23 Marzo 2025 22:01
Smart working: eredità del passato - TheGiornale

C’è voluta la pandemia Covid-19 per riscoprire e rivalutare lo smart working, una delle eredità che ci ha tramandato chi è venuto prima di noi. La Sardegna, infatti, lo anticipò di ben due secoli! Sembra incredibile che a quei tempi ci fosse già la consapevolezza di conciliare la vita familiare con l’attività lavorativa, vero?

Smart working ed equilibrio vita-lavoro
©  Pexels

Cos’è lo smart working?

Lo smart working, “lavoro intelligente” come ci spiega l’Enciclopedia Treccani, è la «flessibilità prevista dalla legge all’interno di un rapporto di lavoro subordinato, finalizzata a incrementare la produttività e a facilitare il lavoratore nelle sue esigenze personali. In concreto, il tipo di lavoro in cui si applica tale flessibilità».

In Sardegna fu una donna a comprendere le potenzialità del “lavoro intelligente”

Francesca Sanna Sulis, conosciuta come “la signora dei gelsi”, Google per celebrare le donne le ha dedicato un doodle, fu un’imprenditrice lungimirante e straordinaria che creò un laboratorio di tessitura all’avanguardia a Quartucciu (Cagliari).

Chi era Francesca Sanna Sulis?

Francesca Sanna Sulis (Muravera, 11 giugno 1716 – Quartucciu, 4 febbraio 1810), donna colta e illuminata, apparteneva a una delle più importanti famiglie sarde settecentesche. La sua passione per la seta e il disegno di abiti prese forma quando era ancora bambina. A diciannove anni sposò Pietro Sanna Lecca, giureconsulto del re, e rompendo gli schemi del tempo indossò per le sue nozze un abito realizzato con le sue stesse mani. In pochi anni trasformò i possedimenti familiari in una manifattura tessile di 750 dipendenti. La seta da lei utilizzata veniva esportata in Polonia, Ucraina e Russia. Qui l’imperatrice Caterina II scelse di indossare un modello creata da Donna Francesca per un ritratto ufficiale che oggi si trova nel Museo Hermitage di San Pietroburgo.


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Formazione dei lavoratori, welfare e introduzione dello smart working

Il contesto sociale del tempo era di estrema povertà e miseria. I bambini all’età di sette anni dovevano lavorare e lo studio era un raro privilegio concesso a pochissimi. Francesca Sanna Sulis bandì dalla sua azienda il lavoro minorile e volle che i suoi lavoratori, donne e uomini, imparassero la scrittura, la lettura, la matematica oltre alla botanica e alle tecniche per l’estrazione del filo dai bachi da seta.
Nella sua azienda realizzò anche un nido e, per scoraggiare l’abbandono del posto di lavoro delle neomamme, concesse loro lo smart working. Le lavoratrici ricevevano un telaio come dono di nozze per lavorare da casa e conciliare esigenze familiari e aziendali. Cultura e benessere dei lavoratori erano alla base della sua attività di imprenditrice.

Telaio per smart working Francesca Sanna Sulis
©Pexels

Il vento della rivoluzione industriale cominciava ad aleggiare in Sardegna che per contrastare lo stato di arretratezza dovuto al malgoverno dei Savoia anticipò la manifattura tessile di qualità e il welfare aziendale. L’equilibrio vita-lavoro dei lavoratori favoriva un ambiente armonioso, creava benessere e faceva sentire le persone apprezzate e appagate.
In sostanza, Donna Francesca Sanna Sulis attuò una politica aziendale caratterizzata da:

  • formazione dei lavoratori
  • attenzione per gli spazi fisici
  • rispetto e benessere dei dipendenti
  • comunicazione con i lavoratori
  • lavoro di squadra
  • senso di responsabilità
  • incentivi ai lavoratori

Tessuti di seta
©  Pexels

Francesca Sanna Sulis era una donna colta che riuscì a farsi strada con idee e mezzi economici. In tutto il suo gran da fare ricevette sempre l’appoggio incondizionato prima del padre e poi del marito. Grazie a una legge agraria a favore della coltivazione del gelso distribuì la preziosa pianta su 450 ettari di terra per nutrire i suoi bachi da seta. Il risultato fu un filato pregiato che superava di gran lunga quello prodotto in Lombardia e in Piemonte.

I vantaggi dello smart working

Il mondo del lavoro, con l’avvento della tecnologia, ha subito una trasformazione significativa consentendoci di lavorare da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Oggi più che mai, lo smart working semplifica le nostre vite e presenta diversi vantaggi su orari, tempi, costi, riduzione degli spostamento e anche una migliore comunicazione e collaborazione fra i membri del team.

smart working vantaggi
© Pexels

Lo smart working consente ai dipendenti di lavorare da casa, da un bar o da uno spazio di co-working. Questa flessibilità permette di migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata inoltre, lavorare da un luogo comodo permette di ridurre lo stress a vantaggio della produttività.

Diverse aziende hanno introdotto questo modello lavorativo per ottimizzare la produttività e la sostenibilità ambientale. Spesso durante questi ultimi anni, mi sono chiesta se valga la pena dare fiducia ai dipendenti facendoli stare lontani dall’ufficio e la risposta è stata sempre sì! La fiducia genera altra fiducia, crea un circolo virtuoso: non sono le questioni logistiche a far venire meno il rispetto delle regole, anzi! Le persone sentono un maggiore senso di responsabilità e la produttività aumenta.


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Noi lavoratori siamo persone che dispongono di risorse da mettere in campo. Siamo la forza lavoro. Ognuno di noi deve sentirsi importante nel proprio ambito lavorativo. Che c’è di male a chiedere di lavorare in smart working se il fine è ottimizzare tempo e lavoro? A chi identifica lo smart working come il lavoro dei “furbi”, mi sento di dire che quando una persona non è corretta si vede da subito perché non ha neppure il buon gusto di camuffarsi. Il mio consiglio è di pensare e agire sempre in modalità smart.

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