Nei i suoi scatti Mapplethorpe ci trasmette tutta la sua trascinante curiosità, dettata da quell’ ambiente stimolante ed eccentrico che era il panorama Newyorchese degli anni ’70 e 80′.
L’omosessualità di Mapplethorpe che rompe gli schemi
Una costante nelle sue composizioni sono le rappresentazioni di nudo omo-erotico, con uno slancio ben delineato visibile unicamente nei lavori dedicati alla culturista Lisa Lyon, sua musa. Il rapporto di Mapplethorpe con la propria sessualità è stato piuttosto controverso, in particolar modo nei primi anni della sua giovinezza.
Dopo un’intensa e travagliata storia d’amore con Patty Smith, all’epoca solo un’aspirante poetessa, giovane e spiantata, a caccia di sogni nella Grande Mela, Mapplethorpe ha esternato pienamente tutti i caratteri della sua omosessualità latente, regalandoci un’artista dall’impeccabile raffinatezza, che è riuscito a trasformare concetti spinosi quali la pornografia ed il sadomaso in finissima arte contemporanea, sdoganandone per sempre i tabù nel mondo dell’arte.
Robert Mapplethorpe in Italia
La mostra è ospitata all’interno di uno spazio tipicamente post-industriale come quello della Galleria Franco Noero, allo scopo di riportare i visitatori nella dimensione di lavoro del fotografo, che ha concepito gran parte della sua intera produzione in studio.
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La sinuosità dei corpi che ammiriamo come da una vetrina, la totale assenza di ritocchi pre e post shooting e l’utilizzo squisito del bianco e nero avvolgono l’attenzione, completando la sua opera catartica.
La mostra è visionabile a Torino presso la Galleria Franco Noero, in via Mottalciata, 10/b.