Mozzafiato
Trovo pazzesco sai, che certe parole che dovrebbero avere un significato crudele, vengano poi usate per descrivere qualcosa di bello. Mozzafiato, ad esempio.
Che toglie il respiro, che lascia di stucco o che suscita grande impressione.
Gli occhi, i suoi, mozzafiato se guardati da troppo vicino. Il suo respiro stesso, in grado di assottigliare il mio se udito mentre sta dormendo. Le cicatrici poi, le sue dita sulla mie e viceversa. Tolgono tutto, senso e ragione, restituiscono altre forme di comprensione. Mozzano, paure e coraggio. Capaci di lasciarti lì, appeso ad aspettare che tutto possa ricavare un senso nuovo, il blu che non è più blu.
Il blu del cielo, così profondo da lasciarti senza parole. Il mare, piatto o arrabbiato, che sbatte addosso e torna indietro per accarezzarti. Blu, come la pelle dopo i lividi.
Forse il termine amore dovrebbe essere sinonimo di mozzafiato.
A tratti, i sintomi provocati parrebbero simili, se non del tutto uguali.
Se lascia senza respiro ti fa sentire vivo, ossimori sottili che segnano l’ironia dei sentimenti.
Allora lasciami, senza respiro, ogni volta che mi guardi mentre ad occhi chiusi ci baciamo.
Resta, lì dove sei, non muoverti di un centimetro e stai distante, cosicché io ti possa guardare, fai in modo che possa tremare senza temere d’essere scoperto. Da te, dalle tue insicurezze così simile alle mie, come l’amore ed il fiato da mozzare. Come gli errori, sempre uguali, sempre più belli, quelli che si creano ogni volta che le nostre mani si concedono il lusso di potersi toccare.
Mozzami il fiato, portati via il cuore che non lo voglio più sentire, fallo tuo.
Prenditi anche questa voglia di sognare, che tanto è lì accanto a te che vorrebbe dormire.
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