19 Aprile 2024
Sport

Macedonia di emozioni per gli Azzurri

Una macedonia di emozioni per gli azzurri, al risveglio dalla disfatta di Palermo. L’Italia campionessa d’Europa in carica è fuori dai mondiali in Qatar.

Macedonia di emozioni per gli azzurri, dalla gloria alla polvere
La disperazione azzurra (Fonte: Globalist)

Il pallone è rotondo

Macedonia di emozioni, ma anche di pensieri, per gli azzurri. Davide contro Golia? No! Macedonia contro Italia. Ma il calcio è diverso: è molto più democratico di quanto non sembri. La forma del pallone appiana le differenze tra i contendenti. E ben si presta ad assecondare un’altra macchina roteante: quella della Fortuna. Perchè è impensabile non coinvolgere la Dea bendata, nelle riflessioni del giorno dopo. Anche per ricalibrare le accuse ricadute sugli eroi di Wembley. A rendere più amara l’eliminazione dell’Italia è la presunzione dell’opinione pubblica, già proiettata sulla sfida contro il Portogallo. In pochi si sono resi conto del pericolo sportivo, proveniente dalla squadra di Blagoja Milevski, arrivata agli spareggi proprio come l’Italia. Soprattutto, pochi si sono resi conto dei rischi relativi ad uno scontro diretto in una partita secca, assimilabile a una finale.

Capita talvolta di scivolare in un errore grossolano: credere che si possa parlare di squadre migliori in termini assoluti. Ciò è fuorviante: le squadre sono peggiori e migliori sempre relativamente: ad una partita, ad una doppia sfida, ad un campionato o ad un torneo. Ben altra cosa è il Ranking, che risponde a ragioni di praticità per misurare l’andamento di un gruppo sportivo nel tempo. Il Ranking, però, stavolta non ha aiutato. La Macedonia del Nord ieri sera occupava la posizione numero 67 in questa speciale classifica. L’Italia, invece, il sesto posto. I pronostici erano viziati dal presupporre valori assoluti: l’Italia, però, non vince dal 10 ottobre scorso.

Una Macedonia di cinismo e fortuna, nella disfatta di Palermo

Forse, all’inizio, non era nemmeno un incubo, tanto è parso un fulmine a ciel sereno. Quando il francese Turpin ha fischiato la fine dell’incontro, a Palermo, il risultato segnava una rete a zero per gli ospiti (doppiamente bravi per aver vinto in trasferta, in uno stadio caldo come l’Enzo Barbera che ha trascinato e sostenuto gli azzurri fino alla fine). Da quel momento in poi, le statistiche (come i 16 angoli a 0 battuti dall’Italia, o le 32 conclusioni a 2) sono diventate fredde, vuote e inutili. Anzi, sono diventate aggravanti. Il calcio non è una scienza esatta: è proprio questo forse il suo fondamento scientifico. Ha vinto la squadra più cinica e fortunata all’interno dei 90 minuti. I tifosi della Juve avevano vissuto un’esperienza simile la settimana scorsa contro il Villareal di Emery: favoriti dai pronostici, dominanti per più di 70 minuti, e castigati nel momento meno opportuno, quando meno se lo sarebbero aspettato, quando la testa non poteva più reagire. 

Saranno 12 gli anni di astinenza dalla Coppa del mondo, per l’Italia, che aveva battezzato il nuovo millennio vincendo l’edizione tedesca del 2006, dopo la discutibile e controversa eliminazione nei mondiali coreani del 2002, contro i padroni di casa. La precedente disfatta era avvenuta contro la Svezia sotto la gestione di Ventura. Sconfitta all’andata in Scandinavia e pareggio a reti bianche a San Siro, al ritorno. Gli svedesi, tuttavia, si dimostrarono una delle migliori squadre dell’edizione russa del 2018, venendo eliminati solo ai Quarti dall’Inghilterra (0-2, anche grazie ai grandi interventi di Pickford, portiere noto ai tifosi dell’Italia). Il Portogallo, la prossima settimana, dovrà stare attento a non sottovalutare i macedoni, galvanizzati dalla vittoria di ieri sera e allineati con il destino.

Una Macedonia di emozioni per gli azzurri: dalla gloria alla polvere

Una Macedonia di emozioni per gli azzurri, perchè proprio lo scorso luglio si laureavano campioni d’Europa. Un titolo fresco, ma non quanto la Macedonia di ieri. Gli Italiani esultavano nelle fontane, nelle piazze, nelle vie e sulle spiagge! Un grande carro dei vincitori sfrecciava da un confine all’altro della penisola. Il gruppo di Mancini si è dimostrato il migliore, bissando un successo che mancava dal ’68. La verità è che si trattava della fase finale di un torneo. Quello che chiamiamo Europeo è solo l’atto finale di un percorso che ha origini con i gironi di qualificazione. Si tratta del momento conclusivo di un torneo. I meriti dell’Italia vanno considerati relativamente a quella determinata rassegna.

Certo, ieri si trattava della stessa nazionale tornata vittoriosa da Londra. Dopo essersi cinta la testa dell’elmo di Scipio, l’Italia è apparsa non tanto svuotata o sazia, quanto completa, pronta a voltare pagina. Già nel pareggio contro la Bulgaria, si è percepito come fosse iniziato qualcosa di nuovo. Quando un ciclo è completo, ne inizia uno nuovo. Si tratta di un’alchimia che oltrepassa i propri ingredienti. Queste sensazioni si sono rinforzate nella rassegna della Nations League, in cui la squadra di Mancini si è classificata terza. La sconfitta della Spagna è stata riconosciuta unanimemente come segno di questo sopravvenuto passaggio. Una svolta fisiologica, irreversibile, destinale. Con la fine dell’imbattibilità, arrivava il temuto monito.



Lenta agonia o nuovo ciclo per gli azzurri?

Nuovo ciclo. Ma per prenderne coscienza è servita l’agonia. I pareggi con la Bulgaria e con la Svizzera sembravano essere stati esorcizzati dalla manita rifilata alla Lituania, più per orgoglio che per attitudine. Anche la vendetta fredda servita dalla Spagna, vittima degli azzurri nelle magiche notti europee, sembrava essere stata superata con la vittoria contro il Belgio nella finalina per il terzo posto del podio di Nations League. Quello che invece stava venendo a mancare era proprio l’equilibrio, uno degli ingredienti segreti della gestione Mancini, soprattutto nella fase finale della rassegna iridata.

Si è instaurato un nuovo tipo di equilibrio, ai confini del patologico. Un vero e proprio muro manifestatosi nella forma del pareggio. Così, le ultime due gare del girone di qualificazione per il Qatar contro la Svizzera e l’Irlanda del Nord sono terminate rispettivamente 1-1 e 0-0, dimostrando che i tifosi avevano a che fare con qualcosa di nuovo, da un lato con una novella creatura, dall’altro con la carcassa di quella precedente. La scissione si è completata proprio contro la Macedonia del Nord. Una fine, ma anche un parto. Una macedonia di vita e di morte per gli azzurri.

Un solo rimpianto per gli azzurri che hanno regalato emozioni

“Del senno dipoi n’è ripien le fosse”, ma è ragionevole credere che sarebbe servito più coraggio a settembre. La gratitudine per la gioia regalata ad una nazione intera, che in poche occasioni è tanto unita, ha prevalso sulla necessità di imprimere un rinnovamento forte alla squadra. Nessuno, né a livello federale né all’interno del gruppo sportivo vittorioso, avrebbe potuto liquidare i membri della spedizione trionfale. Eppure, era l’unica cosa che si sarebbe potuta fare, imparando anche dagli errori del Lippi post Berlino ’06. Molto difficile fare nomi, ma si sarebbe potuto operare secondo un criterio anagrafico e generazionale. Ci sono ancora giocatori che a giugno potrebbero smettere, altri che andranno a svernare tra Stati Uniti e Canada, altri che hanno già superato la trentina.

Pur vero è che molti di questi hanno contribuito a portare l’Italia agli spareggi e meritavano di portare al termine la missione, nel bene o nel male. Ora, questo deterrente non c’è più. Il cambiamento, a questo punto, arriverà inevitabilmente. Ma sarà solo una presa di coscienza, perchè era già iniziato. Si sarebbe, però, potuta risparmiare questa umiliazione ad alcuni degli eroi di Londra, accompagnandoli alla porta nel momento più dolce, in cui la gioia della vittoria stordisce anestetizzando. Uno degli ingredienti della Macedonia di emozioni, in cui si è risvegliato il mondo degli azzurri, sembra essere proprio questo.

Complimenti alla Macedonia ma onore ai vinti

La delusione per il mancato accesso alla fase finale di Qatar 2022 non deve offuscare la soddisfazione per la vittoria degli Europei. Inevitabilmente, la corona d’Europa all’indomani dell’eliminazione è più pesante. L’onore per i vincitori è anche un onere, in grado di amplificare la risonanza degli insuccessi e ridimensionare quella delle vittorie. Ogni corona ha la sua spada di Damocle. Uscire da vincitori in carica di uno dei maggiori tornei FIFA è più doloroso, è indubbio. La verità è che questo insuccesso non cancella né scalfisce l’ascesa al trono d’Europa della scorsa estate. Serve equilibrio nelle valutazioni e nelle riflessioni. L’Italia deve saper rendere un’occasione di beneficio la disfatta sportiva subita dalla Macedonia del Nord. Deve trasformare le emozioni.

Complimenti ai vincitori ma onore ai vinti (che sono al tempo stesso vincitori, in quanto campioni d’Europa in carica). Il futuro verrà riprogrammato con o senza Mancini. Si può solo essere grati al CT e al suo Staff per quanto ha fatto negli ultimi anni. Per quanto sia auspicabile che Mancini rimanga alla guida tecnica della nazionale, come ribadito anche da Gravina (presidente della FIGC), è possibile che dopo la partita di martedì con la Turchia rassegni le proprie dimissioni. Tra i tecnici individuati per l’eredità spicca Cannavaro, ma è irrispettoso parlarne in questo momento. I tifosi si augurano che Mancini rimanga, ponendo le basi per ripartire. Saranno decisivi i suoi stimoli e le sue valutazioni sul futuro. Anche in tal caso, occorre pensare a una macedonia di emozioni per il tecnico degli azzurri.

Un ringraziamento per gli azzurri, la nostra Nazionale di calcio

Sarebbe poco rispettoso biasimare chi è stato poco tempo prima innalzato al cielo come un idolo, per quanto il martirio dell’eroe sia un fenomeno psicosociale atemporale diffuso e ben noto. E se, a luglio scorso, ai tifosi azzurri avessero chiesto: “baratteresti la partecipazione al prossimo mondiale (senza garanzie sull’esito della rassegna) in cambio della vittoria all’Europeo“? Cosa credete che avrebbero risposto in molti? Se nell’economia invisibile della Fortuna siano accaduti meccanismi simili non è dato saperlo. Fino alla prossima rassegna europea, l’Italia sarà campionessa in carica e potrà prepararsi per qualificarsi e difendere il titolo. Siamo andati a dormire con questa certezza ieri, e ci siamo risvegliati nella stessa condizione oggi.



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Le scorie accumulate per il mancato accesso a Qatar 2022 passeranno, ma soprattutto, permetteranno quella catarsi necessaria a prendere coscienza del nuovo ciclo iniziato all’indomani di Londra e ancora non accettato-riconosciuto. Inoltre, tutti si augurano che quello di ieri fosse il “famoso” fondo, quello che, una volta toccato, dà la spinta per risalire, fungendo da garanzia che non si sprofonderà ulteriormente. Questo, anche dal punto di vista della Fortuna. L’auspicio è che con ieri si sia chiuso anche l’attanagliante e decrescente striscia negativa di risultati (nonostante siano prevalsi i pareggi, piuttosto che le sconfitte). Stringiamoci a coorte, ora più che mai

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