7 Settembre 2024 19:23
Teatro La Scala intervista a Giampaolo Gobbi

Il Teatro La Scala di Milano è l’obbiettivo di molti ballerini professionisti, tra i quali Giampaolo Gobbi che in questa intervista racconta la sua prima esperienza. Giampaolo ha già raccontato la sua storia di successo nella danza nel 2021, quando stava per partecipare allo spettacolo “La forza del destino” diretto da Carlus Padrissa nel Teatro del Maggio Musicale di Firenze.

Approdare in un palcoscenico così importante nel mondo è un’emozione fortissima. Sono molto grato alla mia coreografa e al mio regista che mi hanno dato questa bellissima opportunità di danzare sopra un palcoscenico dove ci è passata letteralmente la storia della danza italiana nel mondo e non solo.” dice Giampaolo.

La storia di successo di un ballerino professionista al Teatro La Scala

Giampaolo Gobbi ha trent’anni: all’età di quindici entra all’Accademia del Balletto a Roma e a 18 si perfeziona alla Biennale dove termina in tour con lo spettacolo “Biblioteca del corpo” creato e ideato da Ismael Ivo. Nel nostro Paese emergere nel settore danza è assai difficile per questo ascoltare le parole di un ballerino italiano che ce l’ha fatta è molto importante e ha un grande valore nel panorama artistico di oggi.

Teatro La Scala: storia di successo

La costanza e il duro lavoro hanno portato Giampaolo Gobbi a esibirsi nei maggiori teatri d’Italia e a collaborare con professionisti di fama internazionale: tra gli ultimi spettacoli c’è “Mefistofele” di Arrigo Boito al teatro “La Fenice” di Venezia. Racconta:

“Secondo me ciò che distingue un’opera buona da un’altra oggi in Italia è chi firma la regia. Tra i registi con cui ho lavorato non c’è il mio preferito. Tutti mi hanno dato qualcosa di importante, che porto nel mio bagaglio. Probabilmente sarò riconoscente a vita al maestro Pierluigi Pizzi, con cui ho una collaborazione da lungo tempo.


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Giampaolo ha lavorato con il Maestro Pierluigi Pizzi nello spettacolo “Moïse et Pharaon” al Rossini Opera Festival con il coreografo Gheorghe Iancu assistito da Letizia Giuliani, e ha partecipato al Teatro La Fenice Di Venezia nello spettacolo “Il Rinaldo”, una delle regie più famose del Maestro.

Il “Cappello di Paglia di Firenze” al Teatro La Scala

Il cappello di paglia di Firenze” è una farsa musicale in quattro atti e cinque quadri scritta nel 1945 a quattro mani da Nino Rota e sua madre. La commedia, ambientata a Firenze, racconta la ricerca di un nuovo cappello di paglia che dà vita ad una serie di intrecci ed equivoci tra i personaggi. Oltre ai toni leggeri e comici, rappresenta anche una satira della classe borghese dell’epoca.

Lo spettacolo in questione, in scena al Teatro La Scala di Milano dal 4 al 18 Settembre, ha la regia
di Mario Acampa e le coreografie di Anna Olkhovaya. L’opera non è andata in scena al Teatro La Scala per oltre 25 anni. A firmare la regia l’ultima volta fu Pier Luigi Pizzi, tanto caro a Giampaolo.

Io, come tutti i miei colleghi in questa opera, siamo gli operai della fabbrica del cappello di paglia. In più io sono la cover danzante del personaggio Emilio che è l’amante di Anaide, colei che ha perso il cappello di paglia di Firenze. Sono molto contento che la coreografa abbia scelto me per interpretare questo ruolo.”

Il corpo di danza di Giampaolo per questa produzione ambientata negli anni ’50 ha svolto delle lezioni speciali di “Lindy Hop Americano”. Questo genere nasce come ballo di coppia negli anni ’30 a Harlem, New York, ed è strettamente legato alla musica jazz. “E’ un stile che non avevo mai studiato e devo dire che mi diverte moltissimo. Il bello del mio lavoro è anche questo, continuare studiare stili di danza differenti., dice Giampaolo.

Teatro La Scala: intervista a Giampaolo Gobbi - TheGiornale

Sul palco con un ballerino professionista: prima e dopo lo spettacolo

Il pubblico vede soltanto la punta dell’iceberg del lavoro svolto durante le prove: spesso i registi cambiano idea, fanno dei tagli o preferiscono altre coreografie, perciò bisogna ricominciare. La prima settimana è la più intensa, perché la regia e la coreografia si concentrano unicamente sui personaggi principali, poi nella seconda entra il resto del cast.

È stata un’esperienza molto intensa e anche ricca di cambiamenti in corso d’opera ma alla fine la regia ha trovato sicuramente la chiave vincente per raccontare la sua idea. Credo sia stato tutto equilibrato per valorizzare la scena e non distogliere l’attenzione dai momenti più delicati dello spettacolo.


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La sera dell’esibizione, un’ora prima dello spettacolo, i ballerini si riuniscono per il riscaldamento, indossano i costumi di scena e si preparano per il grande momento. Prima di salire sul palco Giampaolo non parla con nessuno, se non con il cielo: è come un rituale per lui.

E dopo lo spettacolo? L’immancabile spritz con i colleghi per festeggiare nella città in cui si sono esibiti. Le persone in giro spesso rimangono meravigliate nel sapere che sono ballerini, forse anche troppo: come dice Giampaolo, ci sono persone che salvano vite.

Sono molto fortunato a condividere questa esperienza con questi colleghi straordinari, non solo dal punto di vista artistico ma soprattutto quello umano. Nei momenti più faticosi ci siamo stati l’uno per l’altro e abbiamo creato sempre un clima sereno. Non è scontato.”

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