In ogni lingua, in ogni paese, in ogni cultura del mondo, vi sono una serie di espressioni comunemente note, che vengono usate per identificare una certa situazione: si tratta dei modi di dire. Ma perché si dice così e che significato hanno i modi di dire? Ecco un elenco di 10 modi di dire più comuni.
I 10 modi di dire italiani più comuni
Spesso, in modo del tutto inconscio, si usano queste espressioni come dei veri e propri automatismi. Vengono già impacchettati e serviti così come sono, ne viene spiegato il significato intrinseco generale, e da quel momento in poi entrano nel parlato comune, senza domandarsi mai veramente il perché si dica così.
Scopriamo insieme i 10 modi di dire italiani più comuni, il loro significato e la loro origine.
1) In bocca al lupo
In bocca al lupo è uno dei modi di dire più conosciuti e antichi di sempre. In altre lingue può essere tradotto con “Break a leg” oppure “Que tenga suerte!”; in italiano altro non significa che “buona fortuna” questo detto ha origine incerta ma sicuramente secolare.
Si attribuisce in modo leggendario ai vecchi cacciatori: il lupo rappresenta, nella cultura popolare, un simbolo di morte e paura; andare dentro la bocca del lupo significherebbe, letteralmente, incontrare la morte, ma i cacciatori usavano questo modo di dire con significato opposto a quello letterale, quindi per augurare una buona caccia.
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Ma non è tutto; un’altra leggenda narra che l’origine del detto “in bocca al lupo”, sia da attribuire alla fondazione della Capitale e alla storia di Romolo e Remo, i due fratelli salvati e allattati dalla lupa. In questo caso, il modo di dire assume da subito una connotazione legata alla fortuna, la stessa che hanno trovato i due fratelli fondatori di Roma.
Negli ultimi anni, poi, si è anche spesso dibattuto sulla risposta da assegnare; crepi il lupo? Viva il lupo? Grazie?
Il dibattito è ancora acceso.
2) Essere a cavallo
Il modo di dire “essere a cavallo” nasce anch’esso secoli e secoli fa. Per comprenderne il significato bisogna pensare al ruolo del cavallo nella società Medievale: simbolo di ricchezza e status sociale elevato. Da questo, l’espressione “essere a cavallo” ovvero essere sistemati, trovarsi in una situazione favorevole.
Possedere un cavallo era un privilegio talmente elevato che da questa condizione di lusso nasce anche il detto “a caval donato non si guarda in bocca”, un modo di dire tutto italiano, ormai entrato nel linguaggio comune; per identificare la buona o cattiva salute di un cavallo, infatti, è sufficiente guardare i suoi denti. Per questo non era di buon gusto, in passato, controllare la bocca del cavallo ricevuto in dono, in quanto avrebbe subito dato un valore economico al dono stesso.
3) Essere al verde
Quante volte si sente dire “sono al verde” per identificare una situazione in cui non si ha disponibilità economica? Anche questo modo di dire è entrato nell’uso quotidiano ma nasce nel Medioevo, ma le sue origini sono arricchite con diverse e numerose teorie.
La più comune riguarda l’usanza antica di far indossare un cappellino verde ai cosiddetti “falliti”, coloro che non avevano più nulla per vivere, per l’appunto. Ma questo modo di dire ha origine differente in base alla zona d’Italia: ogni città ha sviluppato la propria teoria.
Per esempio, una teoria fa riferimento al colore della fodera interna dei portafogli, che era verde; dunque, se si riusciva a vedere il colore, significava che il portafoglio era vuoto.
4) Toccare ferro
Il Medioevo ci ha lasciato in eredità una serie di modi di dire che, senza rendercene conto, usiamo davvero ogni giorno.
Toccare ferro è un detto che viene usato, oggi, in modo scaramantico, per allontanare la sfortuna. In questo caso, in Italia, il detto si accompagna anche all’azione fisica di toccare realmente ferro per scongiurare del tutto il danno in questione.
C’entra sempre il cavallo, il ferro di cavallo, per l’esattezza, che veniva inchiodato sulle porte con un numero di chiodi dispari, per allontanare la sfortuna.
In lingue diverse, il ferro non ha la stessa connotazione fortunata; in inglese, per esempio, si dice “Knock on Wood” ovvero “toccare legno” sia per un’usanza pagana, sia perché i bambini, quando giocano a un gioco equivalente al nostro “ce l’hai”, quando toccano gli alberi di dichiarano “salvi” non possono essere catturati.
5) Fa un freddo cane
Sul modo di dire “fa un freddo cane” le origini sono abbastanza incerte; si può immaginare che risalga a quando il cane ancora non era visto come un membro della famiglia ma un puro animale da guardia; per questo motivo viveva all’esterno, anche in inverno, quando il freddo si faceva più pungente e, con molta probabilità, i cani pativano questa condizione più di tutti.
Altra interpretazione del modo di dire “fa un freddo cane” si può identificare nel morso dell’animale; il dolore del morso di un cane è come il freddo che penetra nelle ossa, raggela il sangue e rende impossibile uscire di casa. Brrr… che voglia di mettersi subito sotto il piumone!
6) Non avere voce in capitolo
Ancora nessuno si era domandato come mai nessuno dei modi di dire finora citati avesse a che fare con qualche credenza religiosa? Strano, non è vero?
Bene, ecco qui il detto “non avere voce in capitolo” che attinge le sue origini all’assemblea religiosa dei monaci medievali che si riunivano nella sala Capitolare, per il Capitolo, la riunione quotidiana per prendere le decisioni riguardanti l’intero ordine.
I monaci più giovani, naturalmente, non potevano prendere parola: da qui il detto non avere voce in capitolo.
Interessante, non è vero?
7) Legarsela al dito
Sempre da origini religiose, deriva il modo di dire “legarsela al dito”; suggerisce che un torto subito, proprio non è andato giù, anzi, è ben legato al dito.
Così accadeva nell’antichità, quando ci si legava al dito delle mini pergamene contenenti dei precetti religiosi che non potevano assolutamente essere dimenticati.
8) Vecchio come il cucco
Se qualcosa è “vecchio come il cucco” significa che è davvero antico; ma perché si dice vecchio come il cucco?
Abacucco, secondo una leggenda metropolitana, è il nome di un profeta pensoso dalla folta barba bianca, la cui vita è stata secolare se non millenaria. L’origine del detto “vecchio come il cucco”, infatti, pare proprio collegarsi a questa leggenda, anche se, secondo altre fonti, cuco sarebbe anche il nome di un antichissimo giocattolo, un fischietto in terracotta.
9) Ogni morte di papa
Il modo di dire “ogni morte di papa” è davvero entrato nel parlato comune per indicare degli eventi molto rari, che si ripetono con poca frequenza.
Questo modo di dire si associa al fatto che la morte di un Papa è un evento (fortunatamente, s’intende) più unico che raro. Passano anni, decenni, prima che si assista a un evento di questo genere, per questo è stato connotato con questo significato.
Ci si vede ogni morte di papa: ci si vede talmente poco che è un evento unico e raro, quasi come la morte di un Papa.
10) Tutto il mondo è paese
Ma concludiamo in bellezza, con il modo di dire “tutto il mondo è paese”; ma perché si dice così?
In un momento storico, che dura anche da troppo tempo, in cui tutto viene etichettato secondo il paese di provenienza, il modo di dire “tutto il mondo è paese” mette tutti a tacere.
Con questo detto si indica la presenza di difetti, scandali, crisi, in ogni paese, per ogni cultura, perché si è esseri umani e in quanto tali si tende a sbagliare e commettere errori, a prescindere dal paese di provenienza.
I 10 modi di dire e il loro significato: sono davvero solo modi di dire?
Quelli elencati sono solo alcuni dei modi di dire italiani più conosciuti. Si tratta solo di semplici modi di dire o nascondono qualcosa di più profondo, su cui fare una riflessione in più? Sicuramente alcuni sono banali espressioni comuni ma altri, invece, come “tutto il mondo è paese” potrebbe essere una buona leva su cui creare riflessioni importanti.
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Probabilmente, il modo di dire “tutto il mondo è paese” non è entrato abbastanza nel parlato comune, o comunque non come i modi di dire finora citati; probabilmente non ci si sofferma troppo a pensare al reale significato di questa semplice frase. Dovremmo ripeterlo più spesso, perché non c’è nulla di più vero: tutto il mondo è paese, e ora sappiamo anche perché si dice così!