23 Marzo 2025 22:59
la buonanotte di rab thegiornale

Poi ero morto

Poi ero morto, la mattina dopo.
Con le orecchie che non sentivano nulla.
Rumore bianco.
Annegato tra le lenzuola che mi affogavano.

Con gli occhi assenti, a fissare il vuoto.
Poi ero morto.
Ad ascoltare discorsi senza senso.
Case da arredare, figli che non vogliono arrivare, gente che alla fine si deve sposare.

Il mio funerale.
Fatti di sorrisi finti e lacrime di gioia.
Pieno di graffi sopra il cielo, azzurro come il mare quando finisce e diventa orizzonte.
Ero morto e non lo sapevo.
Perché nessuno se ne accorge, quando muori dentro.
Così a fatica vai avanti, e lo fai restando fermo.
L’unico modo per avere la sensazione che gli altri stiano andando avanti.

Poi ero morto, come i fiori abbandonati sui balconi.
Senza le tue labbra a sbagliare i pronomi.
Appena ho smesso di inseguire sogni che sembravano aquiloni.
Sempre con una corda legata alla coda.
A riportarli indietro.
Dove tutti possono giudicare ogni fallimento.

Poi mi hai sorriso, e per un po’ non mi sono sentito più morto.
Ero solo stordito, come il mio cuore, storto.
Stropicciato, un foglio bianco mai utilizzato, strappato.
E tu mi hai sorriso lo stesso.
Per quello, poi. Ero morto.
Perché non mi sentivo più diverso.

Così, ora. Sono morto.
Perché sono di nuovo perso.
In mezzo al cemento che diventa strada, quella sbagliata.
Con l’anima sgualcita.
Ogni emozione sgretolata.

Poi ero morto, così.


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