Sarà l’insicurezza
Devo essermi perso lì, tra l’insicurezza che su di te diventa bellezza.
Timida e devastante.
Senza pretese, Joan Thiele sul palco di Sanremo.
Mi mordi il cuore, tremo.
Sei Eco, rimani tra le mie costole e rimbombi in questo silenzio.
Riempi i polmoni, non riesco a smettere di respirarti.
Perché contano le idee e come le difendi.
Poi impari.
Che ci sentiamo a casa quando l’insicurezza la possiamo mettere in mostra.
Anche se gira la testa, calci in culo. Giostra.
E ti senti fuori posto.
Quando ci troviamo scoordinati a ballare, ridendo e sbagliando le parole.
Senza fingere una vita che non ci appartiene.
Ore abbracciati, tra le incertezze di un corpo decadente.
Epoche antiche che tra le tue rughe diventano moderne.
Buona come il vino, mi fai invecchiare le paure.
Perché i timori, sai, non hanno età.
E torni ad essere silenzio perché non sai più fare a metà.
E ti giuro, sarà l’insicurezza di una mano che trema a stare ferma.
Diventa scudo, si trasforma in carezza.
Fragili, unghie che graffiano e poi si spezzano.
Mangiate da quell’insicurezza.
Vertebre che si piegano.
Bisogni, quelli non si spiegano.
Quelli t’uccidono quando si rinnegano.
Diventano sogni che non sanno stare a galla, annegano.
Devo essermi perso lì, dove il cielo diventa rosa e si confonde con il tuo sguardo.
E se ci penso, mi ci riperdo.
Sento scoppiarmi dentro, petardo.
Mi esplode dentro, al centro.
Così se tutto va a putt*ne, respiro e resto calmo.
Scendo i gradini senza guardare dove metto i piedi, perché ho imparato che alla fine si cade lo stesso.
Che tra quei timori ti confondi nello specchio, non ci vedi più nessun riflesso.
E se potessi dirti che poi l’insicurezza e quella che ti fa innamorare.
Perché sei bellezza, di un fiore indeciso a sbocciare.
Uno spettacolo che in pochi possono ascoltare.
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