Chi è il creatore del Paesaggio Sonoro? La natura sicuramente ma anche noi esseri umani che, tramite il canto, il grido, il battito del cuore e le pause di silenzio ci circondiamo quotidianamente di suoni a cui attribuiamo significati essenziali e simbolici.
Per capirci qualcosa di più e apprezzare alcune armonie celate dovremmo: chiudere gli occhi, anestetizzare quattro dei cinque sensi e dedicare un’oretta all’udito regalandoci una visita al Museo del Paesaggio Sonoro, uno scrigno di meraviglie.
Il Museo del Paesaggio Sonoro sorge a Sud-Est del capoluogo torinese, tra la pace e la tranquillità della fertile pianura chierese, a Riva presso Chieri.
Museo del Paesaggio Sonoro come diario di tradizioni
Questa esposizione permanente, con sede a Palazzo Grosso, offre ai visitatori un ventaglio vasto di percorsi esperienziali e proposte educative e ricreative. Il piccolo museo sonoro, gestito dal 2012 da Theatrum Sabaudiae, è un diario di memorie che lasciano un segno emozionale nel cuore del visitatore.
Il museo rivese apre agli occhi del turista un mondo originale, percepito attraverso strumenti musicali insoliti e curiosi. Questo piccolo luogo culturale è sede di testimonianze, usi e costumi della tradizione legati al territorio che lo ospita. La collezione interna, raccolta dal professor Domenico Torta, offre un eccezionale patrimonio musicale-popolare fatto di racconti, ricordi ed emozioni.
La chiave di volta attorno alla quale ruotano le sezioni tematiche del museo è il suono che, nelle cinque sale incontra diverse argomentazioni. L’ambientazione dell’esposizione è giocosa, curata, moderna e interattiva.
Un percorso tra suono e natura
E’ possibile un dialogo con il mondo degli insetti? E con il mondo degli uccelli? La risposta è sì, e a dimostrarcelo sono gli apicultori e i cacciatori di Riva che, grazie alla riproduzione di suoni tramite strumenti poveri hanno trovato il modo per ingannare e attirare il mondo animale al fine di trarre maggior guadagno.
Il suono può anche esser sinonimo di divertimento e passatempo ed ecco che scopriamo il termine musicanti. I musicanti grazie alla passione per la musica e alla conoscenza del ritmo biologico della natura hanno costruito strumenti sonori bizzarri come la trumbetta d’cusot o come il Torototela Torototà.
Non solo steli di zucchine, ghiande, noci, cucchiai e scope di saggina possono suonare ma anche la terra. Quest’ultima se modellata e cotta a temperature altissime dai fornaciai, può esser utile per realizzare strumenti storici e millenari come i fischietti o curiosi e accattivanti come le ocarine.
Prima di vedere e provare gli strumenti artificiali utilizzati dai cacciatori o ascoltare filastrocche per ‘parlare’ con gli usignoli si cammina sotto i rami di un intrigante bosco sonoro in cui canti di uccellini ci fan sognare e rimembrare un mondo quasi ‘disneyano’.
I segreti dei campanari
Le abilità manuali del campanaro che racchiudevano linguaggi e tecniche particolari, sono state oggi sostituite dalla tecnologia e dall’automatismo. Questo patrimonio culturale è però stato documentato al Museo del Paesaggio Sonoro. Il visitatore avrà, nella terza sala la possibilità di scoprire curiosità legate al mondo delle campane, elemento principe nella vita passata.
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I codici comunicativi utilizzati erano tantissimi e in questo museo sono raccontati con semplicità e immediatezza. Bastavano per esempio quattro rintocchi di campane per comunicare la morte di una donna, sei rintocchi per la morte di un uomo. Con simpatia, ci tengo a specificare che questo codice comunicativo viene dalla divisione in sillabe di E-va ed A-da-mo e non per una questione di inferiorità femminile!
E le raganelle a cosa servivano? Erano solo un oggetto sonoro a scopo ludico? La risposta è no…le raganelle, così come le corna di animale o le conchiglie erano elementi importantissimi che permettevano di scandire ore, pregare, suddividere i momenti della giornata e annunciare pericoli all’intera comunità.
Il ritmo della sala da ballo e la modernità
Comunicazione con la natura, elemento di sopravvivenza, gioco, divertimento…il suono in questa esposizione non smette di stupirci.
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La quarta sala ci lascia a bocca aperta e con la sua musica dona ritmo alle nostre gambe che iniziano inconsciamente a danzare. In questa sezione dedicata alle melodie da ballo, diventiamo parte di un’animazione interattiva fatta di musicisti e ballerini.
L’esposizione si conclude con la visione e lo studio di alcuni strumenti sonori moderni che hanno permesso all’uomo di portare la musica nelle proprie case.
Attività didattiche e orari del Museo del Paesaggio Sonoro
L’esposizione è adatta a tutti, grandi e piccini.
Per gli adulti offre: curiosità, spunti di riflessione, materiale per approfondire percorsi musicali e strumenti di ricerca per studenti liceali o universitari.
Per le scolaresche e per le famiglie propone: percorsi guidati e attività. Sul sito ufficiale del Museo del Paesaggio Sonoro è possibile consultare orari, eventi e percorsi didattici.
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Alla visita del Paesaggio Sonoro consiglio di abbinare quella dedicata alle sale di Palazzo Grosso, aperto con visite guidate la prima e l’ultima domenica del mese.
Vi consiglio infine di portare con voi l‘abbonamento Torino musei, sarà indispensabile per accedere gratuitamente alla visita!
Buona melodia!
È un luogo molto interessante, merita veramente una visita. Noi ci siamo state con i nostri alunni ed è stata un’esperienza bellissima!!