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Libro rivelazione dello scorso anno, L’amore è un fiume, della scrittrice brasiliana Carla Madeira è una storia che unisce dicotomie contrastanti: sacro e profano, vendetta e perdono, amore e odio. La narrazione, come il fluire di un fiume, è inesorabile, travolgente, capace di inondare e sommergere tutto ciò che incontra, fino a lasciare il lettore immerso in un turbinio di emozioni complesse e difficili da dimenticare.

L’amore è un fiume: il libro
Danva, Venâncio e Lucy. I primi due – marito e moglie – sono legati da un’unione profonda, quasi indissolubile, che sembra unire tanto le loro anime quanto i loro corpi. Fino a quando, però, un gesto folle irrompe nelle loro vite e porta ad una trasformazione inevitabile.
Lucy è l’altra, la prostituta più desiderata della città, che si insinua nella loro esistenza spinta da un desiderio profondo per Venâncio, un uomo che sembra non ricambiarla. Le vite dei tre personaggi si intrecciano e si fondono, seguendo percorsi che a volte scorrono paralleli e altre volte, invece, si incrociano in modi del tutto imprevedibili.
Una narrazione cruda e poetica
L’amore è un fiume è una lettura intensa e coinvolgente, cruda e al tempo stesso, anche, profondamente poetica. A fare da guida e da motore alle vicende dei protagonisti non è solo la trama, ma soprattutto lo stile di narrazione di Carla Madeira.
La scrittura è essenziale, scarna, ma densa di significato. Ogni parola sembra scelta con cura, e proprio come un fiume che scorre senza fermarsi, la narrazione trascina il lettore nelle vicissitudini dei personaggi, lo fa immergere nei loro dolori, nelle loro speranze, nei loro conflitti interiori. Il lettore è trascinato in un vortice emotivo che, pur lasciandolo quasi senza fiato, lo porta fino all’ultima pagina, dove la corrente si calma, ma non senza aver prima lasciato un segno profondo.

Siamo il risultato di ciò che abbiamo vissuto
La narrazione salta dal presente al passato in modo fluido, come un fiume che cambia direzione. Non c’è un percorso cronologico rigido, ma piuttosto un continuo gioco di flashback e di momenti attuali che si alternano, rivelando lentamente i dettagli che hanno portato i protagonisti a essere ciò che sono.
In questo modo, l’autrice sembra voler suggerire che siamo il risultato di ciò che abbiamo vissuto. Le esperienze, positive o negative che siano, plasmano la nostra identità, e spesso non siamo semplicemente il frutto delle nostre scelte consapevoli, ma anche di quelle circostanze che ci hanno formato.
Le storie di Lucy e Venâncio sono un chiaro esempio di come il nostro passato influenzi chi siamo nel presente: Lucy, cresciuta in un ambiente privo d’amore e libertà, trova nella prostituzione l’unico modo per autodeterminarsi, Venâncio, cresciuto in un ambiente abusivo, sviluppa fin da giovane una gelosia e un desiderio di possesso che condizioneranno la sua vita.
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Due donne al centro di L’amore è un fiume
Le vere protagoniste di L’amore è un fiume sono due donne agli antipodi, ma entrambe vittime di un sistema patriarcale che le riduce a mere pedine nelle dinamiche di potere maschile. Danva è una figura remissiva, Lucy, invece, risulta come una donna provocatoria, blasfema, che sfida le convenzioni sociali.
Il confronto tra le due donne non è solo una questione di differenze sociali e morali, ma una riflessione sulla condizione femminile. Lucy e Danva sono in lotta per un’identità che non dipenda dalla visione patriarcale che le vede solo come madri, mogli o amanti. Entrambe sono alla ricerca di qualcosa di più: un amore, una libertà, una dignità che le possa rendere veramente indipendenti.

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L’amore è un fiume per Carla Madeira
Un libro crudo, spiazzante, che sembra suggerire come l’amore sia una forza che scorre incessantemente, anche nei momenti di dolore e disperazione. Un amore ambivalente: capace di distruggere, ma anche di creare, che può condurre alla rovina, ma che è anche in grado di far rinascere.
“Certe ferite si curano, si lavano, si disinfettano, al limite ci mettono i punti. Poi la ferita fa la crosta, la crosta cade e con il tempo sparisce pure la cicatrice. Ma esistono ferite per cui non c’è proprio soluzione, ti pare? Vuoi perché ti devastano tutto il corpo, vuoi perché feriscono l’anima in modo troppo irreversibile.”
Dopo atti violenti, c’è spazio per il perdono? Madeira se lo chiede, e noi ce lo chiediamo insieme a lei. Seppur la narrazione lascia spazio all’interpretazione soggettiva, alla fine è proprio la stessa autrice, con una frase semplice, ma d’impatto, a risolvere il millenario quesito su cosa sia l’amore e quali siano i suoi confini.
“L’amore è felice. Se non è felice non è amore.”
Dove non si è felici, non bisogna rimanere.