Connubio perfetto
Hai presente quando una voce stupenda incontra per caso un pianoforte? Immagina le nostre labbra come fosse tali, strumenti nati per essere funzionanti come solisti, perfetti per essere uniti. Il connubio perfetto, la tua lingua, le mie ferite.
Non saprei com’altro descriverlo, quell’effetto lì. Perché ci sono spazi bianchi che una voce da sola non può colmare. Ci sono dentro di me tanti scogli e tu non ci sbatti contro, li accarezzi, li trasformi in sabbia, tu sei il mare.
Tutti noi abbiamo un posto sicuro dove nasconderci. Abbiamo un sogno per cui spendere la nostra esistenza, per continuare a crederci. Ed è così, anche se in molti si perdono lungo la strada. Questa volta mi devo essere perso anch’io. Fermo a guardare il paesaggio, a cercare il mio Dio.
Perché una strada che non porta da nessuna parte viene definita cieca. Come quando continui ad avere paura, ma il motivo nessuno te lo spiega.
La paura, sconfitta dal coraggio delle tua mani, intrepide nell’accarezzarmi. Senza sosta, capaci di superare ogni divieto. Ed il mio cuore è farina, ed i tuoi occhi sono lievito. Ingredienti, come lacrime salate che sposano dolci sorrisi, forse siamo solo questo.
Così ho capito cosa significhi essere un connubio perfetto, restando però convinto che la perfezione voglio lasciarla solamente a chi non è disposto a vivere. Di perfetto ci voglio solo trovare la tua voce, messa lì a placare la musica del mio cuore. Voglio metterci dentro ogni stonatura, come in un dipinto, ogni nostra sbavatura.
Sai dove si ferma il sole? Dicono dove finisca il Pacifico, certe volte l’Indiano. Invece, sai dove comincia la luna? Secondo me, dove comincia un tuo bacio, a battezzare come sciocca ogni mia paura.
Allora ti dedico questo, stanotte, il connubio perfetto di una poesia che tale non è, come una pistola, senza sicura.
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