
Viaggiatore suo malgrado (edizioni O barra O, 2017) di Minh Tran Huy è un romanzo che attraverso le vicende della famiglia della protagonista, Line, cittadina francese di origine vietnamita, narra il dolore di chi è costretto a mettersi in viaggio, storie di andate senza ritorno. Ed è con uno stile incredibilmente suggestivo che Minh Tran Huy riesce a trattare la tematica così complessa e tuttavia contemporanea dello sradicamento dalla cultura d’appartenenza.

La scrittrice: Minh Tran Huy
Minh Tran Huy è una giornalista, editrice e scrittrice francese nata a Clamart, in Francia, dove i suoi genitori si sono trasferiti per fuggire dal Vietnam in guerra. Dopo aver frequentato la Sorbona, è diventata redattrice del “Le Magazine littéraire” e ha ottenuto un grande successo come scrittrice: nel 2007 è finalista del Premio Goncourt per il romanzo “La principessa e il pescatore” e nel 2011 è stata nominata cavaliere delle Arti e delle Lettere.
Dietro questa carriera piena di successi si nasconde però un grande senso di malessere. Minh Tran Huy sente infatti di non essere come i suoi genitori, ha la sensazione di essere “diversa” dai suoi perché lei, del Vietnam, non conosce quasi nulla.
La citazione in esergo di Georges Perec (scrittore francese di origine polacca i cui genitori sono morti in campo di concentramento) di Viaggiatore suo malgrado è particolarmente evocatrice: “In un certo senso, sono straniero rispetto a qualcosa di me stesso; in un certo senso, sono ‘diverso’, ma non diverso dagli altri, diverso dai ‘miei’: non parlo la lingua che parlavano i miei genitori, non condivido nessuno dei ricordi che potevano avere. Quel qualcosa che apparteneva loro, che faceva sì che fossero quello che erano, la loro storia, la loro cultura, la loro speranza, non mi è stato tramandato”.

Viaggiatore suo malgrado: la trama
Una famiglia di origine vietnamita, Samia Yusuf Omar, velocista somala ai Giochi Olimpici di Pechino 2008, e Albert Dadas, operaio francese vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo: questi sono i protagonisti del romanzo, lontani nel tempo e nello spazio ma legati da un filo conduttore, il viaggio. Il romanzo è diviso in due sezioni: le Andate, alla scoperta dei personaggi, e i Ritorni per riflettere su ciò che ne è stato di questi viaggiatori, per ricomporre le loro storie e rievocarne la voce.
Albert Dadas
A New York, Line, alter ego della scrittrice, si imbatte in un’installazione artistica che riporta le vicende di Albert Dadas, cittadino francese nato nel 1860 che ha sofferto di “determinismo ambulatorio”, la cosiddetta follia del fuggiasco. Questa malattia, che si è propagata come un’epidemia in Francia, Italia e Germania verso la fine del XIX secolo, induce chi ne è affetto a viaggiare senza meta, spesso in una condizione di coscienza alterata, verso luoghi lontani per poi ritrovare la lucidità dopo lunghi periodi e ormai distanti da casa.
Dadas è stato il primo caso studiato dallo neuropsichiatra Philippe Tissié il quale ha consacrato la sua tesi “Les aliénés voyageurs” (I viaggiatori alienati) proprio ad Albert. Senza essere in grado di scrivere né di leggere, Albert non poteva trattenersi dal partire e le tracce del suo passaggio sono rimaste in numerosi Paesi, tra cui l’Algeria, la Russia e la Turchia. Spesso condotto in prigione perché senza documenti, questo viaggiatore suo malgrado ha vissuto la sua vita intera senza fissa dimora e nella sete di movimento.

Saamiya Yusuf Omar
Line si imbatte in seguito nella storia di Saamiya Yusuf Omar, giovane atleta la cui storia ha colpito l’opinione pubblica durante i Giochi Olimpici di Pechino del 2008. Nata nel 1991 a Mogadiscio, Saamiya ha sfidato la violenza della sua città natale e la povertà della sua famiglia lavorando sodo per diventare un’atleta olimpica. Purtroppo però è andata incontro ad un destino ben più crudele. Saamiya ha infatti perso la vita in un naufragio a largo di Lampedusa mentre tentava di raggiungere l’Europa, alla ricerca sia condizioni di vita migliori lontana dalla guerra del suo Paese che di un allenatore per i Giochi Olimpici di Londra 2012.
Se Albert Dadas ha potuto attraversare innumerevoli frontiere geografiche, Saamiya si è scontrata invece con una realtà ben più difficile, fatta di barriere fisiche, sociali ed economiche. La sua determinazione e il suo coraggio non sono bastati a portarla in salvo, intrappolandola per sempre in un’andata senza ritorno.

Line
Infine, Line tenta ricostruire le vicende della sua famiglia. Con l’aiuto dei racconti di suo padre, che per anni ha taciuto le sofferenza del suo passato, la protagonista percorre un viaggio alla scoperta delle sue origini. Si confronta con la nostalgia dello zio Thinh il quale, esiliato in America durante la guerra in Vietnam e vittima di razzismo, si rinchiude in un isolamento estremo, schiacciato da un profondo malessere che lo costringerà al silenzio per il resto della sua vita. Line viene anche a conoscenza del dolore di Hoai, amica del padre, che perde il proprio figlio durante la sua straziante fuga verso gli Stati Uniti nel 1975, quando gli Americani hanno perso la guerra in Vietnam e i comunisti hanno occupato il sud del Paese.
Per la prima volta nella sua vita Line instaura un dialogo con il padre il quale racconta alla figlia dei molteplici amici e familiari morti a causa della guerra o nel tentativo di fuggirne. Rinchiuso in un doloroso silenzio durato molti anni, il padre aveva colto l’occasione di un nuovo lavoro in Francia per costruire, per sé e la sua famiglia, un futuro migliore ma la ferita nell’anima, causata dall’esilio forzato e dalla morte dei suoi cari, sono sempre rimasti in lui.

Viaggiatore suo malgrado: il ritorno è possibile?
Tutti i personaggi di Viaggiatore suo malgrado mettono in luce le problematiche legate al viaggio forzato. Benché il padre di Line sia riuscito a crearsi una nuova vita in Francia, si è sempre dimostrato incapace di definire cosa fosse “casa”. Storie di vite spezzate, di andate senza ritorno, che permettono al lettore di riflettere sulle difficoltà di chi è obbligato a sradicarsi dalle proprie origini, vivendo nella nostalgia di ciò che non c’è più. Per quanto le vicende possano sembrarci lontane dalla nostra quotidianità, chiunque verrà catapultato in questo romanzo commovente e delicato che fa riflettere sulla condizioni di migliaia di esseri umani costretti a partire senza sapere se riusciranno poi a tornare.