25 Aprile 2024
Attualità

Uomo contro la Natura: 10 episodi di crudeltà sugli animali

Nonostante sembri scontato l’amore incondizionato verso gli animali, oggi ci parliamo di 10 episodi vergognosi di maltrattamento sugli animali che hanno scosso l’opinione pubblica, mostrando il vero volto dell’uomo contro la natura.

Lo abbiamo pensato tutti: dal 2020 in poi la quotidianità di tutti noi pare essere stata colpita dalla luce di una cattiva stella. Si prospettava come l’anno del cambiamento, dei buoni propositi e dei progetti importanti ma, ahimè, ci sono aspetti della natura umana che sono duri a morire. Molto più duri del provare a praticare la tolleranza e la comprensione che il “diverso”, ciò che sembra così “logicamente” inferiore rispetto al nostro ego sproporzionato, meriti lo stesso rispetto di esistere che attribuiamo alla nostra stessa vita.

Qual è il vero volto e perché c’è tutta questa cattiveria dell’uomo contro la natura?

  • Il riccio di Ciriè

È l’1 giugno del 2020, nel piccolo comune di Ciriè, in provincia di Torino, un ragazzino di 14 anni di Barbania è finito nel mirino dei carabinieri dopo aver postato un video shock sui social network mentre “palleggiava” con un esemplare di riccio selvatico, nei pressi del tratto ferroviario Torino-Ceres. L’animale non è sopravvissuto alle ferite inflitte dal ragazzino ed è morto poco dopo.

I volontari della Lida (Lega Italiana dei Diritti dell’Animale) si sono recati sul posto a seppellire i resti del povero riccio. L’adolescente è stato poi denunciato ed il suo caso diventato un oggetto di indagine da parte del tribunale dei minori. Ecco come già il primo esempio di uomo contro la natura ci lascia attoniti.

uomo contro la natura
Un frame preso dal video del riccio ucciso a Ciriè (TO)

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  • Angelo, il cane impiccato in Calabria

La storia di Angelo, il cane impiccato in Calabria, sembra l’epilogo di un film dell’orrore di serie B. Una fine indegna e squallida quanto lo sono stati i suoi aguzzini. È il giugno del 2016 quando, a Cosenza, un gruppo di ragazzi ha dapprima seviziato con un badile e poi impiccato Angelo, dolcissimo cane meticcio di taglia media.

Durante questo emblematico episodio di uomo contro la natura, che ha portato al suo stesso massacro, Angelo non ha fatto altro che subire in silenzio, cercando un’ultima carezza da quei mostri che lo hanno torturato solo per passare il tempo in un pomeriggio di noia.

angelo il cane torturato e ucciso
Angelo, ucciso a colpi di badile e poi impiccato.

La Sentenza nei confronti dei suoi aguzzini

Dopo il barbaro esempio di uomo che va contro la natura, i quattro sono stati denunciati e condannati a scontare la pena di sedici mesi di reclusione. Assenti al momento della sentenza, però, la pena degli aguzzini è stata convertita in sei mesi di lavori socialmente utili, presso associazioni a tutela degli animali con il conseguente risarcimento di duemila euro ad ognuna delle venti associazione animaliste, costituitesi parti civili nel processo.

Al piccolo Angelo è stata dedicata una statua, purtroppo deturpata da dei vandali poco tempo dopo la sua inaugurazione. Può esserci qualcosa di peggio?

uomo contro la natura
Una foto della statua dedicata al cane Angelo.

“Fintanto non verranno modificate le normative vigenti nessun Angelo avrà giustizia e altri Angelo continueranno ad essere barbaramente trucidati per gioco o per noia”.

Stefano Fuccelli, presidente del Partito animalista europeo
  • La strage degli 87 elefanti in Botswana

Qualche anno fa una notizia ha fatto il giro del mondo lasciando l’umanità in preda allo sgomento: ben 87 elefanti africani mutilati dai bracconieri e privati delle loro zanne, molto richieste per il commercio d’avorio in tutta l’Africa e sopratutto nel Sud-Est Asiatico. La causa di questo scempio è da imputare al disarmo delle forze anti-bracconaggio del Botswana che, bersagliate dal governo, hanno lasciato senza protezione vastissime aree di fauna selvatica e grandi parchi nazionali.


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La Cina, fino a qualche anno fa, risultava essere il paese col più redditizio traffico d’avorio al mondo, utilizzato sia per scopi medici (sono note le barbarie a danno delle più disparate specie animali in nome della medicina tradizionale cinese) che per la lavorazione di suppellettili e oggettistica di vario tipo. Anche se questo materiale risulta essere ufficialmente bandito dal commercio, si pensa che esista un prolifico mercato clandestino che ancora miete, ogni anno, centinaia di vittime.

Quella degli 87 elefanti uccisi dai bracconieri è stata la peggiore strage di animali mai avvenuta in Africa; oltre ad essere un palese esempio di come l’uomo contro la natura possa diventare spietato.

uomo contro la natura
Una delle foto della strage di elefanti in Botswana.
  • La giraffa uccisa da un cacciatore in Sudafrica

Per questo esempio di crudeltà sugli animali torniamo al 3 luglio 2018. Tutti i telegiornali e le prime pagine dei quotidiani raccontano l’aberrante vicenda di un esemplare maschio di giraffa nera di 18 anni abbattuto da una cacciatrice del Kentucky, Tess Thompson Talley. La donna è stata identificata dopo aver postato delle foto su Facebook che la ritraevano in posa ai piedi del maestoso animale, ormai privo di vita, con in faccia stampato un sorriso tronfio.

Nella didascalia della foto descriveva in che modo ed in quanto tempo era riuscita a braccare l’animale fino a sfinirlo per, infine, fucilarlo e riuscire a ricavarne ben “9 chilogrammi di carne”.

uomo contro la natura
Tess Thompson Talley con l’esemplare di giraffa abbattuto.
  • Cecil, il leone simbolo dello Zimbabwe ucciso da un dentista

L’ Africa è un continente meraviglioso, ma non perdona. Nemmeno essere riconosciuto come la star di un parco nazionale e oggetto di studio vivente di un progetto di ricerca dell’Università di Oxford può garantirti una fine più lieta di quella che spetterebbe a qualunque altro animale nato con la maledizione di essere esotico, in via di estinzione e giudicato da degli scellerati alla stregua di un trofeo da esporre in soggiorno.

E’ il caso del leone Cecil, un esemplare maschio di tredici anni che ha avuto la sfortuna di incontrare sul suo cammino Walter Palmer, un ricco dentista statunitense che, in barba alla notorietà di Cecil, lo ha dapprima attirato fuori dai confini del parco in cui viveva protetto assieme ad altri leoni e ai suoi cuccioli, per poi ferirlo con una freccia e braccarlo per oltre quaranta ore.


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Palmer avrebbe finito l’animale con un colpo di fucile. La polizia locale, dopo approfondite indagini, arrestò Theo Bronkhorst, fondatore del Bushman Safaris Zimbawe e due guardie del parco, corrotte dal dentista con una somma di denaro pari a 50.000$. Ironia della sorte, Palmer non verrà mai incriminato per la morte del leone in quanto pare avesse agito “legalmente”, essendo in possesso di una licenza utile a fargli attirare l’animale fuori dalla zona protetta in cui viveva e ucciderlo senza alcuna ripercussione.

uccisione del leone cecil
IWalter Palmer posa con la carcassa del leone Cecil.

I peggiori atti dell’uomo contro la natura non sono finiti

  • L’elefantessa incinta uccisa da un ananas pieno di esplosivo

Il 5 giugno del 2020 si è diffusa la notizia della morte di un’elefantessa incinta, di 15 anni. La tragedia è avvenuta in India, a Pallakad, dove la giovane femmina occasionalmente uscita dalla foresta in cerca di cibo, per sua sfortuna ha ingerito della frutta (dell’ananas) che si scoprirà poi essere carica di esplosivo, posizionata lì con l’intento di spaventare i cinghiali, colpevoli della distruzione di intere colture.


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I frutti killer le sarebbero poi esplosi in bocca e nello stomaco provocandole delle lesioni che l’animale avrebbe istintivamente “curato” rintanandosi presso un fiume con le fauci immerse nell’acqua. Soccorsa in extremis da un gruppo di volontari del posto qualche giorno dopo l’incidente, morirà a causa delle gravi ferite riportate assieme al suo cucciolo.

uomo contro la natura e l'elefantessa uccisa
Dopo il diffondersi della notizia, molti artisti di tutto il mondo hanno omaggiato la morte dell’elefantessa con le loro opere, come in questo disegno.

E’ giusto contestualizzare la violenza?

Nonostante sia emersa la notizia dell’arresto di un uomo si è cercato di “contestualizzare” l’accaduto, come se la morte, accidentale o meno, di un animale (ed in questo caso sacro per le popolazioni dell’India) possa essere giustificabile. L’orrore di questa vicenda è nel fatto che una creatura sia costretta a valutare pericolose alternative fuori dal suo habitat naturale a causa della devastazione umana.

  • Harambe, il gorilla buono ucciso per salvare la vita ad un bambino

E’ il 28 maggio del 2016 quando nello zoo di Cincinnati (U.S.A) un bambino di circa tre anni sfugge alla supervisione della madre introducendosi nella gabbia del gorilla Harambe, un esemplare maschio di 17 anni, scavalcando la recinzione e cadendo nell’acqua del fossato.


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Harambe, incuriosito dalla presenza del bambino nel fossato, non rientra nella sua gabbia e nonostante non avesse mai dimostrato segni di aggressività nei confronti di nessuno, i funzionari dello zoo optarono comunque per il suo abbattimento in quanto, a detta loro, iniziava a mostrare un comportamento pericoloso, tra il “pavoneggiante e bluffante” per apparire più possente agli altri maschi del recinto al “protettivo e giocoso” nei confronti del piccolo.

Il prezzo della negligenza: la storia del gorilla Harambe

Alla fine Harambe venne abbattuto con un colpo di fucile, mentre il piccolo gli sedeva tra le gambe. La madre del bambino, dopo l’accaduto, venne rintracciata sui social e sommersa di insulti da parte del web per aver postato una foto del figlio, ormai sano e salvo, senza alcuna menzione sull’ingiusta morte del gorilla, avvenuta esclusivamente a causa della sua negligenza.

uomo contro la natura - morte del gorilla Harambe
Una foto del gorilla Harambe prima di essere ucciso, intento a recuperare il ragazzino caduto nel suo recinto.
  • La mattanza delle balene nelle isole Faroe

Tra fiordi norvegesi ricchi di storia si consuma una delle “tradizioni” più terrificanti di sempre: la mattanza delle balene alle isole Faroe. Questa usanza si radica nella notte dei tempi, quando le popolazioni dei villaggi costruiti sulle sponde di questo arcipelago, situato tra la Norvegia e l’Islanda, avvertivano gli abitanti dei fiordi vicini, con l’ausilio di grandi torce infuocate, della presenza di un branco di balene da martoriare. Grazie ad affinate tecniche di pesca, oggi questi poveri animali vengono attirati nei pressi della terraferma per poi essere, ancora in acqua, accerchiati e presi a bastonate fino alla morte. Una volta uccisi tutti gli esemplari adescati, le carcasse vengono trasportate a riva per essere sezionate e, all’occorrenza, acquistate dai pescatori del luogo. Nel peggiore dei casi i corpi di questi mammiferi vengono lasciati a marcire sulla spiaggia perché la mattanza delle balene alle isole Faroe è solo legata ad una crudele abitudine che non ha più nulla a che vedere col sostentamento delle popolazioni locali. Nel 2019, durante l’estate, vennero abbattute 159 esemplari di balene pilota assieme ai propri cuccioli e ad alcuni delfini.

la mattanza delle balene alle isole Faroe
La mattanza delle balene alle isole Faroe.

Questione di tradizione: le usanze rivelano l’anima peggiore dell’uomo

  • Il toro che piange ed il torero che asciuga le sue lacrime prima di infilzarlo

La tauromachia, o più comunemente detta Corrida, è considerata patrimonio culturale sebbene da diversi decenni stia cadendo in disuso, con le sue feste ridotte a poco più di 1.500 in tutta la Spagna e con massicce manifestazioni di animalisti indignati nelle piazze del Paese.


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Megalomania ed egocentrismo, due brutte bestie

Un caso destò l’attenzione dell’opinione pubblica in tutto il mondo: durante una corrida presso la Feria de Sevilla, il torero José Antonio Morante Camacho prima di infliggere il colpo mortale al toro che aveva seviziato, estraendo un fazzoletto dalla tasca fece per asciugare il muso dell’animale bagnato dal pianto.

Il pubblico, sconcertato e ammutolito da questo gesto, insorse malevolmente nei confronti del torero additandolo come un “ipocrita al limite della psicopatia”.

uomo contro la natura
Il torero Camacho asciuga le lacrime di sangue del toro prima di ammazzarlo.

Solo una mente contorta e perversa sarebbe capace di torturare un animale fino a fargli scorrere il sangue sulle zampe e pulire con un fazzolettino un briciolo della sua faccia.

Silvia Barquero, candidata al Patido Animalista Contra el Maltrato Animal
  • La piccola Hilda

Quest’ultima storia non ha avuto alcuna rilevanza a livello nazionale e internazionale. Non ha destato l’indignazione del popolo del web e, anzi, non credo che qualcuno a parte la sottoscritta la conosca. Ma da quando ho incontrato la piccola Hilda ho realizzato che il male non sempre ha la meglio. Hilda è una randagia senza arte né parte: non particolarmente bella, non particolarmente maestosa e soprattutto non particolarmente veloce. Ma se dicessi che è stata investita di proposito da un trattore e mutilata da un capo all’altro del suo corpicino scarno, renderei meglio l’idea di cosa possa essere Hilda.

Uomo contro la Natura: 8 episodi di crudeltà sugli animali
Hilda

Vittime della frustrazione altrui e dell’ignoranza.

In quei brutti quarti d’ora dove non sapevo se ce l’avrebbe fatta, sarebbe bastato osservarla meglio per capire che nulla l’avrebbe fermata. Il male non l’ha incattivita, non l’ha resa schiva e rabbiosa e dall’alto dei sui cinquanta cm al garrese e della sua stramba conformazione a triciclo sembra aver raggiunto una saggezza canina inscalfibile, imparagonabile a quelli che sono i miei sciocchi sentimenti umani.


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Solo perché è un animale non significa che non lo sappia

Menzionare queste storie particolarmente crude non ci autorizza a chiudere gli occhi, ad esempio, anche sulla drammatica situazione degli allevamenti intensivi. Non solo creature destinate al macello per soddisfare la domanda dei grandi colossi industriali in tutto il mondo, ma esseri viventi dignitosi. Possiamo meritare il rispetto solo offrendolo, senza distinzione alcuna.

Teniamolo a mente: Think Eco, not Ego!

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