Amabili sguardi
C’è una cosa che mi spaventa tantissimo di questa nostra epoca, sembriamo tutti ciechi, incapaci di guardare.
Ho sempre creduto che il primo modo di toccarsi che hanno due persone siano gli occhi, mi piace vedere due persone che si guardano per la prima volta, i loro sguardi incastrati che rendono il mondo estraneo, amo quell’imbarazzo che genera i sorrisi spontanei, che racchiude negli occhi l’esclamazione più bella da poter pronunciare:
“Si, scusa… Ti stavo spiando anche io!”.
Ho avuto modo d’assistere a questa celebrazione spesso, perché sui bus è una cosa che capita di sovente, nelle università vedo molti occhi rincorrersi e nei pub c’è sempre chi cerca aiuto negli occhi di sconosciuti, un aiuto che l’alcool non può dare.
Sono spaventato però da questa paura che si sta annidando nelle persone. Perché se guardi una persona, ai giorni d’oggi sei uno stalker, un maniaco e un pervertito.
“Oh, cazzo vuoi? Una foto?”
Però se ci vediamo su Tinder, se ci spiamo sulle storie di Instagram o ci cerchiamo su Facebook tra gli amici di amici, siamo tranquilli.
Perché lì possiamo bloccare chi ci guarda, possiamo esporci senza metterci in gioco, e soprattutto possiamo essere offline quando non ci va di rispondere.
Tutta questo comodità che ci viene data un giorno, credo ci tornerà scomoda. Perché se qualcosa ci tocca significa che in qualche modo l’abbiamo vissuta.
Ed io vorrei vivere solo di questo, di amabili sguardi, destinati a sparire quando il tram si ferma e si deve scendere, destinati a far arrossire quando ci si stava guardando in due, quando le mie paure diventano anche le tue.