Abbiamo tutti bisogno di rinnovare la nostra immagine nel tempo. Quando questo processo riguarda un’azienda viene chiamato “rebranding”. Perché però le aziende decidono di cambiare la loro brand image?
Il rebranding è quel processo innovativo che mira a migliorare la percezione che gli utenti hanno dell’azienda che lo attua. Ci sono due tipi di cambiamenti: quelli rivoluzionari e quelli evolutivi. I primi sono più radicali, con un forte impatto sul mercato. Gli altri sono più graduali nel tempo, quando l’azienda decide di attuare modifiche riguardanti, ad esempio, l’estetica di un logo.
Quindi perché un’azienda decide di cambiare la propria brand image?
Ogni impresa punta a distinguersi dalle altre sul mercato e punta a raggiungere un grado di fama tale da essere riconosciuti da un minimo dettaglio. Un esempio di rebranding evolutivo ben riuscito è sicuramente quello della Apple. Ogni utente vedrà il colosso tecnologico nell’immagine della mela morsicata, senza la necessità di inserire il nome del brand nel logo.
Di seguito parleremo di alcuni casi, selezionati appositamente in aree diverse, ma con una caratteristica in comune: i cambiamenti introdotti sono stati la risposta alla necessità di rendere riconoscibile l’applicazione attraverso la sua icona per smartphone o tablet.
Come Airbnb ha cambiato la sua brand image: “Bélò”.
Il primo, quello che mi è più saltato all’occhio per i suoi cambiamenti, è sicuramente quello della nota piattaforma di viaggi “Airbnb”.
Il sito partiva da un logo con il nome scritto in corsivo e colori semplici come bianco e azzurro.
Perché cambiare la brand image di un’azienda? Dal 2014 Airbnb ha deciso di aggiungere un elemento grafico al logo, qualcosa che lo rendesse facile da riconoscere a chiunque. Hanno quindi creato un simbolo, che raffigura anche sulla grafica dell’applicazione, permettendo all’utente di trovarla rapidamente.
Nasce così il nuovo logo, chiamato internamente “Bélò”, dal verbo “to belong” ovvero appartenere. La missione della piattaforma è proprio quella di far sentire l’utente in un clima familiare, di un mondo in cui i locali spalancano le porte delle loro case ai viaggiatori di tutto il mondo.
Questo messaggio lo si può ritrovare anche in ciò che ricorda il nuovo simbolo: Bélò può far pensare ad una casa, ma anche ad un cuore.
Hai già messo mi piace a TheGiornale?
Il rischio in cui spesso si può incappare è sicuramente quello di sbagliare direzione di scelte stilistiche, rovinando così l’immagine che gli utenti si erano costruiti nel corso del tempo. Oppure, come in questo caso, è un attimo che l’opinione negativa di una persona più o meno conosciuta possa diventare virale. Un tweet del designer Daniel Benneworth-Grey andava a sottolineare proprio la troppa somiglianza tra il nuovo logo di Airbnb e quello di Adidas. Molto probabilmente, come detto da un altro famoso designer, i principali loghi si stanno uniformando seguendo una linea più essenziale, per essere leggibili da chiunque. In ogni caso, in un attimo sul web sono apparse vignette come la seguente:
La forte brand image di Instagram: i festeggiamenti per il suo decimo compleanno
La grande novità di quest’ultimo periodo però è certamente Instagram. La piattaforma social basata sulla condivisione delle immagini, ha festeggiato da poco i suoi dieci anni.
Per l’occasione ha dato l’opportunità ai suoi utenti di tornare all’icona originale, puntando così su un grande aspetto del marketing degli ultimi tempi: la personalizzazione. Ogni utente deve poter avere la percezione di poter personalizzare il prodotto secondo i suoi gusti estetici.
Come si è evoluta la brand image di Instagram?
La piattaforma nasce con un logo che richiama una macchina fotografica polaroid. Il primo logo era molto realistico, tridimensionale. I suoi prodotti correlati come Layout, Boomerang e Hyperlapse, con un disegno stilizzato, presentavano i colori dell’arcobaleno tipici del marchio Polaroid, che richiamano lo spettro cromatico presente nelle fotografie.
Dopo anni di attività, la piattaforma ha deciso di rinnovarsi totalmente prediligendo, anche in questo caso, una grafica bidimensionale per andare incontro alle esigenze del mercato.
Come spiegato da Ian Spalter, capo designer di Instagram, hanno cercato di mantenere ciò che gli utenti amavano di più del vecchio logo. Ritroviamo quindi l’obiettivo della macchina fotografica, rinnovando i colori che virano dall’arancione, al rosa per finire al viola.
Si presenta come un logo più fresco, giovanile, pur mantenendo le caratteristiche di punta delle polaroid, simbolo del vintage. I colori del logo vengono completamente tolti una volta che si accede all’applicazione: tutta in bianco e nero, lascia che siano gli utenti a colorare il feed con le loro fotografie.
Potrebbe interessarti: il marketing della chiesa
Personalmente credo che questo cambio di stile sia stata un’ottima scelta, in linea con le evoluzioni del mercato. Mantenendo alcuni dei vecchi elementi, quelli più importanti, ha fatto si che gli utenti non si sentissero troppo spaesati dal cambio di grafica. E poi, diciamocelo, che idea meravigliosa poter permettere agli utenti di scegliere il logo che preferiscono per festeggiare il compleanno della piattaforma.
Complimenti Instagram, well done!
Il caso Google: anche i colossi si rinnovano
Anche Google ogni tanto sente la necessità di rinnovare la sua immagine, di andare verso le esigenze del mercato e degli utenti.
Nel corso degli anni abbiamo visto numerosi cambi di stile del noto motore di ricerca. Basti pensare a quando la scritta era leggermente tridimensionale e con le grazie, per diventare bidimensionale e più arrotondata.
Google presenta tutta una serie di applicazioni correlate, come Google Document, Gmail, Google Calendar e Google Meet, le quali facevano tutte parte della cosiddetta GSuite. Sono applicazioni che si sono sviluppate separatamente, quindi tutte con una loro immagine ben definita.
In questo caso, perché cambiare la brand image di un’azienda così affermata nel mercato? Si sa, bisogna stare al passo con i tempi che cambiano e, specialmente in questo 2020 così strano, molti hanno iniziato ad usufruire dei servizi di Google. GSuite diventa quindi Google Workspace, per sottolineare lo spazio lavorativo utilizzato dalle aziende, e le icone delle varie applicazioni si rinnovano, usando tutte i colori tipici della scritta Google: blu, rosso, giallo e verde.
Come viene percepito dagli utenti?
Sorge infatti un problema: gli utenti fanno difficoltà a distinguerle tra loro.
La nostra percezione si basa prima sui colori, poi sulle forme e Google punta il riconoscimento di un’applicazione solamente dalla sua forma, rendendo più lungo il processo.
In termini di usabilità, porta più facilmente l’utente a sbagliare, specie i più giovani che, per loro caratteristica, tendono a fare le operazioni sullo schermo più velocemente.
Inoltre, anche le tradizionali forme a cui gli utenti erano abituati vengono eliminate. Gmail non avrà più la busta delle lettere, ma solo la M che ne richiama la sagoma. Seguendo questo filone della bidimensionalità sono diventate, a mio parere, meno intuibili.
Questi sono solamente alcuni degli esempi più importanti nel mondo del rebranding degli ultimi tempi. In realtà, è un processo evolutivo che va avanti da molti anni, basti pensare alle primissime modifiche del logo IBM nel 1947.
Gli esempi riportati in questo articolo sono stati scelti per mettere in risalto ciò che è fondamentale per una piattaforma in questi tempi: essere riconosciuta in mezzo al mare di applicazioni presenti sullo schermo dello smartphone.
Come abbiamo visto, ci possono essere scelte positive, altre negative.
Perché quindi cambiare la brand image di un’azienda?
Ritengo che sia fondamentale per un’impresa provare a rinnovarsi e a stare al passo con i tempi.
Per quanto rischioso, è fondamentale mostrare agli utenti di sapersi mettere in gioco ed essere sempre in costante crescita.
E voi, cosa ne pensate di questi cambiamenti grafici?