20 Aprile 2024
Scienza

Dolore psicologico: che cos’è e quali conseguenze ha?

Generalmente quando si parla di dolore si fa riferimento al dolore fisico. Esiste, però, un’altra forma di dolore, meno conosciuta e poco chiacchierata: il dolore psicologico. Che cos’è e quali conseguenze ha?

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Dolore psicologico: la scienza lo riconosce

Qualche tempo fa, chiacchierando con una persona conosciuta da poco, ho risposto sinceramente alla domanda “Come stai?”. La mia risposta, diversa rispetto al solito “Bene e tu?”, ha spiazzato il mio interlocutore che, dopo un momento di sconcerto, mi ha detto “Non si direbbe che tu stia male, hai sempre quel bel sorriso”. Certo, perché il dolore psicologico non (sempre) si vede. Eppure, se si sottoponesse a una risonanza magnetica una qualunque persona che sta provando del dolore psicologico si vedrebbe “accendersi” l’area cerebrale che si attiva tipicamente quando si prova del dolore fisico: la corteccia cingolata anteriore. Ciò rivela chiaramente come il dolore fisico e quello emotivo siano strettamente correlati. È per questo fondamentale non sottovalutare le ferite emotive, anche perché queste ultime hanno delle ripercussioni importanti a livello fisico.


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Cosa succede al nostro corpo quando proviamo del dolore emotivo?

Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo provato il tipico mal di stomaco da nervoso: qualcosa “attacca” la nostra mente e si riversa sul nostro corpo facendoci provare del malessere. Figuriamoci, quindi, cosa può accadere a livello fisico quando il dolore emotivo, derivante da qualsivoglia evento che ci sconvolge, dura nel tempo. Tra i sintomi più comuni c’è sicuramente l’insonnia, con conseguente stanchezza e stress da cui possono derivare molti altri disturbi (si pensi, ad esempio, alla psoriasi).

Possono, poi, esserci i disturbi legati all’alimentazione che sono moltissimi e tutti molto pericolosi: anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata. Qualunque sia il disturbo alimentare che colpisce le persone che stanno provando della sofferenza emotiva, questo non si limita a far variare il peso della persona, ma mette a soqquadro l’intero organismo. Parlando delle donne, quando queste ultime perdono molto peso in un arco temporale molto ristretto vanno incontro all’amenorrea, ossia l’assenza del ciclo mestruale. L’amenorrea, poco conosciuta e ancor meno discussa, genera uno stress fisico non indifferente: sensazione di gonfiore perenne, stanchezza e sonno, sfoghi cutanei e, se protratta nel tempo, può minare la fertilità della donna.

Le manifestazioni visive del dolore emotivo sono, ovviamente, molte altre (iperattività, calo dell’attenzione, perdita di capelli, depressione, disturbi della personalità). Il problema sta nel fatto che la maggior parte delle volte non si vedono e, dunque, agli occhi di chi non è colpito in prima persona da quel dolore non sembrano reali.


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Imparare a trattare il dolore emotivo

Allora, se anche la scienza riconosce che il dolore emotivo esiste ed è esperito come se fosse un vero e proprio dolore fisico, perché tendiamo a nasconderlo e perché la nostra società finge che non esista? E’ un circolo vizioso: se il dolore emotivo, e con questo tutti i disturbi della psiche, non sono riconosciuti come dolori reali, chi li prova è portato a nasconderli perché non solo si sente non compreso ma anche, il più delle volte, preso in giro. Quante volte abbiamo sentito dire (o magari abbiamo detto) “Sei troppo magr*, sembri anoressic*!” oppure “Ma quanto stai mangiando?” o ancora “Cos’hai sulla pelle?”. Tante, troppe volte.

Queste frasi, dette con leggerezza e spero sempre senza cattiveria alcuna, sono delle coltellate per le persone malate che se le sentono dire. Perché, invece, non viene spontaneo chiedere a queste stesse persone “Stai bene?” “C’è qualcosa che non va?” “Ti va di parlarne?”. Probabilmente perché nessuno ci insegna cosa siano i disturbi mentali e della psiche e quindi nessuno ci spiega come parlare con una persona fragile.

Tutto si riduce a: saper trattare le fragilità non fa parte della nostra cultura perché non ce lo insegna nessuno. Non è forse necessario porre rimedio a una mancanza tanto grave?

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