29 Marzo 2024
Libri in Circolo

Norwegian Wood: l’umanità di Murakami nero su bianco

Norwegian Wood – Noruwei no mori è il romanzo rivelazione di Murakami Haruki. Definito”anti-patriottico” per antonomasia data la sua predilezione per la letteratura straniera contemporanea, in questa sorta di autobiografia ci permetterà invece di cogliere tutta la sua squisita anima nipponica, leggiadra e malinconica come un fruscio tra le “fitte foglie di keyaki“.

Norwegian Wood: l’amore, la morte e l’amicizia

Il protagonista di questo romanzo è il giovane Toru Watanabe, figlio unico di una famiglia della classe medio-bassa giapponese, che stanco di vivere nel suo paese natale, portatore di troppi dolorosi ricordi, decide di partire alla volta di Tokio per intraprendere gli studi universitari.

 

norwegian wood murakami - book cover
Foto del libro “Norwegian Wood” di Murakami

 

L’ambiente statico e arrivista del collegio, popolato da personaggi ipocriti da cui lui si sente distante e mal tollerato,  e lo stile di vita confusionario, dettato dai moti del ’68 in quel periodo, saranno il palcoscenico di uno dei momenti più significativi della sua esistenza: l’incontro con Naoko, di cui si scopre follemente innamorato, riporterà alla mente l’amarezza per un’amicizia spezzata bruscamente dalla morte. Riconosce di essere scappato dalla sua vita, e di non aver mai elaborato a pieno il lutto, così come Naoko.

 


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Watanabe, nella fase di innamoramento per Naoko, scoprirà oltretutto i piaceri del sesso “facile e veloce”, guidato dall’amico Nagasawa, un ragazzo brillante e senza scrupoli, che lo condurrà in un mondo fatto di “opportunità da cogliere al volo”, come le definisce quest’ultimo. Ma a differenza dell’amico, Watanabe sembra possedere aspettative più nobili del mero piacere sessuale, che è consapevole andare di pari passo con un vuoto lacerante e più difficile da cancellare di una sbornia.

A completare questo quadro di incontri fatali sarà Midori, una ragazza che entrerà prepotentemente nella vita del protagonista, e che lo porterà nella difficile condizione di fare una scelta tra lei e Naoko. Una scelta che solo la vita (o la morte) sarà in grado di determinare.

Non si può comprendere il presente, se non si conosce il passato

Murakami racconta di sé stesso, ma parla anche di ognuno di noi: la sua umanità viscerale, a tratti tenera e sottomessa alle circostanze; ad altri incapace di sottostare alla crudele realtà, ci riporta alla mente tutti quei momenti in cui siamo stati fragili, costretti ad accettare delle cose che non avremmo voluto, imprigionati in delle mancanze ormai incolmabili, causate dalla morte, o peggio, da una distanza consapevole. Ma accompagnati anche noi da una canzone, (nel caso del libro la famosissima Norwegian Wood dei Beatles) come colonna sonora della nostra vita, esattamente come il protagonista abbiamo camminato e camminato, sempre con lo sguardo dritto verso l’orizzonte davanti a noi, verso il presente. Solo analizzando ciò che abbiamo vissuto, possiamo capire meglio chi siamo e a cosa stiamo andando incontro. In questo romanzo il tempo è drasticamente intrecciato: la fuga dal passato si infrange bruscamente negli incontri del presente, in una “quasi” futuristica e cosmopolita Tokio.

 

Norwegian Wood - Murakami

 

Il sesso, come lo definisce lo stesso Murakami, “è una chiave di lettura essenziale”, un modo di agire che in questo caso libera dagli antichi mostri, ma divora dentro e non c’è giustificazione che tenga, se non quella di affrontarli ed eliminarli una volta per tutte. Watanabe possiede dentro di sé dei valori molto più profondi; la sua mente cerca disperatamente una connessione con l’amata Naoko, vittima dei suoi stessi nervi, che ormai lontana cerca di curare anche lei le ferite del suo passato irrisolto. La ritrova in una notte senza nubi, la riscopre nella fioca luce di una lucciola, vissuta fino ad allora in cattività dentro ad un barattolo:

“Fu solo dopo molto tempo che la lucciola si sollevò in volo. Come se si fosse risvegliata all’improvviso, allargò le ali e un attimo dopo aveva già oltrepassato la ringhiera e fluttuava nell’oscurità. Poi quasi volesse recuperare il tempo perduto, disegnò un rapido arco nell’aria accanto al serbatoio. Restò ferma lì per un po’ a guardare la sua scia di luce confondersi col vento, poi finalmente si allontanò in volo, direzione est. 

Anche dopo che la lucciola era scomparsa, la sua scia luminosa restò ancora a lungo dentro di me. Nel buio

totale dietro i miei occhi chiusi, quella piccola pallida luce continuò a vagare molto a lungo, come uno spirito inquieto. In quel buio provai molte volte ad allungare la mano. Le mie dita però non incontravano niente. Quella piccola luce era sempre un po’ più avanti delle mie dita.” 

Watanabe tiene tutto per sé, non sente il bisogno di esprimere i suoi sentimenti. Conosce il rischio di esporsi apertamente verso qualcuno. Quante volte abbiamo pensato che i sentimenti ci fanno essere vulnerabili, facendo credere agli altri di avere qualche potere su di noi.

Tante volte avremmo voluto urlare al mondo ciò che teniamo ermeticamente chiuso nelle quattro pareti della nostra testa, ma come diceva Pascoli “il dolor è ancor più dolor se tace”. E il dolore muto è l’essenza di questo romanzo. E’ un abbraccio caldo e umido, come il contatto con un maglione impregnato di pianto, come trovarsi in una camera agghindata di interrogativi alle pareti, così pacchiani da impedire umili risposte.

La sete di sentimenti è incontrollabile, ognuno dei personaggi lo ha sperimentato a sue spese sulla propria pelle:

“Ho sempre avuto fame di affetto, io. E mi sarebbe bastato riceverne a piene mani anche solo una volta. Abbastanza da dire: grazie, sono piena, più di così non ce la faccio. Sarebbe bastato una volta, una sola unica volta.” 

Norwegian Wood: da possedere e custodire gelosamente

Norwegian Wood, insomma, non può mancare nella propria libreria personale. Un romanzo intimo ed intramontabile, romantico e sofferto, triste forse ma saturo di vita, nascosta sapientemente nell’intervallo tra un dolore e l’altro e caratterizzato dalla tipica eleganza giapponese nell’affrontare  anche le questioni più spinose della vita. Non stona affatto accanto a grandi classici della letteratura Russa, Americana o Inglese, ma anzi, è un delicato ponte di congiunzione tra l’austerità Dostoevskiana e la passione di Fitzgerald. E’ come un narciso, colto fresco nello stagno davanti alla stazione di Kita-Otsuka. 

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