Rotula
Sta storia delle ossa mi ha sempre fatto strano. Ste cose che stanno dentro, che ogni tanto scricchiolano o che se cadi si rompono. Nascoste sotto, capaci di tenere in piedi tutto. Forse la più simpatica è la rotula.
Lei sta lì, sporgente. Lega tutto, femore e tibia. Comunica, su alcuni articoli scientifici viene spiegato così il suo funzionamento. Ci permette di camminare, correre, stare in piedi, seduti. Fa un sacco di cose sta rotula, ma deve stare lì. Nella sua sede, nel suo spazio. Altrimenti il suo funzionamento cessa d’esistere.
Cioè, se lei si rompe le scatole di star lì, o chessò se ne va a puttane, tutte le nostre funzioni motorie legate agli spostamenti vanno a farsi fottere.
Ed è pure simpatica, viene definita come osso sesamoide perché assomiglia ad un seme di sesamo. L’anatomia è strana, la rotula pure, quanto possa muoversi il cuore ancor di più.
Gli anagrammi sono simili, ci hai mai pensato?
Sono simpatici, compongono parole dentro al parole. Stanno dentro anche loro, si nascondono finché Tiziano Ferro non ci dice che notizia è l’anagramma del suo nome.
Certi anagrammi non stanno in piedi, come noi senza la rotula. Ad esempio, l’anagramma di amore è amerò, ma senza quell’accento il gioco non funziona. L’anagramma di amare invece sta nella sua sede, composto. In una marea di anagrammi usciti male, l’amore si fa amare.
Mi è sempre piaciuto giocare con le parole, farle comunicare come la rotula si diletta a fare con il femore e la tibia. Mi piacciono un sacco gli anagrammi per lo stesso modo complesso di comunicare altro dentro qualcosa di già definito.
Lo spazio che occupiamo dentro le persone delle volte è minimo.
Vedila così, tu sei un’anagramma, o meglio la mia rotula.
Ed io sto lì, a cercare di sperare che non si spezzi ancor di più.
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