Mi sparo in testa
Domani mi sparo in testa, una poesia che renda a colori il suicidio di massa messo in atto da questa follia. Mi sparo una canzone, farò attenzione a non sporcare, faranno bene a non guardare. Pezzi di me sparsi in un ritornello.
Che tra le parole certe volte ci riconosciamo di più che nelle persone. Perso il coraggio si sposa la vostra frustrazione, quella che ci tiene ancorati ad ogni delusione.
Mi buco i neuroni, cosicché cattivi pensieri vadano fuori. Fuori, come vene messe ad appassire. Mi tolgo il cuore, lo caccio via. Ti lascerò appesa una fotografia, che tu la possa guardare se qualche verso non dovesse bastare per potermi ricordare.
Ieri, mi sparo in testa se ci penso. E non faccio senso, figurati il sesso. Resto perplesso, genuflesso, inchinato d’innanzi ai ricordi che fanno male.
Lì fuori ti fanno parlare, a vanvera, non ti stanno ad ascoltare. Mi sparo in testa, che dallo scoppio sembrerà esserci una festa. La faccio finita, faccio finta di aver perso la mia partita.
Disegno sul muro, schizzi di sangue in una dipartita. Funesta, come una matita dalla punta spezzata.
Le poesie sono questo, pistole cariche che andrebbero tenute in tasca. Cariche di dolore, fatte per dichiarare amore. Ed io mi amo troppo per continuare a fare finta di non voler essere rima.
Allora farò come loro, muterò in prosa. Il mondo è bello, ti abbraccia, ti bacia ma poi non ti sposa.
Allora farò come voi, fingerò il mio disappunto. Nota dolente, che se ti spari in testa nulla sarebbe risolto.
Scelgo la mia disfatta, non sarete voi a decidere.
E per continuare a vivere faccio così, mi sparo in testa il tuo sorriso.
Unico suono che mi tiene in vita, tu, unico mio respiro deciso.
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