
Weltschmerz
In questo momento sto ascoltando Where Is My Mind, la versione solo piano di Maxence Cyrin. Quelle dei Placebo o dei Pixies mi distrarrebbero troppo. Sto pensando al Weltschmerz.
Un termine tedesco che letteralmente significa “dolore del mondo”. Mi affascina tantissimo, perché hanno inventato una parola che sia in grado di racchiuderlo tutto. Metterlo tutto insieme, in un unico e minuscolo posto.
Io quel dolore l’ho visto, sai?
Ho anche provato a tenermelo dentro, per un po’ intendo. Perché quella roba lì è enorme, ingombrante che ti schiaccia. Se chiudo gli occhi e ci penso, vedo il cielo mutare da blue a grigio, poi diventare nero. Lo vesto di lampi che spaccano il buio, dipingono il silenzio con dei tuoni fortissimi e ti fanno vibrare le vertebre.
Il Weltschmerz lo viviamo quando sentiamo un senso profondo d’inadeguatezza, lo prova chi si sente costantemente fuori posto e questo provoca in noi un senso fortissimo di tristezza mista a malinconia.
Nasce negli individui che non trovano corrisposto il proprio mondo ideale a quello reale. M’affascina, perché i sintomi sono svariati.
La solitudine, è la prima bestia che ci si ritrova accanto. Diventa passeggera, lato finestrino e coabita l’esistenza di chi si è fatto travolgere dal Weltschmerz.
La più tremenda, forse: l’angoscia. Muta in un timore costante nei confronti del futuro, che si prospetta sempre incerto e doloroso.
E poi, la mia preferita: disillusione. Praticamente pare che il Weltschmerz porti ad una perdita di fiducia totale nelle persone e conseguentemente nella vita stessa.
Allora penso, a tutte le maschere che dobbiamo indossare ogni giorno. Il paradosso, che ci costringe a mostraci sempre adeguati e pronti. Capaci di nascondere il dolore interiore che ci pervade. Penso ancora, alla contrapposizione tra ideale e reale, al sogno che cangiante di colori diviene incubo.
Penso ad un giardino, fatto di fiori appassiti. Un prato abbandonato, con in mezzo un pianoforte bianco. Ci sta un bicchiere ricamato, poggiato sopra. Sospeso nel tempo di Where Is My Mind.
Sorrido, sai? Perché sta parola, Weltschmerz, non riesco neanche a pronunciarla e se ci provo sento tutto il dolore che racchiude, però… sorrido.
Come fanno quelli che non se ne accorgono, hai presente?
Ecco, vorrei non accorgermene anche io.
Di tutto il male che ci facciamo, tenendoci mano nella mano.
Imparando i nostri nomi senza poi dirci Ti Amo.
Sorrido di come facciamo con i giardini pieni di fiori, che poi ce ne dimentichiamo.
Weltschmerz.
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